Sea Watch e le propagande a confronto

Di tutto aveva bisogno l’Italia, alla vigilia di una delicata trattativa con l’Europa, tranne che di un caso diplomatico attorno all’arresto di una giovane donna, salutato da una certa propaganda politica, alla pari della cattura di un noto criminale. La figura della giovane donna e capitano della Sea Watch sembra uscita da un romanzo, per suscitare sentimenti opposti: amore e odio.Non si può nascondere che la giovane marinaia con la sua azione ha fatto guadagnare al truce Salvini ancora punti, in termini di consenso. Ma la questione non è lo scontro tra il Capitano Matteo e il Capitano Carola, ma è l’emergenza umanitaria nel Mediterraneo ed in particolare tra il Nord Africa e la Sicilia. Ed è il controllo dell’immigrazione, con il forte impatto che comporta su tutto il sistema politico-sociale italiano. Salvare le vite umane è un dovere al di là di ogni legge, ma la situazione che si è venuta a creare nel Mediterraneo, non può essere accetta né tollerata. Siamo difronte ad una situazione grottesca: chi viola le regole nazionali ed internazionali che ledono gli interessi e l’immagine del nostro Paese e chi strumentalizza l’opinione pubblica e cerca di far pressione sull’Europa, catturando una nave con dei disperati a bordo. Due modi riprovevoli di far propaganda che hanno fatto della Sea Watch e del suo capitano-eroina un simbolo. Tutto ciò sarebbe stato meglio evitarlo. E nemmeno la presenza di alcuni parlamentari a bordo è stata una scelta felice, perché anche loro hanno strumentalizzato l’evento per dare risalto alle loro compagini politiche, che i media hanno dimenticato o quasi, per l’insussistenza della loro azione politica. Per non parlare,poi, del video che mostra un gruppetto di persone che accoglie Carola con parole volgari e gesti sconci. In tutto questo i partiti della maggioranza, con una buona dose di ipocrisia e sfacciataggine, sostengono che la guardia costiera libica dovrebbe soccorrere i naufraghi. La Libia è un Paese senza una vera guida politica, dilaniato da lotte intestine, che non può trovare un’intesa seria con l’Italia in tema di immigrazione. La rotta del Mediterraneo andrebbe chiusa per evitare che i profughi affidino le loro vite a scafisti senza scrupoli o meglio ai nuovi negrieri. Tutto si può fare. Basta volerlo, però. Le varie operazioni messe in campo dall’UE sono apparse insufficienti e a tratti superficiali. Di certo hanno lasciato solo il nostro Paese, pur sapendo che è l’avamposto del Mediterraneo. Occorre una grande operazione dei Paesi europei lungo tutte le coste libiche che impedisca ai trafficanti di oltrepassare le acque territoriali. Ma per far questo occorre la collaborazione del governo libico, che non c’è. Bisogna, quindi, perseguire la strada della pacificazione di quel Paese e per questo occorre l’aiuto di tutti, non solo dell’italia. Per quanto tortuosa è l’unica strada percorribile.

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