Strage di Lampedusa: il mare blocca le ricerche

Le cattive condizioni meteorologiche hanno fermato le operazioni di ricerca dei corpi ancora sommersi dopo il tragico naufrago avvenuto giovedì davanti a Lampedusa. Il forte vento di scirocco e il mare forza 4 stanno impedendo ai sub di immergerei nel punto in cui è affondato il peschereccio. Le ricerche non si fermano, però, e vanno avanti solo con gli aerei e gli elicotteri della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza, che si alternano in volo per controllare lo specchio di mare attorno al punto in cui è avvenuto il naufragio. I corpi recuperati fino ad ora sono 111 ma si teme che in mare potrebbero esserci ancora duecento cadaveri.

Intanto i pescatori dell’isola sono partiti in corteo dal porto di Lampedusa per dirigersi nel luogo del naufragio, presso il punto in cui il barcone è affondato e lanciare in acqua una corona per rendere omaggio alle vittime della strage. Ma sull’isola scoppia la polemica. “Bisogna garantire un’accoglienza dignitosa ai vivi – afferma il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini che ieri ha visitato il centro di accoglienza insieme al presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta – a questi migranti che giungono dopo tante sofferenze sul nostro territorio. Dovremmo potere assicurare adeguata assistenza, ma non basta la buona volontà”. Intanto i profughi superstiti del naufragio sono indagati per immigrazione clandestina. Tutti i circa cento immigrati, fatta eccezione per i minori, sono stati iscritti, come prevede la legge Bossi-Fini, nel registro degli indagati per immigrazione clandestina. Quasi tutti i superstiti sono stati ascoltati nelle ultime 24 ore dagli inquirenti per acquisire testimonianze sullo scafista del barcone affondato, un tunisino arrestato poche ore dopo il naufragio.

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