Squinzi vede nero: “L’Italia è in credit crunch, P.A. paghino debiti”

Previsioni disarmanti quelle del Presidente di Confindustria GiorgioSquinzi. Parlando all’assemblea degli industriali di Varese, lancia l’allarme: “L’Italia è in credit crunch”.  “Siamo in una situazione precisa e specifica di recessione,  avverte Squinzi, per alleviare le imprese la prima cosa che si dovrebbe fare è che la pubblica amministrazione metta mano al portafogli e paghi i propri debiti”.

“Noi avevamo calcolato che sono 50 i miliardi di credito che sono mancati alle imprese negli ultimi cinque anni – aggiunge Squinzi. Ma poi il ministro Zanonato ha rettificato e ha parlato di 60 miliardi”. Il presidente di Confindustria ha anche ricordato il suo “sconcerto di fronte all’ex ministro dell’Economia (Vittorio Grilli, ndr), quando gli abbiamo chiesto il conto complessivo dei debiti della pubblica amministrazione e ci è stato risposto che stavano facendo un inventario e per settembre sarebbe stato fornito il quadro completo: secondo me le cifre uscite ultimamente di 130-140 miliardi sono molto vicine alla realtà. Uno Stato che non paga i propri debiti non è civile, queste non sono sovvenzioni, ma servizi erogati”, sottolinea ancora il presidente di Confindustria.

“L’Italia – prosegue Squinzi – si sta battendo contro un sistema fiscale iniquo e imprevedibile: serve un fisco amico del cittadino e dell’impresa, che non vuol dire lasciare campo libero al sommerso e all’evasione. Il sistema fiscale è iniquo a partire dall’Irap, che non permette il rilancio del settore manifatturiero, ed è imprevedibile – aggiunge Squinzi intervenendo all’assemblea di Confindustria Varese – perché quello che va bene a Varese può non andare bene a Brescia: gli uffici sono giudicati sugli accertamenti che fanno, spesso non fondati”. “Avevamo la grande speranza che la legge di riforma della delega fiscale venisse approvata nella scorsa legislatura: siamo arrivati a un passo, ma la mancata approvazione rimane una delle più grandi delusioni di questo mio anno alla guida di Confindustria. Abbiamo bisogno di un Paese normale”, conclude il presidente dell’associazione degli Industriali.

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