Curiosi di fronte a Palazzo Chigi e gente a passeggio a Piazza Colonna, libera dalle transenne in occasione del Consiglio dei Ministri a Roma, 8 aprile 2014. ANSA / MAURIZIO BRAMBATTI

Tecnici e politici al governo, ecco il toto-ministri

Mario Draghi lavora per formare la nuova squadra di governo. L’obiettivo è quello di proporre ministri competenti, che siano in grado di guidare il Paese in una fase così delicata.  Come anticipa il Corriere, quello che seguirà Draghi sarà il modello dell’esecutivo Ciampi, che per la prima volta aggregò politici e tecnici, puri o d’area. È incerto il numero dei ministri, ma già circolano ipotesi di nomi nuovi e conferme.

La maggioranza più larga possibile, di salvezza nazionale. Il perimetro parlamentare di Mario Draghi potrebbe spaziare dalla Lega a Leu, passando per Pd e M5s.

Draghi mantiene un riserbo assoluto, nei colloqui con le delegazioni, sulla forma politica che intende dare al suo esecutivo. Solo al secondo giro di consultazioni potrebbe scoprire le sue carte. Per ora prende appunti, ascolta, annota auspici e condizioni. Un governo di tutti – senza Fdi e forse un pezzo di sinistra – sarebbe la risposta più corale possibile all’appello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L’unità nazionale. Realizzarla non sarà semplice: la presenza di parte del M5s ma soprattutto della Lega è ancora un’incognita.

“Ha una visione”, commentano i più entusiasti. “Si vede che è abituato a far oscillare i mercati con le sue frasi: ogni parola al suo posto”, si stupisce un deputato. Ai gruppi chiede proposte e spunti, prende appunti, si sente dire a più riprese che il governo deve essere politico, che i gruppi parlamentari vanno ascoltati. Batte molto – questo lo riferiscono tutti – sul tasto della campagna vaccinale.

Che governo sceglierà per questa missione, è ancora un’incognita. Ma tra i partiti si diffonde la convinzione che non sarà solo tecnico, sarà anche politico. E non solo perché lo chiedono quasi tutti, a partire dai Cinque stelle. Ma anche perché portare in Cdm i rappresentanti dei partiti vorrebbe dire avere un più saldo canale con il Parlamento. Certo, comporre tutti i desiderata non è facile. Il Pd vorrebbe una maggioranza Ursula, solo con gli europeisti, senza Lega e Fdi. La Lega auspica forte discontinuità con il Conte bis, il che vorrebbe dire fuori i ministri uscenti (e il premier). Il M5s, che ha i numeri più importanti in Parlamento, vuole garanzie sui suoi temi e i suoi ministri. Forza Italia chiede rassicurazioni sul futuro Guardasigilli. A dare carta bianca sono +Europa e Azione, che si candidano a fare i pasdaran ‘draghiani’, mentre potrebbero stare fuori parte del M5s e anche i parlamentari più di sinistra.

La maggioranza potrebbe prendere forma nel secondo giro di consultazioni. Potrebbe essere quello il momento in cui emergeranno anche con più chiarezza i profili dei ministri. C’è chi ipotizza una squadra snella, “di competenti”. Per ora ci si affida solo a ipotesi e rumors, ci si interroga se Draghi al dunque farà la sua lista o chiederà ai gruppi di indicare rose di nomi.

Occhi puntati innanzitutto sul Ministero dell’economia e delle Finanze che dovrà gestire il piano della ripresa economica e dei fondi europei.   Draghi potrebbe puntare su Fabio Panetta, attuale membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea. L’unico problema sarebbe quello che l’Italia perderebbe un punto di riferimento solido all’interno della Bce. In alternativa potrebbe restare in campo Roberto Gualtieri, attuale capo del Mef.

C’è chi accredita l’ipotesi che il premier tenga l’interim, ma viene considerato più probabile che scelga un tecnico di sua fiducia come Daniele Franco o Luigi Federico Signorini (Bankitalia), Daniele Scannapieco (Bei).

Gli altri nomi, come anticipa il Corriere, potrebbero essere Marta Cartabia alla Giustizia. Luciana Lamorgese potrebbe restare al ministero dell’Interno. Riconferma anche per Roberto Speranza alla Salute e Francesco Boccia nel rapporto con le Regioni. Per il Pd i nomi più quotati sarebbero anche quelli di Dario Franceschini e Lorenzo Guerini. Ma il Giornale, altro candidato alla Salute è Ilaria Capua, ex parlamentare e volto mediatico nei mesi di pandemia. Ma c’è chi ipotizza il capo Dipartimento della Protezione civile, Angelo Borrelli. In alternativa c’è il nome di Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico.

Altro dicastero prestigioso è quello della Farnesina, per la sua guida, scrive il Corriere, circola il nome di un tecnico come Elisabetta Belloni. Enrico Govannini potrebbe andare al Lavoro e Carlo Cottarelli alla guida di un ministero economico.

Per quanto riguarda gli altri dicasteri, il Giornale, ipotizza alla Pubblica amministrazione Roberto Cingolani, direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova. Mentre alla Pubblica Istruzione, dopo la fallimentare gestione della Azzolina, potrebbe andare Patrizio Bianchi, docente dell’Università di Ferrara ed ex capo della task force del ministero.

Quanto ai politici, Nicola Zingaretti non sembra escludere del tutto un suo ingresso, se Draghi glielo chiederà. Per ora lo smentisce, ma non viene escluso, anche Giuseppe Conte, che con il suo sostegno ‘sposta’ il M5s. Potrebbe essere confermato per il M5s Luigi Di Maio e per il Pd Lorenzo Guerini, Dario Franceschini o Andrea Orlando se Zingaretti decidesse di no.

Matteo Renzi ai suoi esclude di essere interessato, potrebbe indicare Ettore Rosato o Maria Elena Boschi. Per Fi Antonio Tajani. Per la Lega, naturalmente, Giancarlo Giorgetti o un tecnico d’area. I desiderata dei partiti rischiano però di scontrarsi con i piani del premier incaricato e con la necessità di dare la sua impronta non solo sui temi, ma anche nella squadra, anche per superare i veti incrociati. C’è chi non esclude che alla fine i partiti possano entrare solo nei posti di viceministro o sottosegretario. Difficile, però, che si accontentino: il M5s l’ha detto più chiaro di tutti, se il governo non sarà ‘politico’ difficile che voti sì.

Matteo Renzi ai suoi esclude di essere interessato, potrebbe indicare Ettore Rosato o Maria Elena Boschi. Per Fi Antonio Tajani. Per la Lega, naturalmente, Giancarlo Giorgetti o un tecnico d’area. I desiderata dei partiti rischiano però di scontrarsi con i piani del premier incaricato e con la necessità di dare la sua impronta non solo sui temi, ma anche nella squadra, anche per superare i veti incrociati. C’è chi non esclude che alla fine i partiti possano entrare solo nei posti di viceministro o sottosegretario. Difficile, però, che si accontentino: il M5s l’ha detto più chiaro di tutti, se il governo non sarà ‘politico’ difficile che voti sì.

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