Stop ai motori termici: l’Italia dice no all’Europa

La transizione energetica è una delle tematiche che più preme in questo periodo, si parla di passaggio dai motori termici alla mobilità a zero emissioni nel giro di pochissimi anni. L’intento è chiaramente quello di abbattere le emissioni inquinanti provenienti dai veicoli, ma i dubbi sono ancora molti.

Nonostante tante realtà si stiano specializzando in prodotti innovativi per un futuro elettrico e sostenibile – abbiamo appena visto, per esempio, la nuova batteria litio-zolfo – ancora molti produttori e enti hanno dubbi sulla mobilità elettrica del futuro. Uno tra questi è il nostro Ministro Giancarlo Giorgetti, che proprio di recente ha pronunciato le seguenti parole, che non possono far altro che farci riflettere: “Il futuro della mobilità non è solo elettrico”, lui ne è convinto, e vuole mantenere una posizione prudente sullo stop alla vendita delle auto con motore termico a partire dal 2035, come l’Europa ha ‘dettato’.

Secondo il Responsabile dello Sviluppo Economico comunque il futuro della mobilità non può essere solo l’elettrico, non è assolutamente d’accordo quindi con quelli che al momento sembrano invece essere gli obiettivi della Commissione Europea.

Indice

Le dichiarazioni di Giorgetti

Che cosa risponde Anfia

Le dichiarazioni di Giorgetti

Durante la recente assemblea dell’Anfia, il Ministro ha dichiarato: “Non so quale sarà l’esito finale di questa vicenda, ma spero che i deputati europei facciano quello che deve fare un politico, cioè valutare con realismo la situazione”. E ha aggiunto: “Rivendico la mancata sottoscrizione dell’accordo sull’auto alla Cop26 da parte del Governo italiano. Sembrava scontata, ma io mi sono opposto”. Non dimentichiamo che il momento del voto al Parlamento Europeo sulla proposta Fit for 55 – di cui abbiamo tanto parlato – è sempre più vicino. E a questo proposito il Ministro dice: “L’Italia continua ad avere una posizione molto chiara: difende il principio della neutralità tecnologica”.

È molto semplice, per Giorgetti non potranno esserci solo auto elettriche, ma al loro fianco dovranno continuare a restare anche le vetture con motorizzazioni termiche, certamente dotate di unità poco inquinanti e caratterizzate da emissioni contenute, come già qualcuno da tempo dice, anche alcuni produttori auto.  Secondo il Ministro poi non è possibile, almeno non oggi, “affidare un intero settore a una tecnologia detenuta in gran parte dalla Cina”.

È fondamentale anche che chi ha deciso di appoggiare la rivoluzione elettrica si renda conto che i prezzi aumenteranno. E non è tutto, perché è chiaro che a subire le conseguenze della transizione energetica ci saranno anche i lavoratori della filiera. Come sottolinea il Ministro, infatti, nonostante se ne parli poco: “La manodopera impiegata per l’auto elettrica è un terzo o il 40% in meno rispetto al motore endotermico”. Non di certo ‘noccioline’ insomma.

Che cosa risponde Anfia

Paolo Scudieri, presidente di Anfia, in realtà ha una visione delle cose molto vicina a quella di Giorgetti, e in effetti è intervenuto in assemblea dicendo: “È innegabile la necessità di dover far fronte ai cambiamenti climatici, è vero, ma non ci si può ostinare ad abbracciare una sola tecnologia, ad oggi di totale dominio asiatico, creando pericolosi squilibri nel mercato e in ambito sociale”.

Secondo Scudieri quindi, ovviamente, sì alla lotta contro il riscaldamento climatico, ma serve “una proposta di legge per introdurre un sistema incentivante alle politiche di compensazione della CO2 messe in campo dalle imprese, per esempio con la piantumazione di alberi, non più unicamente affidate all’iniziativa volontaria, ma sostenute da sistemi di certificazione della rimozione del carbonio”.

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