Via libera della Camera al ddl Spazio con 133 voti favorevoli, 89 contrari e 2 astenuti. Il provvedimento, che passa ora al Senato per l’approvazione definitiva, per la prima volta fornisce un quadro di riferimento per il settore spaziale e colma un vuoto normativo. Ma per le opposizioni, neanche a dirlo, rappresenta una svendita al nemico a stelle e strisce. Al contrario, il testo del ddl proposto dal ministro Adolfo Urso regola l’accesso allo Spazio, promuove investimenti nella Space Economy per accrescere la competitività nazionale. Ma non solo, anticipando le iniziative dell’Unione europea, posiziona l’Italia tra i leader globali del settore.
Il ministro Adolfo Urso: “L’Italia indica all’Europa la rotta per lo Spazio. Siamo il primo Paese a dotarsi di una legge sulla Space economy. Che rafforza la nostra sovranità tecnologica. E proietta il nostro sistema industriale nel futuro. Un modello che ispirerà la normativa europea e consoliderà la nostra leadership”. Proprio in questo contesto – spiega il ministro delle imprese e del made in Italy – ” si inserisce lo studio di fattibilità che il Comint ha affidato all’Agenzia Spaziale Italiana. Che riguarda le potenzialità tecnologiche economiche e produttive di una costellazione satellitare nazionale in bassa orbita ai fini istituzionali e di sicurezza”.
La Camera dà il via libera al ddl Spazio, un provvedimento che istituisce un Piano nazionale per l’economia dello spazio prevedendo anche un Fondo per sostenere progetti innovativi da istituire al ministero delle Imprese. Avrà una dotazione di 35 milioni di euro per il 2025, con contributi a fondo perduto che non potranno superare il 70% dell’ammontare del Fondo.
Il disegno di legge si compone di 31 articoli divisi in cinque titoli: disposizioni generali, esercizio delle attività spaziali da parte di operatori spaziali, immatricolazione degli oggetti spaziali, responsabilità degli operatori spaziali e dello Stato e misure per l’economia dello spazio.
Tra le tante cose il testo dispone che l’Agenzia spaziale italiana (Asi) vigili sulle attività condotte dall’operatore per assicurarne la conformità alle norme di legge, preveda che gli oggetti spaziali immatricolati in Italia siano da considerarsi territorio dello Stato ovunque si trovino, salvo che siano soggetti secondo il diritto internazionale a una legge territoriale straniera. Il provvedimento non si applica alle attività spaziali condotte dal ministero della Difesa e dagli organismi di informazione per la sicurezza. Prevista la golden power, ovvero l’applicazione dei poteri speciali sugli assetti strategici del Paese.
L’articolo della discordia
Il più discusso in Aula è stato l’articolo 25, quello che permetterebbe a operatori stranieri di giocare un ruolo importante nei sistemi di comunicazione digitale in Italia, specie con la creazione di una ‘Riserva di capacità trasmissiva nazionale’ da affidare anche a privati. Un sistema di trasmissioni da utilizzare in caso di calamità naturali, conflitti o altre situazioni di emergenza.
Una mossa che viene interpretata dalle opposizioni come un regalo a Musk, in quanto aprirebbe le porte a nuovi affari in Italia per Starlink, la costellazione satellitare progettata dall’azienda spaziale statunitense Space X di cui il miliardario è proprietario.
L’approvazione del ddl è stata accompagnata dalle proteste in aula delle opposizioni, con tanto di cartelli. La minoranza sostiene che il governo stia facendo un regalo a Elon Musk. Dove sono finiti i patrioti e i sovranisti si chiedono le opposizioni mentre Antonio Ferrara, deputato del Movimento 5 stelle teme che l’Italia stia diventando “una colonia di un magnate digitale oltreoceano”.
