PER MOTIVI TECNICI INDIPENDENTI DALLA VOLONTA’ DEI PROTAGONISTI
IL DEBUTTO DELLO SPETTACOLO È POSTICIPATO AL 15 GENNAIO 2019

È un affresco su calcio e potere in salsa sudamericana la nuova produzione del Teatro Nazionale di Genova TANGO DEL CALCIO DI RIGORE. Il regista Giorgio Gallione, che firma anche la drammaturgia, ha scelto come protagonisti Neri Marcorè, Ugo Dighero e Rosanna Naddeo, tre attori con cui ha collaborato più volte in passato, qui per la prima volta insieme, affiancati dai giovani Fabrizio Costella e Alessandro Pizzuto.

TANGO DEL CALCIO DI RIGORE parte dalla finale dei Mondiali del 1978. Il 25 giugno all’Estadio Monumental di Buenos Aires l’Argentina deve vincere a tutti i costi contro l’Olanda. Seduto in tribuna c’è il generale Jorge Videla, che ha orchestrato il Mondiale come strumento di propaganda politica, affinché il mondo si dimentichi delle Madri di Plaza de Mayo. Poco discosto dal dittatore, in tribuna, c’è Licio Gelli, il Venerabile della loggia massonica P2, suo amico personale.

Durante i campionati del ’78 in Argentina succede di tutto: morte, tortura, desaparecidos, doping, corruzione. Ma è anche il momento di maggiore popolarità e consenso della dittatura Videla, a dimostrazione di come lo sport possa essere usato dal potere come forma di occultamento della realtà o raffinato strumento di oppressione.

Un ex-bambino di allora, interpretato da Neri Marcorè, alla luce della propria esperienza, cerca di ricostruire il suo passato di appassionato di calcio, recuperando storie di “futbol”, a cavallo tra realismo magico e realtà storica. Rivivono così in palcoscenico le vicende di Alvaro Ortega, l’arbitro colombiano che commise “l’errore” di annullare un goal all’Indipendente Medellin, la squadra dei trafficanti di cocaina, o di Francisco Valdes, capitano del Cile, costretto a segnare a porta vuota dai militari di Pinochet; si rievoca la “guerra del football”, combattuta nel 1969 tra Salvador e Honduras, e l’episodio del rigore più lungo della storia del calcio, di cui è stato protagonista suo malgrado l’anziano portiere dell’Estrella Polar, Gato Diaz.

Cosciente delle lezioni di Ryszard Kapuscinzki e di Osvaldo Soriano (intrecciati alla drammaturgia troviamo due testi dello scrittore argentino), accompagnato da brani di Mercedes Sosa e Astor Piazzolla, arrangiati da Paolo Silvestri, autore anche delle musiche originali, TANGO DEL CALCIO DI RIGORE si muove tra mito e

inchiesta, per sfociare poi in “tanghedia”, mix di commedia, tango e tragedia. L’impianto visivo dello spettacolo è affidato alle scene e a i costumi di Guido Fiorato e alle luci di Aldo Mantovani.

Lo spettacolo ha debuttato in prima nazionale a Genova al Teatro della Corte il 19 febbraio 2019, nell’ambito della stagione del Teatro Nazionale di Genova.

NOTE DI REGIA

È il 25 giugno 1978. All’Estadio Monumental di Buenos Aires va in scena Argentina-Olanda, finale dei mondiali di calcio. Il clima è surriscaldato perché la nazionale Argentina deve vincere a tutti i costi. Seduto in tribuna d’onore c’è, infatti, il generale Jorge Videla, gran burattinaio del mondiale, al potere dalla notte del golpe del 24 marzo 1976. Accanto a lui, discosto dalle telecamere, c’è Licio Gelli, il Venerabile della loggia massonica P2, suo amico personale.

La partita finisce 3 a 1 per i padroni di casa. Si conclude così, con una festa di cieca rimozione, la più vasta e costosa operazione di propaganda politica per mezzo dello sport dopo le Olimpiadi tedesche del ’36.

Almeno per una sera dai cieli dell’Argentina cadranno solo coriandoli e festoni, e non corpi di donne e uomini invisi al regime, lanciati dai portelloni degli aerei verso le acque dell’Oceano. Dal giorno dopo, però, i “voli della morte” riprenderanno puntuali e le Madri di Plaza de Mayo ricominceranno a chiedere giustizia.

Durante i campionati del ’78 in Argentina succede di tutto: morte, tortura, desaparecidos, doping, paura e corruzione. Ma è anche il momento di maggior popolarità e consenso della dittatura Videla. A dimostrare come spesso lo sport è usato dal potere come subdola forma di occultamento della realtà o raffinato strumento di oppressione.

A quarant’anni di distanza da quei giorni terribili, un bambino di allora, oggi adulto, cerca di ricostruire il suo passato di spettatore appassionato di calcio alla luce della propria esperienza, recuperando storie di “futbol”, a cavallo tra mito, realismo magico e tragica realtà storica.

Rivivono così in palcoscenico le vicende di personaggi imprevedibili, ad esempio il figlio del cowboy Butch Cassidy, appassionato di Hegel e arbitro, pistole alla mano, di un surreale campionato mondiale giocato in Patagonia nel 1942. Sarà rievocata la “prima guerra del football”, sobillata ad arte dalle compagnie bananiere controllate dalla CIA e combattuta nel 1969 tra Salvador e Honduras. Rivivremo l’episodio del rigore più lungo della storia del calcio, di cui è stato protagonista suo malgrado Gato Diaz, anziano portiere dell’Estrella Polar. Scopriremo la storia di Francisco Valdes, capitano del Cile, costretto dai militari di Pinochet a segnare un gol in una porta vuota e senza alcun avversario in campo, e quella di Alvaro Ortega, arbitro colombiano che commise “l’errore” di annullare un gol all’Indipendente Medellin, la squadra dei trafficanti di cocaina.

“Tango del calcio di rigore” diventa così un affresco su calcio e potere, in salsa sudamericana e in forma di “tanghedia” (ovvero tango più tragedia più commedia), ricostruito sia dagli occhi di un bambino che da quelli di un consapevole cittadino dei nostri giorni. Uno spettacolo tra mito e inchiesta, musica, favola e teatro civile, cosciente delle lezioni di Osvaldo Soriano e di Ryszard Kapuscinzki.