“Non sete di vendetta, che non mi anima e spero non animi nessuno in questo Paese, ma sete di chiarezza e di reale possibilità di riconciliazione”, così la ministra della Giustizia Marta Cartabia, parla dell’arresto in Francia di sette brigatisti su Repubblica e sul Corriere della Sera in due diverse interviste in cui spiega come si è arrivati all’operazione di ieri. “Per la prima volta, la richiesta italiana di estradizione è stata riportata nell’alveo corretto dell’amministrazione della giustizia. Ossia, dopo quasi 40 anni, la Francia ha compreso appieno quale ferita abbia subito l’Italia negli anni di piombo e per la prima volta ha rimosso gli ostacoli politici, legati alla dottrina Mitterand, trasmettendo le domande di estradizione alle autorità giudiziarie, affinché la giustizia segua il proprio corso”, ha spiegato la Guardasigilli. Un segno di “forte collaborazione bilaterale tra due Paesi da sempre amici. La Francia, con questo passo storico, conferma la sua fiducia verso le istituzioni italiane e prende atto della correttezza delle procedure giudiziarie seguite, fino alle condanne definitive per i reati, commessi negli anni di piombo”.
Un cambio di passo di cui la ministra ha raccontato di aver avito percezione “l’8 aprile scorso, durante il colloquio con il ministro Dupond-Moretti, che ha mostrato molta sensibilità per le ferite ancora aperte nella storia italiana di quegli anni. Ha espresso una chiara determinazione a volersi impegnare in prima persona per chiudere questo capitolo”. In particolare, la ministra aveva “premuto sul fattore tempo, a fronte del rischio di ulteriori imminenti prescrizioni. Abbiamo ricordato la legittima richiesta di giustizia dei familiari delle vittime, ma abbiamo anche voluto, una volta per tutte, chiarire il doppio equivoco che negli anni aveva ostacolato la decisione politica di Parigi: stiamo parlando di persone, che non sono state processate per le loro idee politiche, ma per le violenze commesse. E l’Italia li ha processati nel pieno rispetto delle garanzie difensive previste dalla Costituzione e dal nostro ordinamento. Dopo il mio colloquio col ministro, l’interlocuzione tra Italia e Francia è proseguita tra Draghi e Macron”, ha detto a Repubblica e sul Corriere ha aggiunto che “so per certo che c’è stata una telefonata, ai miei occhi decisiva, tra il presidente Draghi e il presidente Macron”. Cartabia ha rimarcato che “Dupond-Moretti ha tenuto a sottolineare che la dottrina Mitterand ‘non doveva coprire chi avesse le mani sporche di sangue’, per citare proprio una sua dichiarazione di ieri, a margine del consiglio dei ministri”.