Sparito fascicolo su Brigate Rosse, aperta inchiesta a Genova

Il fascicolo sull’irruzione dei carabinieri nel covo delle Br di via Fracchia, nel 1980 a Genova in cui persero la vita quattro brigatisti, è sparito dagli archivi giudiziari di Morimondo (Milano). Per questo motivo il procuratore capo Francesco Cozzi ha aperto un’indagine per furto aggravato. La scoperta è avvenuta nei mesi scorsi, dopo che è stata aperta l’inchiesta per omicidio volontario “in danno di Riccardo Dura” (uno dei terroristi uccisi nel blitz ndr).
Il fascicolo è stato nell’archivio di Stato a Genova fino al 2016, anno in cui è stato deciso il trasferimento in Lombardia. Non si sa però se gli atti non siano mai arrivati o se siano spariti una volta giunti lì. Fatto sta che la procura genovese non lo ha fisicamente trovato dove avrebbe dovuto essere.

In questi mesi gli investigatori hanno sentito una serie di persone per tracciare il percorso del fascicolo senza però trovare elementi utili per ritrovarlo. “Sono in piedi tutte le ipotesi – spiega il procuratore capo – dalle più banali a quelle più preoccupanti. Io per ora mi limito ai dati oggettivi e cioè che quel fascicolo non è nel posto in cui dovrebbe essere e non sappiamo che fine abbia fatto”. La stessa ultima commissione parlamentare d’inchiesta, che indagava sul rapimento e la morte di Aldo Moro, aveva già chiesto gli atti alla procura generale di Genova, sottolinenando nella sua relazione l’impossibilità di reperire i documenti.

L’inchiesta sull’irruzione, affidata al sostituto procuratore Federico Manotti, era nata dopo l’esposto di Luigi Grasso, ricercatore universitario che nel 1979 venne accusato di terrorismo, venendo successivamente completamente prosciolto. Grasso ha denunciato che “quello di Dura è stato un omicidio volontario visto che è stato ucciso con un solo colpo alla nuca”, ha messo per iscritto nel suo esposto. Il ricercatore ha deciso di presentare questa denuncia dopo la sua ricerca personale negli archivi giudiziari. In quei documenti vengono ricostruiti i fatti spiegati da Michele Riccio, il capitano che guidò il blitz, uno degli uomini di fiducia del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Riccio è stato uno dei principali protagonisti di quegli anni nella lotta contro le Br. È proprio dalla lettura di questi fatti che Grasso è arrivato alla conclusione che l’uccisione del brigatista Riccardo Dura sarebbe stata un omicidio volontario.

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