Terrorismo e ‘spirale balcanica’

Dai Balcani continuano a giungere notizie sulla presenza di focolai jihadisti, attivi con potenziali campi di addestramento a soli 250 km da Belgrado. Diversi jihadisti legati all’Isis avrebbero acquistato terreni nella zona di Osve; tra questi figurerebbero anche Jasin Rizvic e Harun Mehicevic, wahhabita con cittadinanza australiana e originario di Mostar, a capo del centro islamico “al-Furqan” di Springvale South, più volte finito nel mirino dell’anti-terrorismo australiano. Mehicevic pare abbia lasciato l’Australia per rientrare in Bosnia. All’inizio degli anni 2000 diversi ex combattenti residenti nel paese si improvvisarono imam e iniziarono a predicare l’ideologia wahhabita, grazie anche a sostanziosi finanziamenti ricevuti da varie ONG, associazioni caritatevoli e benefattori, spesso con sedi nei paesi del Golfo. Con l’arrivo di internet i predicatori iniziarono a sfruttare il web per tessere reti e fare proselitismo, non soltanto nei Balcani ma anche nei paesi dell’Europa occidentale, prima fra tutti l’Austria, dove vi è una vasta diaspora balcanica e dove ancora oggi predicano imam di origine bosniaca come Ebu Tejma e Fadil Porca. L’Italia stessa ha visto in più occasioni la presenza in diversi centri islamici di predicatori radicali come Mazzlam Mazzlami, Idriz Bilibani e Bilal Bosnic, quest’ultimo attualmente in carcere in Bosnia e ritenuto dagli inquirenti italiani il possibile reclutatore di cittadini balcanici residenti in Italia, arruolatisi poi nelle unità jihadiste in Siria. I predicatori radicali si resero conto di poter facilmente far leva su quello strato della popolazione in difficili condizioni socio-economiche: non soltanto ex combattenti delusi dalla situazione post-guerra, ma anche e soprattutto le nuove generazioni che si trovavano a dover fronteggiare disoccupazione e corruzione dilagante. Il rischio è che i jihadisti balcanici nelle file dei qaedisti e dell’ISIS rientrino nei propri paesi d’origine e utilizzino le tecniche apprese sul campo di battaglia per destabilizzare i Balcani e per penetrare all’interno dell’Unione Europea, grazie anche allo scarso presidio di alcuni confini, con l’obiettivo di compiere attentati contro quei paesi e quelle società considerati “nemici dell’Islam”, o meglio, della loro visione radicale e totalitaria dell’Islam. Uno scenario che si è già verificato a suo tempo in Algeria, Cecenia ed Egitto con i jihadisti ti ritorno dall’Afghanistan. Uno scenario estremamente preoccupante anche per l’Italia. In merito, il vicepresidente del Copasir, Giuseppe Esposito, ha rilasciato questa dichiarazione: ‘Collegare pretestuosamente il pericolo terrorismo al caso dei funerali di Casamonica e il sorvolo della capitale con l’elicottero è fuorviante. Chi quel giorno volava su Roma non era un terrorista, ma un elicotterista di un’azienda che opera da molti anni e che, purtroppo, aveva anche un permesso. Nulla per cui l’intelligence doveva allertarsi o attivarsi per prevenire una minaccia. Se invece si vuole parlare con cognizione di causa dei rischi per l’Europa connessi al terrorismo bisogna affrontare per tempo i flussi migratori provenienti dai Balcani. È da più di un anno che sostengo che i maggiori pericoli derivano da quella zona perché i controlli sono insufficienti e che tra quei migranti possono facilmente trovarsi jihadisti che ricevono supporti logistici trovando terreno fertile nell’est dell’Europa. È giunto il momento di dialogare tutti insieme, ormai hanno compreso anche a Bruxelles che il problema migratorio non è più soltanto italiano. Vi è la necessità di varare un nuovo accordo di Dublino per offrire risposte più efficaci sia ai fenomeni migratori che all’anti-terrorismo. Nessuno è più al sicuro’.

Cocis

Circa Cocis

Riprova

Roberto Sergio e il caso Scurati: ‘Vogliono distruggere la Rai, è una guerra politica’

‘Da settimane la Rai è vittima di una guerra politica quotidiana con l’obiettivo di distruggerla’, …

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com