Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, l’articolo ricevuto da Tartaglia Arte:
ABBIAMO INTERVISTATO IL SUO FONDATORE, CHE HA DATO ORIGINE TRE ANNI FA A LONDRA A UN PROGETTO CHE OGGI DIVENTA UNA GALLERIA FISICA NEL CAPOLUOGO LOMBARDO. ECCO LA STORIA DI MATTHEW NOBLE CHE SFIDA LA CRISI DANDO SPAZIO AI NUOVI LINGUAGGI DEL CONTEMPORANEO.
Aprirà il 22 aprile 2021 e sarà dedicata esclusivamente alla ricerca dei giovani artisti. Arriva a Milano ArtNoble, la prima galleria del giovane Matthew Noble (classe 1993), che ha iniziato ad occuparsi di arte contemporanea a Londra tre anni fa fondando questo progetto inizialmente itinerante. Lo spazio sarà aperto nella zona di Lambrate e co-diretto da Alice Previtali “appassionata e competente, fondamentale nella gestione e nell’organizzazione della galleria”, ci ha raccontato Noble. Si inaugura con la mostra collettiva Zeitgeber (donatore di tempo), fino al 12 giugno 2021,che raccoglie i lavori di Giovanni Chiamenti, Simon Dean, Michele Guido, Katherine Jones, Giulia Mangoni, Edoardo Manzoni e Silvia Mariotti, incentrati sui temi del ruolo del tempo, della successione di luce e buio, dell’aspetto magico delle metamorfosi che avvengono in natura e in mitologia. Della genesi e dello sviluppo di ArtNoble ci ha raccontato tutto Matthew Noble in questa intervista.
ArtNoble è stata fondata a Londra nel 2018: come ha mosso i suoi primi passi? Il progetto ArtNoble è nato nel 2018. In quel periodo vivevo a Londra per lavoro e, spinto dalla passione per l’arte e dalla curiosità, ho incontrato numerosi artisti, galleristi e curatori. Un giorno, in un momento in cui non ero molto soddisfatto del mio lavoro precedente, ho deciso insieme ad alcuni artisti di organizzare una mostra temporanea in una casa di campagna fuori Londra; è stato così che tutto ha avuto inizio. Durante il primo periodo sono rimasto a Londra dove ho continuato ad organizzare ulteriori mostre temporanee, sia in case private che in spazi adibiti a esposizioni e mostre. E poi cos’è successo? Nel 2019, dopo tanti anni vissuti all’estero, ho deciso di ritornare in Italia, paese dove sono nato e cresciuto. Nella fase di rientro ho conosciuto attraverso un caro amico un altro giovane appassionato d’arte che aveva appena aperto una galleria d’arte contemporanea a Brescia. Questo è stato il motivo del mio ritorno: affiancarlo in questo suo percorso, co-dirigendo insieme a lui la galleria.
Dopo tre anni, invece, hai deciso a stabilirti a Milano: come mai la scelta è ricaduta su questa città? È la città italiana che conosco meglio, essendoci nato e cresciuto. Fin da piccolo, venendo da una famiglia con genitori stranieri (papà scozzese e mamma anglo-svizzera nata in Africa), in casa si è sempre respirata un’aria internazionale; un via vai di lingue, di persone e di culture diverse. Ho scelto di aprire la galleria proprio a Milano soprattutto perché negli ultimi anni ho notato fortemente come questa città abbia fatto enormi passi avanti, trasformandosi in un catalizzatore di culture e influenze cosmopolite. Oltre a questo, da quando sono rientrato in Italia, ho visto come la scena artistica milanese fosse in continua crescita ed espansione, senza però focalizzare l’attenzione sui numerosi giovani artisti, talentuosi e brillanti, usciti dalle accademie italiane nel recente passato. Dove nascerà la galleria? La galleria è nata nel quartiere di Lambrate, precisamente in Via Ponte di Legno, e stiamo aspettando di inaugurarla ufficialmente ad aprile. Lambrate è uno dei quartieri milanesi in continua trasformazione, nato come zona industriale con il boom economico degli anni ’50, e quindi quartiere principalmente operaio. Lambrate sta oggi vivendo una fase di “Rinascimento” accentuato, con un contenuto culturale molto marcato. Molte delle ex-fabbriche sono state trasformate in studi di