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“L’ho visto e dopo mi sono sentita quasi in colpa per non averlo aiutato. poi mi hanno detto cos’era accaduto… Lì ho avuto paura”. Queste sono state le parole della donna che si è trovata di fronte al killer di Rimini, il giovane che domenica scorsa ha freddato con 2 colpi di pistola alla nuca il 55enne Leonardo Bernabini. “Come ogni domenica stavo andando al cimitero di San Lorenzo in Monte. Quando quel ragazzo mi è passato dinanzi. Era a torso nudo, sembrava smarrito”. “Era un ragazzo come tanti, ma ho notato che all’altezza del ginocchio aveva una macchia di sangue molto vistosa. Ho pensato che potesse avere avuto un incidente e che non sapesse cosa fare. D’Altronde era confuso, continuava a ripetere al telefono ‘vieni a prendermi… non so dove mi trovo ’. Stavo per dirgli dove si trovava per aiutarlo”, ma, “non lo so, all’ultimo momento qualcosa mi ha frenato. Poi, camminando, me lo sono lasciato alla spalle. Mi sono girata mentre continuava a parlare al telefono e ho notato dei segni sulla schiena. Non c’era sangue, sembrava che avesse ricevuto dei colpi”.La donna descrive il giovane così: “Meno di 30 anni, capelli cortissimi, quasi rasati, biondo, e parlava in italiano, ma non mi è sembrato che avesse un accento romagnolo”. Poi aggiunge: “Parlando con un’amica ho saputo che aveva proseguito lungo la strada in direzione Rimini”. “Dopo alcuni minuti al cimitero, racconta ancora la testimone, è arrivata la polizia e hanno chiesto anche a me se lo avevo visto e se ricordavo qualcosa. In quel momento ho capito che avevo visto un assassino che aveva ucciso una persona a colpi di fucile. Mi è caduto il mondo addosso. Ho avuto paura. Ho capito che quel sangue non se l’era procurato in un incidente. Era a torso nudo perché forse la maglietta era sporca di sangue e l’aveva gettata da qualche parte. Sono ancora scossa”.
