Senilità tra malnutrizione e denutrizione

La malnutrizione e la denutrizione sono due concetti simili ma non uguali come si potrebbe pensare. Infatti, con il primo termine si intende uno squilibrio, prolungato nel tempo, nell’apporto di nutrienti a causa sia di un’alimentazione scarsa e povera di vitamine o minerali (iponutrizione) sia ad una sovralimentazione; mentre con il secondo si intende una condizione dovuta ad una dieta inadeguata, errata, prolungata nel tempo, caratterizzata ad rapporto energetico/proteico sbagliato. La denutrizione può rappresentare una causa della malnutrizione

Un’appropriata alimentazione è un ingrediente essenziale per conservare un buono stato di salute in tutte le età, e specialmente in età avanzata. Negli anziani infatti avvengono modificazioni fisiologiche, quali il rallentamento del metabolismo basale e la diminuzione della muscolatura scheletrica, cambiamenti dello stile di vita, come la ridotta attività fisica, che riducono il fabbisogno energetico, ma che richiedono un giusto apporto di nutrienti.

Oltre i 40 anni, l’occorrente di calorie e di proteine diminuisce gradualmente di circa il 5 % ogni 10 anni sino ai 60 anni d’età; dai 60 ai 70 anni il calo è del 10 %, e un’altra riduzione del 10 % avviene dopo i 70 anni. Ma il problema, nell’anziano, non è tanto quello dell’apporto calorico, quanto quello di un regime alimentare equilibrato e completo nei principali nutrienti. La dieta ideale deve coprire in modo armonico ed equilibrato i fabbisogni nutrizionali dell’anziano e, molto schematicamente, deve essere impostata assicurando l’apporto calorico totale intorno alle 2.100 calorie e l’energia deve essere fornita dai carboidrati per il 50 – 60 per cento, dalle proteine per il 12 – 14 per cento, dai lipidi per il 30 – 35 per cento.

E’ essenziale, poi, l’apporto di acqua, vitamine e sali minerali. Gli anziani sentono meno la sete e si astengono dal bere per paura di disturbi come l’incontinenza urinaria o per timore dell’accumulo di liquidi che secondo un’idea sbagliata ‘fa gonfiare’.

E’ necessario bere ogni giorno una buona quantità di acqua (almeno otto – dieci bicchieri) per preservare la funzionalità renale, idratare la pelle, ammorbidire le feci e così ridurre il rischio di stipsi. Una buona abitudine è bere due bicchieri di acqua il mattino a digiuno.

Oltre che con l’acqua, i liquidi s’introducono con il consumo di succhi di frutta, caffelatte, tè, latte freddo o caldo, tisane.

Anche un bicchiere di vino durante o meglio alla fine del pasto va bene. Stimola la secrezione di succhi gastrici, favorisce la digestione e dà un senso di benessere, purché la quantità sia limitata. Da evitare sono invece i superalcolici.

Bisogna stare attenti, inoltre, ad introdurre cibi ricchi di fibra come  cereali, legumi e mele. Questi alimenti, accompagnati da un’abbondante quantità di liquidi, oltre a dare un senso di sazietà, contribuiscono a regolare l’intestino. Le persone anziane sono a rischio di carenza di ferro. Si può evitarla aumentando il consumo di legumi, radicchio verde e spinaci, uova, tonno in scatola, carne rossa e petto di pollo.

Oltre a combinare ed a distribuire con equilibrio gli alimenti tra loro, è essenziale anche curare che le pietanze siano variate ogni giorno, approntate secondo i gusti e le preferenze di chi le deve consumare e servite in modo da rendere la tavola attraente.  Bisogna non perdere mai di vista che mangiare è più di una funzione biologica e che il momento del pasto è un’occasione per assaporare i piaceri genuini e sani del buon cibo,  hanno la facoltà di farci vivere in salute e in allegria.

L’invecchiamento è un processo che interessa tutti gli organismi viventi e che comporta modificazioni biologiche. Nell’uomo si assiste a tali modificazioni del corpo e delle sue funzioni, seguite da un processo di adattamento psicofisico, già dopo i 30 anni; il fenomeno è graduale e progressivo, anche se variabile per ogni individuo. Tuttavia la vecchiaia può assumere un significato positivo e può essere vissuta nel modo giusto non è soltanto il momento della saggezza, ma può essere anche quello della creatività.

L’aumento della popolazione anziana rappresenta un fenomeno importante della nostra società. Rispetto al passato non è variata la durata massima della vita umana, ma quello che si è modificato drasticamente è la percentuale degli individui che raggiungono l’età avanzata. Il numero di anziani in Italia di età compresa fra i 65 e 74 anni è 8 volte maggiore rispetto l’inizio del secolo scorso, mentre gli anziani con età superiore a 85 anni sono aumentati di oltre 24 volte. A conferma di ciò studi compiuti in America, sempre nel secolo scorso, stimavano che solo il 2% della popolazione superasse i 65 anni, mentre attualmente la percentuale è dell’11%, e questa percentuale è destinata ad aumentare. Gli anziani sono sempre più numerosi e raggiungono la vecchiaia in migliori condizioni di salute, merito del progresso sia delle conoscenze scientifiche che delle condizioni socio-economiche.

Recenti ricerche hanno evidenziato la possibilità di sviluppare situazioni creative proprio nella vecchiaia e studi condotti con modalità diverse hanno dato risultati diversi rispetto al passato: l’anziano può mantenere la sua efficienza psichica globale se sfrutta le risorse residue, ad esempio mediante l’allenamento mentale, e se motivato.

 La motivazione, in tutte le età, è la spinta propulsiva fondamentale del comportamento, insostituibile strumento di apprendimento. Persino l’utilizzo del computer, strumento estraneo alla cultura dell’anziano, può essere appreso qualora l’anziano sia motivato a farlo.

La sessualità dal punto di vista psicologico si può conservare fino ad età avanzata, ma questo è vero anche dal punto di vista fisiologico. Ebbene, l’esercizio sessuale è fondamentale, come l’esercizio di qualsiasi altra funzione organica: tuttavia appare ancora diffuso il pregiudizio culturale che considera la sessualità in età senile come indecorosa, come se l’anziano non potesse sentire e vivere le proprie emozioni.

Nell’età senile la funzione della creatività si può manifestare nelle piccole azioni quotidiane, come ad esempio nella creazione di pietanze originali. Questo può valere in diverse condizioni di aggregazione: all’interno della coppia, del gruppo, ma anche individuale. Al riguardo molto interessanti sono le iniziative culturali della università della terza età. Lo specialista psicologo può rappresentare un valido aiuto per l’anziano nel riconoscere e svelare le potenzialità creative. Qualora vengano evidenziate le capacità creative, la qualità della vita migliorerà radicamente.

Il timore più grande per l’anziano non è la morte, che magari rifiuta inconsapevolmente, piuttosto la malattia, l’abbandono, il disprezzo delle persone con cui ha sempre vissuto, il rifiuto da parte del suo nucleo familiare. Le soluzioni di ieri non sono più attuali, le scoperte scientifiche allungano sempre più la durata della vita. Nei paesi industrializzati la popolazione anziana rappresenta sempre più una percentuale importante: è indispensabile che la longevità sia caratterizzata da anni di salute e non di malattia, invalidità e indipendenza.

Moreno Manzi

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