Sale di ora in ora la tensione sul fronte della Siria. Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, via Twitter, alza il livello all’improvviso: ‘La Russia promette di abbattere tutti i missili lanciati contro la Siria. Russia preparati, perché arriveranno, belli, nuovi e ‘intelligenti’! Non dovreste essere partner di un animale che uccide con il gas, che uccide il suo popolo e si diverte!’.

Ma manda anche lui un avvertimento a Mosca: finiti gli anni di politica soft.

 

 In un altro tweet, Trump sembra in qualche modo voler tendere la mano alla Russia: ‘Il nostro rapporto con la Russia non è mai stato peggiore, neppure durante la Guerra Fredda. Non c’è alcuna ragione per tutto ciò. La Russia ha bisogno di noi per risollevare la sua economia, qualcosa che sarebbe davvero facile da fare, e abbiamo bisogno che tutti i Paesi lavorino insieme. Stop alla corsa alle armi?’.

Di seguito le opzioni che potrebbe scegliere il presidente americano, che da poco è guidato dal nuovo consigliere per la sicurezza nazionale, il ‘falco’ e interventista, John Bolton. Tre le opzioni militari sul tappeto.

 Esattamente come un anno fa, potrebbe lanciare una salve di missili Tomahawk dalle portaerei al largo del Mediterraneo: nell’aprile 2017, i 59 missili colpirono la base da cui erano partiti gli aerei siriani che avevano sganciato armi chimiche e provocato la strage di Khan Sheikhoun. Il rovescio della medaglia è che quell’attacco mirato non ha dissuaso il presidente siriano, Bashar al-Assad, a continuare per la sua strada.

 Potrebbe decidere di colpire diversi aeroporti e basi militari del regime, avvisando i russi in anticipo. I ‘falchi’ sostengono che se non colpisce chi puntella il regime, Russia e Iran, è improbabile che lo indebolisca.

 Attacco alle basi comuni e ai centri di comando russo-iraniani. La Russia però ha già detto che reagirà ad attacchi che mettono in pericolo le truppe russe. In questo caso, Russia, Iran e Siria potrebbero limitare la loro risposta al tentativo di abbattere i missili o gli aerei statunitensi. Più pericolosa è la possibilità di un contrattacco, magari contro una nave da guerra americana nel Mediterraneo.

L’importante base aerea di Khmeimim, nel nord-ovest del Paese, è considerata dal Pentagono come principale punto di partenza per tutti i raid su Damasco e Ghouta. La base è gestita dai militari russi. La base militare di Al Dumayr, a est di Duma, è quella da dove sarebbero partiti gli elicotteri Mil Mi-8 con a bordo i barili con gas tossici sganciati sulla Ghouta.

Dirigenti dell’amministrazione Trump starebbero discutendo con dirigenti di Francia e Gran Bretagna per una possibile risposta militare comune. Secondo quanto riferito dall’agenzia Ap, gli alleati starebbero valutando di lanciare un attacco militare entro fine settimana. Sembra emergere l’ipotesi di  un’operazione militare congiunta, possibilmente guidata dalla Francia anziché dagli Stati Uniti, per inviare il messaggio di unità internazionale contro l’uso di armi chimiche, scrive l’Associated Press.

La premier britannica Theresa May fa sapere che Londra lavorerà con i suoi più stretti alleati per valutare in che modo i responsabili dell’ultimo attacco in Siria possono essere tenuti a renderne conto. L’uso continuato di armi chimiche,   sostiene la premier britannica,   non può rimanere incontrastato. La May invia intanto i sottomarini: un’azione militare potrebbe iniziare tra stasera e domani, secondo la stampa Gb. L’Onu chiede di ‘evitare che la situazione diventi incontrollabile’.

 In risposta Damasco definisce spericolate e avventate le minacce americane. In un comunicato del ministero degli Esteri diffuso dall’agenzia ufficiale Sana si afferma che il pretesto delle armi chimiche è evidentemente una scusa debole e non sostenuta da prove. E che le minacce americane mettono in pericolo la pace e la sicurezza internazionali.

La situazione nel mondo non può non suscitare preoccupazione, sta diventando sempre più caotica, ma la Russia spera che il buonsenso prevalga e che il sistema mondiale diventi stabile e prevedibile, ha detto il presidente russo Vladimir Putin in una cerimonia al Cremlino. Poche ore prima, Mosca aveva detto che la risposta a un eventuale attacco statunitense in Siria sarà immediata, qualora fossero colpite le forze russe presenti nel Paese.
L’escalation della crisi siriana è stata provocata dal presunto attacco chimico contro i civili a Douma, nella Ghouta orientale, condotto dalle forze del presidente siriano, Bashar al-Assad. E in un altro messaggio la portavoce del ministero degli Esteri russo ha detto: ‘I missili ‘intelligenti’ dovrebbero volare verso i terroristi, non verso il governo legittimo della Siria’.