Si è svolta alla sala stampa della Camera dei Deputati la conferenza stampa del ‘MOVIMENTO SPETTACOLO DAL VIVO’

Il MOVIMENTO SPETTACOLO DAL VIVO è un movimento apolitico che raccoglie la spontanea adesione degli operatori culturali e delle figure professionali di tutti gli ambiti dello spettacolo dal vivo, a livello nazionale, che intendono esprimere con forza la necessità, oramai inderogabile, di riconsiderare la materia dei contributi del FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo) in una prospettiva autenticamente democratica e pluralista, sottraendola a giudizi eccessivamente discrezionali che hanno contribuito a creare un regime di concorrenza sleale all’interno dell’intero sistema dello spettacolo.

 Il MOVIMENTO intende denunciare i gravi danni provocati ai vari settori dello Spettacolo (Teatro, Danza, Musica, Circo, ecc.) dalle commissioni consultive, relative al FUS per il triennio 2018/2020, nominate dal governo uscente, le quali azzerano di fatto centinaia di imprese storiche e di riconosciuto valore, creando un danno occupazionale per migliaia di lavoratori fra artisti e tecnici.

Con l’entrata in vigore del nuovo DM del 27 luglio 2017, viene sancito un fatto gravissimo: l’accesso ai contributi ministeriali in favore delle imprese dello spettacolo viene sottoposto prima di ogni valutazione dei dati quantitativi (oneri sociali, paghe, giornate lavorative, recite, piazze, ecc.) ad un preventivo e insindacabile giudizio di “qualità” ad opera di cosiddetti “esperti” del settore che, nonostante la loro carente conoscenza della maggior parte delle realtà su cui sono chiamati ad esprimersi, hanno pieno potere di annientare o far crescere una struttura, in maniera del tutto arbitraria. Questo viene fatto attraverso giudizi espressi esclusivamente mediante valori numerici, senza che vengano forniti alle strutture ulteriori parametri di riferimento o motivazioni scritte che facciano presumere uno studio approfondito dei programmi e delle domande da loro presentate. E’ evidente che questo strumento di sbarramento conferito alle Commissioni attribuisce loro un potere spropositato e privo di controllo. Con gli esiti delle attuali Commissioni, senza alcun motivo, sono state cancellate, da un giorno all’altro, realtà storiche di comprovato valore artistico, nonché di ineccepibile continuità gestionale e amministrativa, come si evince (tra l’altro) dagli incrementi di contributo che molte di queste hanno ottenuto nell’ultimo triennio. Nulla poteva far presagire quindi una tale catastrofe. Se Il lavoro è alla base della nostra Repubblica, come sancito dall’art. 1 della Costituzione, non può essere trattato in un modo così superficiale e sconsiderato. Queste imprese rappresentano una risorsa culturale e occupazionale preziosa per il Paese. Sono imprese serie, che hanno attraversato la crisi epocale degli ultim i anni affrontando enormi sacrifici, facendo ingenti investimenti, ristrutturando Teatri, assumendo personale, promuovendo l’innovazione artistica e tecnologica, valorizzando siti archeologici, affrontando un mercato nazionale sempre più paralizzato, avvicinando al Teatro intere generazioni di giovani, dando la possibilità a tanti artisti di esprimersi, a tanti lavoratori (moltissimi giovani) di trovare una giusta collocazione.

A fronte di tutto questo c’è un pubblico…centinaia di migliaia di cittadini, Istituti scolastici, Università, Comuni, Territori, che vengono di colpo privati dei loro punti di riferimento culturali e di aggregazione sociale. Come può un Paese civile che ha nella cultura la sua più orgogliosa bandiera permettere tutto questo? Può essere questo un risultato perseguibile dalla Pubblica Amministrazione di un Paese in cui il lavoro, in particolare quello giovanile, scarseggia sempre di più? Concentrare tutte le risorse del FUS nelle mani di pochi va a ledere ogni principio di pluralismo culturale promosso dalla Costituzione e arreca gravi danni economici allo Stato. La gestione di fondi pubblici non può essere trattata come la gestione di un circolo privato. E’ una cosa gravissima! Oltretutto, la comunicazione di esclusione alle imprese è arrivata tra la fine di giugno e i primi di luglio, quando oramai è stato già effettuato il 70% dell’attività relativa al 2018, con esposizioni bancarie di notevoli entità. Aspetto questo che infligge un colpo ulteriore alle imprese.

Pertanto, chiediamo al Ministro Bonisoli e a questo governo, fiduciosi che possa davvero essere il governo del cambiamento, di far luce su quanto avvenuto e di intervenire immediatamente in AUTOTUTELA, per procedere alla nomina di nuove commissioni che possano rivalutare le domande delle realtà escluse, individuando criteri di equa proporzionalità nella redistribuzione delle risorse stanziate o utilizzando ulteriori fondi. L’attuale Governo, qualora decida di non affrontare il problema, si assume il rischio di subire ogni azione anche in sede giurisdizionale che verrà certamente intrapresa dallo scrivente Movimento e da tutte le imprese illegittimamente danneggiate.

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