SOLVEIG COGLIANI ED ESOSTHEATRE

Solveig Cogliani è magistrato amministrativo e pittrice, ed è da sempre impegnata in diversi contesti sulle tematiche del femminile. I suoi quadri sono stati esposti, tra l’altro, alla Biennale di Venezia, selezionati per “Seguendo il cammino di Marco Polo ed acquisiti dalle collezioni della Fondazione Roma e della Pontificia Insigne Accademia di belle arti e lettere dei Virtuosi al Pantheon. Attualmente Solveig si trova a Ginevra, sulla riva del Lago Lemano. E’ il nuovo approdo internazionale delle sue opere, in mostra per KPK, per “Arte da tutto il mondo” insieme con lavori di Avy Claire, Marguerite Courtney, Valentina Faraone, Josh Ferry, Julie Freund, Annette Kearney, Libby Mitchell, Ben Potter e Jana Korbel. Solveig è l’unica artista invitata a partecipare all’inagurazione. Il 5% dei profitti derivanti dalla vendita delle opere sarà donata a Aarohan, un ente di beneficenza con sede in India, che fornisce l’accesso all’istruzione per i bambini svantaggiati. Rientra quindi la problematica legata ad i bambini ed alla maternità, occasione che mi spinge a parlare di ‘Mothers’ Colors. Solveig racconta l’incontro del dicembre 2013 con EsosTheatre da cui ha avuto origine il progetto. Durante l’incontro con gli ‘esoscheletri’ pensava moltissimo alla sua ‘Croce e Resurrezione’. Al dolore che comunque è una speranza di vita. Quell’incontro è stata un’esperienza per lei difficile da descrivere. Ha poi cercato di osservare, osservare e basta. Le sono rimaste in mente gli occhi intensi e profondi di corpi in movimento. Un viso tenerissimo di una donna/bimba, gli occhi azzurri dopo la benda, gli occhi neri quasi fissi, le scritte sullo specchio. Ha ascoltato le parole, di cui alcune le ronzano ancora nelle orecchie: “ogni creatura ha bisogno dell’aiuto degli altri”. Così come l’invocazione della Madonna perché il legno della Croce si pieghi a restituire il figlio. Le resta in mente la domanda ‘è meglio il dolore o il nulla?’, l’urlo disperato ‘perché mi hai messo al mondo?’. Ha visto le immagini evocate: una bottiglia vuota gettata dalla nave, una roccia o un cuore/roccia che si sgretola, o la goccia che piove”. Poi però, ha capito che non poteva che abbandonarsi a vivere ciò che stava accadendo, perché loro, gli ‘esoscheletri’, attraverso i testi, i suoni, i gesti stavano diventando, in un crescendo, i suoi colori. Corpi in bianco e nero con la violenza del rosso e del blu e la tenerezza del rosa di ciò che ti si agita dentro, dei desideri, delle paure. Le è rimasto attaccato l’odore della pittura con cui si colorano di bianco, un odore morbido. Morbido come il viso della ragazza che chiama ‘mamma’. Ed ecco allora il tema dell’infanticidio, della depressione che coglie alcune donne dopo il parto, delle mamme ‘piccole’, delle mamme assassine, che però non sono mai moralmente condannate. Forse il tema vero è una domanda universale: è meglio il nulla? Ed è la loro domanda , la risposta di Cogliani è sicuramente: No!”. Normalmente dipinge ciò che vede, o meglio ciò che vede per come lo vede, per come le rimane negli occhi, nella mente. Sicuramente non sa cosa accadrà durante ‘Mothers’ Colors’. Vivrà ed accadrà qualcosa, quel qualcosa sempre straordinario che accade quando da una superficie bianca si genera un dipinto, che è unico ed irripetibile, come è certa che è il teatro degli ‘esoscheletri’. Riporterà i colori, in una specie di trasfusione visto che gli ‘esoscheletri’ in bianco e nero mettono in atto i colori provenienti dalle loro vite, dalle vita di chi li accompagna o li incontra. Solveig li raccoglierà e li depositerà sulla tela.
Roberto Cristiano

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