L’indice di approvazione del governo è stimato al 41 (percentuale di voti positivi calcolata su chi si esprime), come nel dicembre 2024. E l’approvazione di Giorgia Meloni si attesta al 43, con una crescita di un punto.
Ora, è importante rilevare il coefficiente temporale dell’analisi di Pagnoncelli di cui dà contezza il Corriere della sera – e che riprende Dagospia –. Sì, perché i dati che motivano l’indagine, sono diretta emanazione di quanto accaduto nell’ultimo, intenso mese, che premier e ministri si sono ritrovati ad affrontare.
Un periodo «denso di avvenimenti», scrive il quotidiano di Via Solferino, che vanno dalla liberazione di Cecilia Sala, un magniloquente successo della presidente del Consiglio, all’elezione e insediamento di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, anche in questo caso con una importanza in termini di visibilità e di riconoscimento strategico-politico indiscutibilmente tributata a Giorgia Meloni, tra i pochi leader mondiali – e unica della comunità Ue – a presenziare personalmente alla cerimonia.
In mezzo, i proficui rapporti internazionali con Elon Musk – che stando al report non hanno incrinato minimamente la fiducia degli elettori nella premier – e infine la liberazione del generale Almasri, oggetto di un mandato di cattura della Corte penale internazionale, il cui rimpatrio sta creando difficoltà all’esecutivo, senza però che la vicenda scalfisca minimamente immagine e operato del governo, insinuando il dubbio che le opposizioni tentano strenuamente di insinuare. Quel che vale di più, è il sospetto adombrato tra gli altri da Bruno Vespa che, «forse la Corte penale internazionale abbia aspettato che il generale libico entrasse in Italia dalla Germania, dove pure era stato fermato e controllato, per emettere il mandato di arresto».
Il consenso plebiscitario tributato a Giorgia Meloni si attesta al 43, con la crescita di un punto. Le intenzioni di voto confermano la posizione dominante di Fratelli d’Italia, oggi al 27,8% con una piccolissima variazione positiva (+0,2%) rispetto al mese scorso. Forza Italia che guadagna qualche decimale e, stimata all’8,5%, torna a posizionarsi al livello della Lega, sostanzialmente stabile rispetto al mese scorso.
Mentre il Partito democratico è stimato al 22,8%, consolidatosi rispetto ai mesi scorsi, rileva il Corriere, anche grazie «ai recenti eventi dell’area riformista e moderata del partito, riunitasi in due convegni distinti due settimane fa, che hanno conferito visibilità alle diverse anime del partito». Niente da fare, invece, per il M5S, che segna una ennesima emorragia di consensi anche rispetto al mese scorso, e stimato al 12,5%, segna invece un arretramento rispetto allo scorso mese. Segno evidente che, oltre alla scarsa presa, l’epilogo della millantata rifondazione e lo scontro fratricida con il fondatore e padre nobile del Movimento, hanno lasciato il segno: il segno meno. Un marchio decisamente negativo… Infine, stabile Azione al 2%, allo stesso livello di +Europa sempre al 2% (-0,3%), e in crescita di mezzo punto Italia viva (2,5%).
Allo stesso livello della segretaria del Pd si colloca Giuseppe Conte, che perde solo un punto nel mese, ma 6 punti nell’ultimo anno. Sembra insomma – e lo sottolinea il Corriere dalla sera – che i due principali leader dell’opposizione non riescano a trovare un ruolo capace di definirli come alfieri dell’alternativa».