Siena, il tartufo che vuole diventare Patrimonio Unesco

 

Durante il World Tourism Event di Siena è stata formalizzata la richiesta per far diventare il tartufo patrimonio immateriale dell’umanità.

Siena, il tartufo che vuole diventare Patrimonio Unesco

La ‘cerca e cavatura del tartufo in Italia: conoscenze pratiche tradizionali’ si candida a patrimonio immateriale dell’Unesco grazie al percorso sinergico intavolato dall’Associazione nazionale città di tartufo. La speranza delle comunità di San Giovanni d’Asso, San Miniato e del Mugello è quella di poter giungere all’importante traguardo già nei prossimi anni. Un risultato che potrebbe rappresentare un eccezionale riconoscimento per un prodotto di altissima qualità, fortemente ricercato sulle tavole degli italiani.

 Pur essendo un prodotto della terra spontaneo la candidatura rappresenta l’esaltazione delle tradizione culturale che si tramanda di generazione in generazione. Più che il prodotto tartufo, hanno specificato i membri dell’associazione, sono state candidate le tradizioni, le memorie e le pratiche che coinvolgono decine di persone, dall’addestramento dei cani, alle tecniche di ricerca, dalla conservazione all’utilizzo in cucina.

Siena, il tartufo che vuole diventare Patrimonio UnescoL’idea della candidatura è stata presentata durante il World tourism event tenutosi a Siena. Durante l’evento è stato sottolineato come l’unione dei valori e della cultura che stringono i territori e la collettività che ruota attorno al pregiato fungo ipogeo, principe di piatti raffinati, sia forte e robusta e rappresenti un punto di riferimento nella produzione di prodotti d’elite in Italia.

Siena, il tartufo che vuole diventare Patrimonio Unesco

Nero, ma anche bianco, dall’aroma robusto e il sapore che muta in base al terreno e il tipo d’albero con cui cresce in simbiosi, il tartufopuò avere l’aspetto di un tubero, ma in realtà è a tutti gli effetti un fungo. Plutarco pensava che questo raro prodotto della terra nascesse dalla combinazione di acqua, fulmini e calore, Giovenale, poeta latino, apprezzò a tal punto il fungo ipoego da dichiarare che era preferibile che mancasse il grano piuttosto che i tartufi. Dimenticato nel Medioevo, viene riscoperto nel Rinascimento per poi divenire a partire dal XVIII secolo una ricercata prelibatezza nelle Corti europee. La sua fama crebbe enormemente tant’è che Rossini lo etichettò come il Mozart dei funghi, Lord Byron ne utilizzava l’aroma per destare la propria creatività e Dumas non ebbe remore a considerarlo il Sancta Sanctorum della tavola.

Oggi il tartufo è molto ricercato dagli chef per preparare piatti saporiti. Una grattata su una fonduta o su un piatto di fettuccine può arrivare a costare anche 35 euro. Un etto del pregiato frutto della terra può arrivare a costare anche 500 euro. Ad Alba durante i mesi di ottobre e novembre si tiene l’importante fiera dove i cacciatori di tartufi e raffinati clienti si incontrano per discutere del ricercato fungo, oggetto del desiderio dei palati più raffinati.

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