Taglio Parlamentari. Si rischia il voto prima del referendum

Trovare almeno 64 firme entro il 12 gennaio per avviare l’iter per indire un referendum abrogativo della legge costituzionale che ha ridotto di in terzo il numero dei senatori e dei deputati a partire dalle prossime elezioni. Una legge votata a larghissima maggioranza in Parlamento anche se da sempre è stata una bandiera del M5S.

Ora la palla passa alla Corte di Cassazione che dovrà esprimersi sulla legittimità della richiesta e sulla validità delle firme ma è stato raggiunto un obiettivo politico di non poco conto: la riforma non andrà in vigore se e fino a quando non sarà svolto il referendum. Quindi, nel caso di scioglimento anticipato delle Camere, si andrebbe a votare con le vecchie regole e quindi si eleggerebbero nuovamente 630 deputati e 315 senatori. Dunque tanto rumore per nulla.

Ma questa raccolta di firme che di fatto ‘congela’ una riforma amata dalla pancia degli italiani potrebbe rappresentare un mezzo terremoto politico e potrebbe addirittura portare ad elezioni anticipate. Ma tutto si gioca sul filo di lana. Il referendum, nel caso di semaforo verde della Corte di Cassazione, si potrebbe tenere in primavera e comunque non prima di maggio. In caso di vittoria dei sì, che è quasi scontato, si applicherebbe il taglio dei parlamentari come voluto dalla legge. Ma nel caso di elezioni anticipate prima del via libera al referendum si voterebbero con le vecchie norme e quindi si eleggerebbero nuovamente 630 deputati e 315 senatori. Ed ecco che in molti pensano che questa raccolta di firme potrebbe portare ad una caduta del governo Conte entro fine febbraio per andare a votare con le vecchie norme. Non è un mistero che con il taglio dei parlamentari, accompagnata da una riforma della legge elettorale, tanti deputati e senatori attuali inquilino a Montecitorio e Palazzo Madama non sarebbero rieletti e tanti nemmeno ricandidati. Quindi, la tentazione di un ritorno anticipato alle urne, per cercare di mantenere la poltrona, potrebbe essere troppo ‘allettante’ per tanti parlamentari. Inoltre la legge elettorale non sarebbe cambiata.

Il presidente del consiglio non si dice preoccupato di questo referendum ma nei giochi di potere e di Palazzo nulla può essere assolutamente escluso

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