“Salve, cari amici. Sono arrivato nella Città Eterna, a Roma, dove questo pomeriggio incontrerò i romeni che vivono in Italia. Incontrerò anche il presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, e il vicepresidente Matteo Salvini. Sono nostri buoni amici in questi anni in cui abbiamo costruito insieme, a livello europeo, un movimento sovranista, patriottico, conservatore”. Così nel suo video su Facebook George Simion, leader del partito di destra romeno Aur, che sfiderà il sindaco di Bucarest Nicusor Dan al secondo turno delle presidenziali.
Simion è arrivato a Roma per una serie di incontri politici di alto profilo. Secondo quanto annunciato dai suoi canali social, il leader della destra ha in agenda colloqui con la premier e il vicepremier leghista. Il leader di Aur viene da Varsavia dove ha incontrato il presidente Andrzej Duda, esponente del Pis, il partito Libertà e Giustizia, che come Fratelli d’Italia e Aur fa parte del gruppo Ecr al Parlamento europeo. Le presidenziali di domenica sono un bis dopo che la Corte costituzionale romena ha annullato il primo turno che si era tenuto a novembre 2024. E che aveva consacrato al primo posto di Calin Georgescu, poi indagato con l’accusa di azioni anticostituzionali ed escluso dalla corsa elettorale.
“Siamo un movimento che conquisterà il potere anche nelle istituzioni europee”, prosegue il video in cui sullo sfondo si vede la basilica di San Giovanni. “Come vedete, non siamo affatto isolati. Ho iniziato la giornata incontrando il presidente in carica della Polonia, Andrzej Duda, mentre ieri pomeriggio ho sostenuto il suo successore, che vincerà le elezioni. Karol Nawrocki, un vero indipendente, un uomo che combatte per la nazione polacca, proprio come noi lottiamo per la nazione romena”.
Il fatto che Giorgia Meloni abbia scelto di non commentare pubblicamente il primo turno delle elezioni presidenziali in Romania non significa che non guardi con grande interesse a quanto sta accadendo a Est. Non è un caso che nella notte di domenica Carlo Fidanza abbia seguito lo spoglio proprio a Bucarest, nel quartier generale di George Simion, il candidato sovranista e nazionalista di destra che è arrivato al 41% e che è dato per favorito in vista del ballottaggio del 18 maggio. E con cui Meloni ha avuto un contatto telefonico diretto nelle ultime ore per complimentarsi del risultato ottenuto al primo turno e con l’auspicio di rivedersi al prossimo Consiglio Ue del 26 giugno.
Se Simion dovesse farcela, cambierebbero gli equilibri di una delle istituzioni più importanti dell’Unione europea, quella dove siedono i capi di Stato e di governo dei Ventisette. Con i Conservatori e riformisti di Ecr che arriverebbero a quattro esponenti (Meloni, il ceco Petr Fiala, il belga Bart De Wever e, appunto, il romeno Simion) contro i soli tre dei Socialisti di S&D (lo spagnolo Pedro Sanchez, la danese Mette Frederiksen e il maltese Robert Abela). A dare le carte, ovviamente, sarebbe sempre il Ppe (con undici esponenti, tra cui il tedesco Friedrich Merz appena subentrato al socialista Olaf Scholz). Ma quella di Ecr diventerebbe la seconda rappresentanza dentro il Consiglio europeo, al pari dei liberali di Renew (anche loro in quattro). Non proprio un dettaglio. D’altra parte, Fidanza non è volato a Bucarest solo come capo-delegazione di Fdi a Bruxelles, ma anche nella sua veste di vicepresidente di Ecr. Carica che condivide con la francese Marion Maréchal, ma anche proprio con Simion, visto che da questa legislatura l’Alleanza per l’unione dei rumeni aderisce al gruppo dei Conservatori riformisti.
A Palazzo Chigi nelle prossime settimane si guarderà a Est. Non solo alla Romania, ma anche alla Polonia. Dove sempre il 18 maggio si terrà il primo turno delle presidenziali. Secondo i sondaggi è favorito il candidato di Piattaforma civica Rafa Trzaskowski, ma subito dietro c’è Karol Nawrocki, indipendente del Pis, partito che dopo Fratelli d’Italia ha la delegazione più corposa all’interno di Ecr. Simion e Nawrocki, peraltro, hanno diversi punti di contatto. Non solo i loro Paesi sono entrambi confinanti con l’Ucraina, ma tutti e due sono grandi estimatori di Donald Trump.
Dopo la Bild, intanto, nel giro di una settimana un altro importante quotidiano tedesco ha parole di elogio verso Meloni. Die Welt, infatti, pubblica un lungo articolo dal titolo «Come Giorgia Meloni ha smentito i suoi critici» in cui la definisce la «donna forte in Europa». Le sue politiche, si legge sul quotidiano conservatore di Amburgo, «non sono neofasciste». Anzi, la premier «porta avanti le politiche di Mario Draghi». Secondo Die Welt, Meloni è riuscita a ottenere un «successo diplomatico», posizionandosi come «ponte» tra «democrazie liberali ed illiberali in Europa», tra «l’Ue e gli Usa» (in particolare, «grazie a suo rapporto con Trump e Elon Musk», nella trattativa sui dazi) e anche «tra Europa e Africa». Facendosi forte a Bruxelles di una «tacita alleanza con il Ppe», cosa che le assicura «stretti rapporti con Merz, Ursula von der Leyen e Manfred Weber».