Inizia oggi a Belgrado il processo contro otto uomini accusati di aver preso parte al massacro di Srebrenica in cui morirono oltre 8.000 musulmani. Presso il tribunale di guerra riunito nella capitale serba si apre quindi un processo senza precedenti: gli otto imputati, presunti membri dell’unità speciale della polizia “Jahorina”, sono accusati di aver ordinato o preso parte al massacro.
L’atroce episodio, parte della pulizia etnica ordinata dal generale Ratko Mladic nel 1995, è stato un argomento sensibile in Serbia. Se saranno ritenuti colpevoli gli imputati rischiano fino a 20 anni di prigione. “Questo è un caso molto importante, perché la Serbia deve fare i conti con il suo passato”, ha spiegato l’ex procuratore Vladimir Vukcevic. “Senza, non ci può essere nessuna catarsi, nessuna riconciliazione nella regione”. Il massacro di Srebrenica è stato definito un genocidio da due tribunali internazionali, ma la Serbia ha sempre rifiutato la definizione. Uno degli imputati è il 58enne Nedeljko Milidragovic, comandante dell’unità noto anche come “Nedjo il macellaio”, è accusato di aver ordinato le esceuzoni e di aver detto che “nessuno doveva restare vivo”. Dopo la guerra Milidragovic si è convertito al business ed è diventato un importante imprenditore in Serbia fino al momento del suo arresto.