In scena il solito show colorato e urlante di Avs-5Stelle-Pd. Ad aprire le danze i cartelli “Giù la Musk” esposti dai parlamentari di Bonelli e Fratoianni a dare manforte all’intervento di Francesca Ghirra. Dopo il via libera al provvedimento altri cartelli, questa volta con la scritta “Il troppo Stroppa’ ironizzando sul nome del referente di Musk per l’Italia. E giù con dichiarazioni copia e incolla. “L’Italia è ancora padrona del proprio destino o sta diventando una colonia di un magnate digitale oltreoceano?” provoca il grillino Antonio Ferrara. “Questa è l’ennesima cessione di sovranità a un predatore senza scrupoli», va all’attacco Marco Grimaldi, di Avs. “Anni a parlare di sicurezza, poi arriva Musk e le chiacchiere sulla nazione di Giorgia Meloni svaniscono tutte. Sovranisti chi?”. Così la dem Anna Ascani, vicepresidente Camera. Anche i renziani si uniscono alla crociata scomposta. “Il governo lo dica con chiarezza. Sulla sicurezza è sotto il ricatto di Musk o è complice di un piano che non vuole comunicare a questo Parlamento?”, spara a zero Mauro Del Barba.
La maggioranza respinge le facili strumentalizzazioni delle opposizioni. “Oggi abbiamo dato all’Italia, a Montecitorio, la prima legge che regolamenta l’accesso allo spazio da parte degli operatori privati. A cosa serve? Nel momento in cui c’è stato un cambio di paradigma e l’Europa e l’Italia sono rimaste indietro, mentre negli Stati Uniti sono partiti con i privati. Per farlo bisogna definire delle regole per le quali i privati possono accedere allo spazio”. Lo dice Andrea Mascaretti, di FdI e relatore del ddl. Chi dice queste cose non ha neanche letto la legge, perché è molto più comodo fare polemica politica. Nell’articolo 28 si dice che tutto quello riguarda la sicurezza nazionale sotto forma di dati, quindi per la difesa, sta da un’altra parte. Questo regolamenta la parte commerciale. La legge mira ad aprire una porta ai privati italiani. Quindi alle imprese italiane che operano in Italia, le imprese italiane che operano all’estero, e le imprese straniere che operano in Italia e fissate dalle regole”.
L’uomo di Musk in Italia, Andrea Stroppa, aveva già accusato di ‘inciucio’ FdI con il Pd sul ddl sullo spazio che è stata in discussione in Aula alla Camera.
“Intesa PD-FdI. Bene, si vuole far passare Starlink e SpaceX (che, tra l’altro, ha lanciato missioni per l’Italia accelerando le tempistiche per dare una mano) per i cattivi. Agli amici di FdI: evitate di chiamarci per conferenze o altro”. Questo è il ‘missile’ sparato sui social, ovviamente su X, da Andrea Stroppa, il professionista italiano più vicino a Elon Musk, nei confronti del partito guidato da Giorgia Meloni.
Stroppa ha rilanciato una notizia relativa al disegno di legge in materia di spazio, calendarizzato alla Camera.
Il punto focale del problema, a detta delle minoranze, riguarda la parte della normativa del disegno di legge del governo sulla cosiddetta “Space economy” che consentirebbe ad operatori stranieri di avere un ruolo nei sistemi di comunicazione digitale. “L’Italia – hanno spiegato i parlamentari dem in una nota – non dovrà mai essere messa sotto ricatto da un soggetto privato straniero che fornisce le connessioni satellitari: questo provvedimento era nato in un’altra era geopolitica ci auguriamo che le vicende che stanno avvenendo in queste ore in Ucraina aprano gli occhi a tutti sulla necessità di inserire paletti chiari e inequivocabili”. Un ragionamento che porta al ruolo di Elon Musk e al sistema di telecomunicazioni satellitari Starlink.
Il testo del provvedimento parte dalla necessità riconosciuta che gli Stati europei si dotino di una normativa di settore dopo i significativi progressi tecnologici che hanno portato al coinvolgimento di attori economici privati nelle missioni spaziali e alla visione dello spazio sia come mercato che come fenomeno economico.
Il cuore della questione è che l’economia spaziale sta vivendo uno sviluppo significativo e continuerà a farlo nei prossimi decenni, richiedendo quindi un supporto normativo sia per gli investimenti pubblici sia, e soprattutto, privati. L’obiettivo del ddl è di regolamentare l’intera gamma di attività spaziali svolte da operatori di qualsiasi nazionalità sul territorio italiano, nonché le attività spaziali condotte da operatori italiani all’estero, in attuazione del Trattato sullo spazio extra-atmosferico del 1967, anche definito Outer Space Treaty (OST). In un panorama globale sempre più dinamico, caratterizzato da investimenti privati senza precedenti.