Damasco colpita da kamikaze. “C’è la firma di al Qaeda”

Due kamikaze a bordo di auto imbottite di esplosivo hanno sferrato un duplice attentato a Damasco, uccidendo “diversi civili e soldati”. Un primo bilancio provvisorio parla di 40 morti e almeno 100 feriti. La maggior parte delle vittime sono civili, anche se ci sarebbero anche diversi militari.

Le delfagrazioni sono state molto potenti ed hanno preso di mira due sedi della sicurezza locale. Lo riferisce la tv di Stato, finora l’unica fonte di informazione sugli attentati compiuti nella capitale siriana. Secondo gli inquirenti dietro l’attacco c’è la mano di al-Qaeda. E proprio nella giornata di ieri la tv siriana aveva denunciato l’arrivo nel paese dal Libano di un gruppo di terroristi di al-Qaeda.

Alcuni testimoni parlano di due forti esplosioni e un attivista dell’Osservatorio siriano per i diritti umani sostiene di aver udito una sparatoria subito dopo le detonazioni. La tv di Stato ha spiegato che gli attentati sono stati compiuti nei pressi della sede della Sicurezza dello Stato (Amn al Dawla) e di un quartier generale di un’altra agenzia di sicurezza, nel quartiere di Kafr Susa a Damasco. Secondo le prime notizie giunte da Damasco uno dei kamikaze alla guida dell’autobomba ha colpito l’ingresso esterno della sede della Sicurezza dello Stato, uccidendo e ferendo un numero imprecisato di guardie e passanti, e danneggiando gli edifici circostanti.

Il regime siriano si basa su un sistema di controllo e repressione affidato a quattro agenzie: la Sicurezza dello Stato, la Sicurezza politica, i Servizi di sicurezza dell’aeronautica, i Servizi di sicurezza militari.

Rispetto all’Iraq e al Libano, in Siria gli attentati dinamitardi e suicidi sono rari. Questo duplice attacco giunge a poche ore dall’arrivo a Damasco della prima squadra di osservatori della Lega Araba, incaricati di preparare il terreno alla missione che dovrebbe operare a partire dalla fine di dicembre. Da circa un anno il regime siriano è scosso da proteste senza precedenti soffocate nel sangue. In alcune regioni, la repressione di polizia e militari ha causato la nascita di gruppi di resistenza formati da soldati disertori e civili.

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