Palermo, 6 nov. (askanews) - Sebastiano "Nello" Musumeci è il nuovo presidente della Regione Siciliana. Il candidato del centrodestra si impone sul candidato del Movimento 5 Stelle Giancarlo Cancelleri, col quale ingaggia un vero e proprio testa a testa andato avanti per tutta la giornata. Nato a Militello in Val di Catania il 21 gennaio 1955, il governatore in pectore rappresenta una delle figure più puramente politiche espresse dall'isola negli ultimi 40 anni. "Sarò il presidente di tutti i siciliani, di coloro i quali hanno ritenuto di sostenermi e di votarmi e anche di coloro i quali, legittimamente, hanno ritenuto di votare per altri o addirittura di non partecipare al voto", ha detto Musumeci arrivando al suo comitato elettorale di Catania. "Il centrodestra si ricompone - ha aggiunto - e apre la strada a un appuntamento politico importante che nella prossima primavera dovrà dare un governo degno di questo nome. Questo esperimento, questo laboratorio siciliano, felicemente riuscito potrà rappresentare un paradigma per guardare al futuro dell'Italia con ragionevole ottimismo". Impiegato di un istituto di credito, Musumeci è giornalista pubblicista. Entrato in politica giovanissimo, aveva 15 anni quando si iscrisse nelle file della Giovane Italia, l'organizzazione giovanile del Movimento sociale italiano. Appena 5 anni dopo viene eletto consigliere comunale nel suo paese, sbarcando negli anni a venire nei Comuni di Gravina di Catania e Castel di Iudica, dove ha ricoperto anche la carica di vicesindaco in una coalizione di centro-destra. Mai coinvolto in inchieste di alcun tipo, uno dei suoi "capolavori" politici è stata la guida della Provincia di Catania, con la sola lista del Movimento sociale italiano, venendo poi riconfermato presidente nel '98, al primo turno, con più di 310.000 preferenze, sostenuto da una coalizione di centro-destra. Grazie al suo impegno la provincia etnea raggiunse la vetta della classifica di gradimento in Italia. Per lui si trattava della terza candidatura alla presidenza della Regione Siciliana. Alle elezioni regionali del 2006, infatti, rinunciò ad appoggiare Salvatore Cuffaro, venendo però sconfitto. Cinque anni fa ritentò la strada che porta a Palazzo d'Orleans, ottenendo il 25,7% dei consensi, e venendo sconfitto dal rappresentante del centro-sinistra Rosario Crocetta che prese il 30,5%. Eletto all'Assemblea regionale siciliana, è stato eletto presidente della Commissione regionale antimafia nel 2013 e nel 2015 Musumeci è tra i fondatori e leader del movimento civico siciliano "#Diventerà bellissima", così denominato per richiamare una frase di Paolo Borsellino rivolta alla Sicilia. La vittoria di Musumeci fa da contraltare alla sconfitta di Giancarlo Cancelleri. L'esponente grillino, che per tutto il giorno ha seguito lo spoglio a casa insieme alla famiglia e al vicepresidente della Camera Luigi Di Maio. "Non chiamerò Musumeci", ha detto Cancelleri che ha parlato di una "vittoria contaminata". Ma le elezioni siciliane dicono anche tante altre cose. Su tutte la debacle del Partito Democratico che con il suo candidato Fabrizio Micari non è andato oltre il 18%. Il rettore dell'ateneo di Palermo ha pagato la sua scarsa popolarità, ma non solo. A incidere in modo determinante è stata la mancata convinzione degli elettori di centrosinistra sulla "strana" coalizione che lo sosteneva e che comprendeva anche Ap di Angelino Alfano. Un fatto che ha determinato la frattura del partito di Renzi con la sinistra più radicale, che ha deciso di convergere su Claudio Fava. Alla sconfitta di Micari, inoltre, ha contribuito il voto disgiunto, considerando la distanza di circa 10 punti persa rispetto alle liste a lui collegate. Esulta Claudio Fava, la cui lista I cento passi approda all'Ars. "Dopo dieci anni la sinistra torna nel Parlamento siciliano, ci torna per restarci - ha detto -, per fare opposizione, per lanciare, a partire dalla Sicilia, una proposta politica che guarda anche al resto del Paese, con lo sguardo rivolto al futuro. Una proposta politica dove tutta la sinistra si ritrova senza sommare le bandiere una accanto all'altra ma con un progetto condiviso. Abbiamo restituito dignità a una storia collettiva per molti inutile".

Sondaggio, il centrodestra unito vola e sfiora il 50%. FdI trainante al 11,5%. Pd fermo, baratro 5S

Anche il nuovo sondaggio della settimana lo conferma: il centrodestra ha il vento in poppa e le vele spiegate verso il successo. Di più: in base a quanto asserito con la veridicità della matematica percentuale dalla rilevazione OpenMedia di Open, la coalizione tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia può tranquillamente puntare il timone a dritta verso il traguardo del 50% dei consensi degli elettori. Dunque, stando ai dati del report calcolati sulla media della rilevazione degli ultimi giorni, FdI si attesta sull’11,5%, facendo volare il centrodestra al 48,4%. Di seguito, allora, i dati completi dell’ultimo sondaggio, realizzato prendendo in considerazione gli istituti demoscopici Mg Research, Tecnè, Ixè, Index Research, Emg Acqua e Ipsos.

Sondaggio OpenMedia: centrodestra senza rivali

Dunque, se la matematica non è un’opinione, i valori percentuali elencati nel sondaggio OpenMedia danno ragione del successo del centrodestra in termini di fiducia e di consensi, garantendo alle componenti politiche della coalizione un’affermazione netta sugli avversari di governo. Secondo il campione esaminato dalla rilevazione, dunque, sommando  i volumi elettorali della Lega, di Fratelli d’Italia e di Forza Italia, il centrodestra consegue il  48,4% delle intenzioni di voto, un numero parente stretto dell’ambito 50%.

La coalizione di centrodestra vola verso il 50%

Entrando nel merito dei numeri e leggendo, uno ad uno, i dati del sondaggio, come riferisce in queste ore, tra gli altri, il sito de Il Giornale, «il partito di Matteo Salvini viene dato al 30,5% delle preferenze. Continua a crescere FdI, visto che il partito fondato e guidato da Giorgia Meloni raccoglierebbe l’11,5% dei consensi dell’elettorato». Mentre «Forza Italia e gli azzurri di Silvio Berlusconi si attestano al 6,4% delle indicazioni».

Pd fermo, M5S in crisi conclamata

Un rapido sguardo alle forze alleate di governo, il sondaggio segnala un Partito Democratico fermo sul 20,9%. Oltre a un ulteriore emorragia di consensi registrata dal Movimento 5 Stelle, ormai in crisi patologica. I pentastellati, infatti, relegati dal report al 14%, rischiano ogni giorno di più il sorpasso a destra di FdI. Impaludato sul 4,2% anche Italia Viva di Renzi (che vede sempre più concretizzarsi lo spettro del non superamento della soglia di sbarramento del 5% prevista dalla futura legge elettorale).

I partiti fanalini di coda

Mentre, fanalini di coda seguirebbero La Sinistra col 2,7% e Azione, appena lanciato da Carlo Calenda, che alla prova delle urne non andrebbe oltre il 2,5%. Subito dopo si piazzerebbe Più Europa di Emma Bonino. Ultimo piazzamento ai Verdi con l’1,9%.

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