design, architettura e gallerie d’arte. Puoi parlarci dello spazio in cui nascerà la galleria? Come molte cose nella mia vita, ho trovato lo spazio per caso, come se avesse scelto me. Appena uscito dal primo lockdown del 2020, ero alla ricerca di un luogo dove poter ospitare una mostra personale temporanea di un fotografo del quale sono curatore, Alberto Selvestrel. Stavo cercando degli spazi temporanei, certamente non uno spazio stabile dove poter aprire la mia galleria, ma quando ho visto lo spazio per la prima volta, un seminterrato ancora nelle sue vesti di magazzino abbandonato, sono rimasto impressionato dall’ampia metratura, dai pilastri che mi ricordavano gli spaziosi loft di Londra e New York e dalla ‘vetrata’ atipica (vetrata in un seminterrato!). Mi sono subito innamorato e ho deciso all’istante di dargli il lifting che si meritava, trasformandolo insieme ai proprietari dell’immobile in una galleria d’arte, facendolo diventare un luogo un po’ metafisico, con un’ipnotica, morbida e costante luce al neon che rende questo luogo pratico e irreale al tempo stesso. È stato così che da un progetto itinerante ArtNoble ha trovato la sua prima sede fisica. Ancora mi emoziono pensando a quei giorni!
Si tratterà di uno spazio solamente fisico o userete anche strumenti digitali per le vostre attività? Oltre ovviamente all’uso dei social network e degli strumenti digitali di promozione, stiamo seriamente valutando di organizzare quella che, a oggi, sarebbe una delle prime mostre di NFTs (Non Fungible Tokens su Blockchain dedicata), nuova e rivoluzionaria modalità di fare arte nel XXI secolo. Tutto ciò, però, non adombra il principale motivo che mi ha spinto a scegliere questo percorso: l’arte deve essere vista e vissuta dal vivo, faccia a faccia. Lo schermo di un computer o di un cellulare falsano e offuscano l’esperienza e il piacere della fruizione da parte dello spettatore. Il fatto che la tecnologia ci dia una nuova possibilità non esclude il punto di partenza: dai graffiti preistorici al QR Code sono passati millenni, ma l’arte in quanto espressione creativa, umana e rivoluzionaria rimane sempre e soltanto una fonte di emozioni. Cosa deve avere la ricerca di un artista per colpirti? Per colpirmi, la ricerca di un artista deve essere sincera, appartenere alla persona che la sta portando avanti e producendo. Non sono affascinato dalle correnti virali che, in quanto tali, non appartengono a nessuno se non a un momento che passa veloce. Credo nelle appartenenze ai territori e nei legami forti, perché cresciuti nel tempo, che uniscono gli artisti con il loro luogo di appartenenza e di lavoro. Quello che resta e che, credo, duri è la traduzione genuina del loro modo di sentire e di vedere il mondo e raccontarlo. L’ispirazione che mi colpisce davvero è, poi, quella che viene dall’intimità e da luoghi dove l’istinto è nelle sue vesti più profonde. Elemento decisivo per ArtNoble sarà la scelta di dialogare con artisti internazionali, ponendo l’accento su artisti africani selezionati, che già sono spinti da un interesse per questo paese e che potrebbero avere, a Milano, l’occasione di portare le proprie ricerche al di fuori del continente in cui sono cresciuti. D’altra parte, la prima responsabilità di un artista non è quella di proporre una propria, personalissima visione delle cose? Del suo mondo che, inevitabilmente, è anche il nostro? Pensi che ci sia un filo conduttore tra gli artisti con cui hai lavorato in questi anni? Sicuramente un talento e una visione che raccolgono tutto ciò che più amo: un energetico e personale sguardo e le qualità umane che sono da sempre imprescindibili. L’affinità che ho con gli artisti che rappresento e con i quali mi confronto è una condizione fondamentale perché le nostre strade continuino parallelamente e verso la stessa meta.
By Giulia Ronchi – artribune.com