Terrorismo, la battaglia contro l’Is si combatte anche su Internet

La battaglia contro lo Stato Islamico non passa solo attraverso le operazioni militari e di intelligence, ma anche attraverso una vera e propria guerra combattuta sui social media a colpi di ‘tweet’. E’ questa la convinzione a cui sono arrivati gli esperti di antiterrorismo e comunicazione del dipartimento di Stato americano che lavorano ad un piano per contrastare la massiccia macchina della propaganda mediatica dell’Is che finora sta avendo la meglio sugli sforzi fatti su questo fronte dagli Usa e suoi alleati. “Siamo sconfitti sul volume dei messaggi, così l’unico modo per competere è aggregare e amplificare gli attuali contenuti”, ha detto al New York Times Richard Stengel, sottosegretario di Stato per la diplomazia pubblica, spiegando gli sforzi che il Center for Strategic Counterterrorism Communications sta facendo per migliorare il coordinamento con gli alleti e i gruppi non governativi, in particolare associazioni ed istituzioni islamiche che si oppongono all’Is. Il fatto è che l’Is ed i suoi sostenitori riescono a produrre un flusso di 90mila messaggi su Twitter ed altri social media al giorno, un volume che al momento non si riesce ad eguagliare. Senza contare che l’Is ha anche Dar al-Islam, rivista patinata pubblicata on line in francese e in inglese per diffondere l’ideologia jihadista, che nell’ultimo numero un’intervista a Hayat Boumeddiene, moglie di Amedy Coulibaly, uno dei membri del commando che ha compiuto gli attacchi a Parigi. Anche di questo particolare aspetto della lotta al terrorismo si discuterà al summit che inizia oggi a Washington. Era stata annunciata dalla Casa Bianca nei giorni in cui il mondo era sotto shock per gli attacchi di Parigi, ed ora la conferenza per combattere gli estremismi violenti si apre  a Washington dopo i nuovi attacchi in Danimarca. Al centro della tre giorni di lavori vi sarà ovviamente la lotta allo Stato Islamico, che ora sembra aver minacciosamente allargato la sua area di influenza oltre l’Iraq e la Siria, raggiungendo la Libia, ed altri gruppi terroristici. Questo aspetto sarà al centro della discussione giovedì, giorno conclusivo della conferenza durante il quale, al dipartimento di Stato, vi sarà il confronto tra i rappresentanti di 60 Paesi. E dalla nuova preoccupante crisi libica si discuterà anche durante un incontro che si svolgerà, a margine della conferenza, tra l’Alto rappresentante per la politica estera Ue Federica Mogherini, il segretario di Stato americano John Kerry ed il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry. Ma durante il summit organizzato dalla Casa Bianca si parlerà anche molto anche delle dinamiche all’interno delle società dei paesi occidentali, per discutere e trovare i modo per bloccare le operazioni di reclutamento che stanno portando molti a partire come ‘foreign fighters’ oppure a realizzare attacchi terroristici, anche isolati, da ‘cani sciolti’. Tenendo conto, sottolineano gli organizzatori della conferenza, come il terreno in cui si innesca la radicalizzazione spesso è quella della marginalizzazione socio economica e politica di individui e gruppi sociali.

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