Il Ministro della Pubblica Amministrazione Marianna Madia durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi , Roma 11 luglio 2014. ANSA / LUIGI MISTRULLI

Statali, ai dirigenti 800 milioni di premi

 Ogni anno finiscono nella busta paga di 48mila dirigenti pubblici 800 milioni di premi, senza o quasi alcuna giustificazione reale. Più si è anziani, più si guadagna e per ogni anno di età la gratifica si alza del 6%. A fare luce sulle cosiddette pagelle dei dirigenti pubblici, e relative conseguenze in busta paga, è uno studio condotto da due economiste della Banca d’Italia, Roberta Occhilupo e Lucia Rizzica. Il rapporto prende a campione 2.159 dirigenti ministeriali, osservando che in media la retribuzione di risultato  è pari a circa il 9% della retribuzione totale per i dirigenti di prima fascia e al 12% per quelli di seconda. In genere i premi vengono dati quasi nella stessa misura a tutti i manager. Al Tesoro tutti i dirigenti di seconda fascia ricevono 6.900 euro. Alla Salute 11 manager di prima fascia su 12 prendono 32 mila euro. Ma in qualche caso non sporadico c’è una certa differenziazione. Riceve di più chi ha più competenze tecniche? Chi ha più esperienza? Chi conosce meglio le lingue? Chi possiede un titolo post-laurea? Niente affatto. Prende di più chi è più anziano. Solo l’età,  denuncia il rapporto di Bankitalia,  è all’origine della diversa distribuzione di premi, quando c’è. Il possesso di un titolo di studio post-laurea, la conoscenza delle lingue straniere, le esperienze lavorative pregresse, invece, non incidono sulla retribuzione di risultato. Neanche le competenze tecniche del dirigente sembrano avere un peso: i dirigenti che ricoprono cariche nei settori affini a quello di laurea ricevono una retribuzione di risultato pari a quella degli altri. Le conclusioni della ricerca portano a parlare di inefficacia dell’attuale sistema di valutazione, additando tra le cause dell’insuccesso regole rigide e farraginose che si applicano in modo indifferenziato indipendentemente dal tipo di amministrazione, una carente programmazione degli obiettivi strategici e l’insufficiente autonomia gestionale e organizzativa riconosciuta ai dirigenti.

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