Il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, durante la conferenza stampa al termine del Consiglio dei Ministri a palazzo Chigi, Roma, 03 marzo 2015. ANSA/ETTORE FERRARI

Scuola, oggi voto finale del disegno di legge

La Camera ha concluso ieri sera il voto sugli emendamenti al ddl scuola. La seduta è ripresa alle 9,30 per l’esame degli ordini del giorno e per il voto finale sul ddl, previsto alle 13. Negli ultimi due articoli, più tecnici, con le norme transitorie e le coperture è scattato l’ostruzionismo prima della Lega e poi delle altre opposizioni, che ha prolungato la seduta. Card di 500 euro per l’aggiornamento dei prof, bonus per valorizzare gli insegnanti, limite di 36 mesi per i contratti di supplenza, detrazione, per un massimo di 400 euro all’anno per studente, delle rette per la frequenza delle scuole paritarie di ogni ordine e grado, assunzioni a tempo indeterminato dei precari a partire dal 1 settembre. Al terzo giorno di votazioni, il ddl di riforma della scuola Giannini-Renzi, con una raffica di sì, è quasi arrivato in zona traguardo alla Camera. Manca una manciata di articoli e sono stati approvati anche gli articoli 10, quello sulle assunzioni, che lunedì era stato accantonato, e 11 sul periodo di prova di un anno per i neoassunti. “Con piano straordinario oltre 100 mila assunzioni per realizzare autonomia e potenziare offerta, ok art.10 #labuonascuola”. Così il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, su Twitter dopo l’approvazione alla Camera. Approvati anche il rafforzamento dell’Osservatorio per l’edilizia scolastica e lo stanziamento di 40 milioni per il 2015 per il controllo dei controsoffitti. La maggioranza non ha mollato e ha tirato dritto, con buona pace di chi ha protesta davanti a Montecitorio e non solo. Il Governo ha però ceduto sul “cinque per mille”, capitolo che pur in maniera meno eclatante rispetto alla vexata quaestio del “preside-sceriffo”, ha sollevato in queste settimane non poche polemiche e la preoccupazione del Forum del terzo settore per l’estensione della platea dei beneficiari. L’articolo 17 che trattava la materia è stato stralciato dal ddl come avevano chiesto le opposizioni; una decisione frutto della mediazione portata avanti dall’area della minoranza Pd che fa capo a Cesare Damiano. Questione espunta dunque e rinviata, – ha spiegato in Aula il ministro Giannini, a un successivo provvedimento che affronti temi di natura fiscale. Una scelta che non fuga i timori del M5S. A quanto pare, spiega Giuseppe Brescia, la decisione non sarebbe stata presa per il merito della questione bensì per mera mancanza di copertura alternativa. Vigileremo affinché questa misura estremamente pericolosa per l’uguaglianza degli istituti scolastici non sia riproposta né al Senato né in nessun altro provvedimento. Sostanzialmente, a parte qualche piccolo ritocco qua e là, il testo, a ora, resta quello uscito dalla commissione Cultura e già si intravede la fine ed esaurito l’esame dei 27 articoli del provvedimento, il ddl sarà licenziato. La partita proseguirà al Senato, ed è lì che i sindacati si aspettano quelle “aperture” promesse dall’Esecutivo. Oggi i segretari generali di Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Gilda e Snals si riuniranno per valutare la situazione e decidere i prossimi passi. Intanto, il ministro Giannini li ha convocati per lunedì al Miur. In questo momento storico, ha spiegato il ministro, “il sindacato ha l’opportunità di dimostrare di essere una forza innovativa e non conservatrice”. Nonostante gli interventi di Commissione e Aula sono ancora necessari cambiamenti profondi al testo in discussione alla Camera e restano i nodi critici contro cui il mondo della scuola è sceso in piazza lo scorso 5 maggio, fa notare il segretario confederale della Cgil, Gianna Fracassi, che, comunque, ritiene un’ottima notizia lo stralcio del 5 per mille dal disegno di legge. Del resto, come ha sottolineato in serata il premier Renzi la risoluzione della riforma della Scuola non è semplice, è una discussione vera. E ha pure aggiunto: “non posso pretendere di imporre la mia volontà, questa non è la legge elettorale”.

 

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