Sisma L’Aquila, truffa a Stato, indagati due imprenditori

Carte false da imprenditori “furbetti” per truffare allo Stato 145 mila euro di lavori di ricostruzione post-terremoto mai svolti. Per questo motivo, dopo le indagini svolte dalla Guardia di finanza, la procura della Repubblica del capoluogo ha iscritto nel registro degli indagati l’amministratore legale e l’amministratore di fatto di un’impresa edile, sequestrando il valore della somma oggetto di truffa. Si tratta dell’ennesimo episodio della maxi inchiesta della procura della Repubblica dell’Aquila sui “furbetti” della ricostruzione, sospettati di aver fatto carte false per accaparrarsi contributi per il recupero degli immobili danneggiati dal terremoto, quindi per l’accusa arricchendosi sulla tragedia.

Secondo fonti investigative i casi individuati sono una cinquantina e a tale proposito tremano sia i proprietari di immobili beneficiari dei contributi sia i tecnici che hanno istruito le pratiche. Coordinata dai sostituti procuratori Simonetta Ciccarelli e Fabio Picuti, l’inchiesta entrerà nel vivo nelle prossime settimane.I finanzieri del nucleo di polizia Tributaria delle Fiamme Gialle, coordinati dal tenente colonnello Sergio Aloia, hanno eseguito il sequestro di beni immobili e disponibilità finanziarie per un valore di circa 145 mila euro emesso dall’autorità giudiziaria.Le indagini di hanno ricostruito l’iter di un finanziamento da 750 mila euro circa che il Comune ha elargito all’amministratore dell’aggregato, poi impiegato per il pagamento dell’impresa edile che ha curato i lavori.

Passando al setaccio tutti i documenti di spesa emessi dalla ditta nei confronti dell’amministratore, è stato scoperto che, a fronte di otto fatture emesse dalla società per 750 mila euro, ben sei di queste, per un totale di 420 mila euro, non sono state sottoposte al vaglio della direzione dei lavori attraverso l’apposizione di timbri e firme falsi dei responsabili della direzione.I finanzieri hanno accertato, inoltre, che parte dei lavori documentati dalle stesse fatture, pari a 145 mila euro circa, non era in realtà mai stata eseguita dall’impresa di costruzioni.

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