Sondaggi e alleanza insolita e duratura, anti-Salvini, tra Pd e Cinque Stelle…

Buone notizie per la Lega che, nei sondaggi, si conferma il primo partito d’Italia. Secondo i dati dei sondaggi effettuati da Swg per Enrico Mentana, infatti, se i cittadini italiani fossero chiamati alle urne oggi, la maggior parte dei voti andrebbe al partito guidato da Matteo Salvini.

Il Carroccio, infatti, torna sopra il 33%, (33,2), guadagnando lo 0,9, rispetto ai dati della scorsa settimana. Al secondo posto si conferma il Partito Democratico di Nicola Zingaretti, che però perde quota 20 e cala di 0,6 punti, assestandosi sul 19,4%.

A crescere, invece, è il centrodestra: oltre alla Lega, guadagnano punti anche Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, che aumenta dello 0,5%, raggiungendo il 7,6%. Buone notizie anche per Forza Italia, che raggiunge il 5,1%, guadagnando punti rispetto alla scorsa settimana.

Seguono il trend negativo del Pd, invece, gli altri partiti che compongono il nuovo esecutivo. Restano infatti bassi anche i 5 Stelle (18,6%), nonostante l’aumento registrato (dello 0,1%), a causa dello scivolone della scorsa settimana. Cala di consensi anche Italia Viva di Matteo renzi, che perde lo 0,3%, raggiungendo il 5,3.

I numeri dei sondaggi di oggi, non sono di buon auspicio per il nuovo governo, a ridosso della manovra economica, già difficile.

La domanda che ci si pone riguarda l’alleanza alternativa, che domani potrebbe svolgersi, tra Pd e Cinque Stelle. quella che domani potrebbe svolgersi tra PD e Cinque Stelle.  Il punto è  quello della direzione da percorrere,  ma anche quello delle idee di chi controlla il volante. Perché non c’è dubbio che oggi, nel mondo reale del 2019 e non in quello che ci piacerebbe abitare, le varianti che potrebbe assumere quest’alleanza siano numerose e gli esiti possibili molto distanti gli uni dagli altri.
Il punto di partenza è legato a logiche anti Salvini visto che se un tempo il PCI raccoglieva percentuali bulgare oggi la Lega di Salvini conquista fette consistenti di votanti e nel 2018 ha raggiunto il primo posto in più di una sezione elettorale.
Ricordiamo che oggi c’è  l’urgenza di far funzionare bene il governo a cui è stato dato vita  da poche settimane. Un governo necessario, ma che da solo difficilmente darà gambe all’ambizione di creare un’alleanza che si candidi davanti agli elettori a guidare l’Italia per la prossima legislatura.

Il nodo allora torna ad essere centrale è  quello del ‘timone politico’ che si dovrà dare  all’ipotesi di un’alleanza tra PD e Cinque Stelle. Un timone che sbaglieremmo a immaginare destinato  al Partito Democratico. L’elasticità programmatica dei Cinque Stelle come quella che è venuta nel passaggio dal Conte1 al Conte2 sul tema strategico dell’Europa. Ma il punto è che quella spregiudicatezza garantisce ai Cinque Stelle un vantaggio competitivo non irrilevante nella corsa al controllo politico dell’alleanza. Il PD non sarà mai in grado  di capovolgere nel giro di pochi giorni la propria posizione sull’Europa, sulle politiche fiscali o sul lavoro.

L’unica strada potrebbe essere quella di creare un polo  in cui ci siano le idee dei Cinque Stelle e le correnti del PD, visto che l’agenda riformista che ha alimentato i governi a guida PD, nella sua ispirazione ideale e dunque adattabile alle trasformazioni dell’Italia del 2020.   Le alleanze più solide  nascono  da un confronto che muova da posizioni anche distanti per poi trovare terreni comuni di convergenza e compromesso. Ed è questa l’idea di Grillo forte sostenitore di questa eventuale alleanza. Riuscirà il gruppo dirigente del Pd ad accettare questa logica per  dare senso e futuro al PD di domani.

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