epa06737612 Palestinian protesters run for cover from Israeli tear-gas during clashes after protests near the border with Israel in the east of Gaza Strip, 14 May 2018 (issued 15 May 2018). More protests are expected in the Palestinian territories on 15 May. At least 58 Palestinian protesters were killed and more than 2,000 others were injured at the Gaza-Israeli border during clashes against the US embassy move to Jerusalem as well as marking the Nakba Day. Palestinians are marking the Nakba Day, or the day of the disaster, when more than 700 thousand Palestinians were forcefully expelled from their villages during the war that led to the creation of the state of Israel on 15 May 1948. Protesters call for the right of Palestinians to return to their homeland. EPA/MOHAMMED SABER

Strage a Gaza, 59 morti, anche una neonata

Violenti scontri fra manifestanti ed esercito israeliano a Gaza e in Cisgiordania ieri nel giorno in cui si è inaugurata l’ambasciata americana a Gerusalemme e si sono celebrati i 70 anni della nascita dello stato d’Israele.

Intanto è salito a 58 il numero dei manifestanti palestinesi uccisi durante i violenti scontri con l’esercito israeliano lungo la barriera difensiva tra Gaza e lo stato ebraico. Lo dice il ministero della Sanità della Striscia riferito dai media palestinesi. Le stesse fonti aggiungono, ma senza precisare il luogo, che è morta anche una neonata a causa delle inalazioni dei gas lacrimogeni, portando così a 59 il bilancio complessivo. I feriti sono circa 2.800.

E’ di 8 mesi l’età della neonata morta per aver inalato gas lacrimogeni durante gli scontri al confine di Gaza con l’esercito israeliano. Lo riporta l’agenzia Wafa spiegando che il bebè, Laila Anwar Ghandour, è morta, secondo il ministero della sanità, a causa dei lacrimogeni ‘lanciati in modo casuale’ dall’esercito israeliano contro i manifestanti palestinesi.

I palestinesi della Cisgiordania e di Gerusalemme est osservano uno sciopero generale in seguito alla uccisione da parte dell’esercito israeliano di circa 60 dimostranti palestinesi ieri al confine di Gaza. La protesta (che include tre giornate di lutto) è diretta anche contro il trasferimento a Gerusalemme dell’ambasciata Usa. Chiusi negozi e scuole. In giornata avranno luogo manifestazioni commemorative della Nakba: la ‘catastrofe’ della costituzione di Israele, avvenuta 70 anni fa.


L’ambasciata americana apre a Gerusalemme in una giornata segnata a Gaza dallo scontro più sanguinoso tra Hamas e Israele dalla guerra del 2014. Quasi sessanta manifestanti palestinesi, secondo il ministero della Sanità, sono rimasti uccisi dal fuoco dell’esercito israeliano lungo la barriera difensiva ed oltre 2800 feriti, di cui 27 versano in condizioni gravi. Un conflitto generato dall’intenzione di Hamas di oltrepassare il confine dello Stato ebraico e dalla risposta durissima di Israele, determinato ad impedirlo ad ogni costo. Due fatti che hanno calamitato l’attenzione mondiale, a partire dal gruppo terroristico al-Qaeda, che ha chiamato i musulmani al Jihad contro l’America di Trump e Israele. Mentre il presidente palestinese ha denunciato che gli Usa a Gerusalemme non hanno aperto un’ambasciata ‘ma un avamposto’, alludendo ai coloni israeliani, e annunciando per domani lo sciopero generale dei Territori in protesta per gli uccisi a Gaza. L’intero mondo arabo d’altra parte si è schierato contro la mossa americana, condannando i fatti di Gaza. Ma anche l’Ue, la Russia e l’Onu hanno preso le distanze dalla cerimonia di Gerusalemme. Il regime israeliano,  ha tuonato il ministro degli esteri di Teheran Mohammad Javad Zarif,  massacra innumerevoli palestinesi a sangue freddo durante una protesta nella più grande prigione a cielo aperto.

Il premier Benyamin Netanyahu ha ribattuto che Israele continuerà ad agire fermamente per proteggere la sua sovranità e i suoi cittadini. Hamas,  ha insistito, sostiene che intende distruggere Israele e invia migliaia di persone a violare la barriera difensiva per realizzare questo obiettivo. Con lui si è schierata in serata la Casa Bianca, attribuendo ad Hamas tutta la responsabilità dei morti. A Gerusalemme, blindata per l’occasione, la delegazione Usa – con a capo il vice segretario di Stato John Sullivan, la coppia Ivanka Trump-Jared Kushner e il segretario al Tesoro Steven Mnuchin – ha reso omaggio a David Friedman, primo ambasciatore americano a Gerusalemme ‘capitale di Israele’, scoprendo la targa che insedia la missione. In un videomessaggio Donald Trump ha ribadito che Israele, come ogni Stato sovrano, ha il diritto di determinare la sua capitale e ha salutato via Twitter ‘un grande giorno per Israele’. Poi ha aggiunto: ‘La nostra speranza è per la pace e gli Stati Uniti restano impegnati per un accordo di pace’.

 Poco prima Kushner aveva chiarito che gli Usa fanno ciò che è giusto, ed hanno spostato l’ambasciata nella capitale di Israele. Parole colte al volo da Netanyahu che – in una cerimonia segnata da un diffuso senso religioso – ha ringraziato Trump per aver avuto il coraggio di mantenere la sua promessa. Il presidente americano, ha aggiunto, ha fatto la storia. Eravamo a Gerusalemme e siamo qui per restarci.

Negli stessi momenti al confine con Gaza lo scontro era al culmine, e anche in Cisgiordania si sono verificati incidenti. Fin dalla mattina i primi manifestanti palestinesi si sono avvicinati ai reticolati con l’intenzione di tagliare il filo spinato per andare oltre la frontiera. Aerei israeliani hanno lanciato volantini in arabo nel tentativo di dissuadere i dimostranti: ‘Non lasciate che Hamas vi usi cinicamente come suoi pupazzi’. Sul campo la situazione è via via peggiorata con il passare delle ore. Oltre 40mila manifestanti per l’esercito, circa 100mila per Hamas, si sono scontrati con i soldati in 13 punti di attrito lungo tutta la Striscia: sassi, molotov, ordigni esplosivi contro lacrimogeni e tiratori scelti israeliani. L’esercito dello Stato ebraico ha fatto sapere di aver colpito con un raid aereo cinque obiettivi terroristici di Hamas a Jabaliya, nel nord della Striscia, e di aver sventato un attentato presso Rafah, nel sud, uccidendo tre palestinesi. Finita la cerimonia a Gerusalemme, lo scontro è terminato: i dimostranti palestinesi hanno cominciato ad abbandonare il confine rientrando nella città di Gaza con autobus messi a loro disposizione da Hamas. Ma domani, come annunciato dalla stessa Hamas, è possibile che le proteste si ripetano in occasione della ricorrenza della ‘Nakba’, la ‘Catastrofe’ con cui i palestinesi ricordano la nascita dello stato di Israele. Lo stesso giorno in cui Trump ha voluto inaugurare la sua ambasciata a Gerusalemme.

 

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