Scuola, la riforma è in Aula

 E’ sbarcato in aula alla Camera il contestatissimo ddl Buona scuola e il voto finale è atteso per mercoledì. I ventidue senatori della minoranza dem  aprono il fronte del dissenso interno al partito ed hanno annunciato battaglia provando a far leva sui numeri ristretti della maggioranza per cambiare il testo. A Montecitorio la sinistra Pd ha presentato una serie di emendamenti, su tre punti in particolare: i precari, con la proposta di un piano pluriennale di assunzioni; i ‘superpoterì’ del preside da ridurre; il sistema di finanziamenti privati e di perequazione delle risorse tra le scuole. Intanto il mondo della scuola protesta con una manifestazione davanti al Miur mentre i sindacati contrattaccano con una minaccia di sciopero. Il Garante avverte che ci sarà precettazione in caso di blocco degli scrutini. Il blocco degli scrutini sarebbe illegittimo e dannoso, evidenzia Roberto Alesse, presidente dell’Autorità di garanzia per gli scioperi. “Spero davvero che il ricorso allo strumento della precettazione resti solo un’opzione teorica, perché, in caso di blocco degli scrutini, sarebbe la via obbligata e doverosa per evitare la paralisi dei cicli conclusivi dei percorsi scolastici come esami di terza media, maturità ed abilitazioni professionali”. Allo stato, puntualizza, non c’è alcuna comunicazione ufficiale di uno sciopero finalizzato a bloccare gli scrutini ma, anzi, assisto ad incoraggianti segnali di disponibilità e di dialogo sia da parte del governo, che da parte dei sindacati più responsabili. Questo, aggiunge, è il tempo della responsabilità. E’ necessario trovare un punto di convergenza per evitare che le proteste assumano forme eclatanti, con azioni illegittime che danneggerebbero soprattutto gli studenti e le loro famiglie. La concertazione resta, anche in questo caso, la via maestra per evitare strappi, che lacererebbero il tessuto sociale del Paese. Noi faremo la nostra parte, assicurando il rispetto rigoroso della legge sul diritto di sciopero a tutela degli utenti. Ma il suo “promemoria” non scoraggia i sindacati che intendono continuare la battaglia contro il ddl Buona scuola, arrivato in Aula, alla Camera, e strenuamente difeso dal ministro Giannini nella sua replica ai parlamentari.  I sindacati di categoria della scuola hanno invitato i parlamentari a un confronto pubblico per affrontare i temi della scuola dopo la manifestazione del 5 maggio e in vista della discussione sul ddl sulla ‘Buona Scuola’. L’appuntamento è per oggi alle 16.30 in piazza del Pantheon per l’assemblea pubblica, ‘Il mondo della scuola incontra parlamentari di Camera e Senato’ sul ddl ‘La Buona Scuola’, organizzata dalle strutture regionali di Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Fgu-Gilda Unams e Snals Confsal. I sindacati in realtà non ci stanno a essere bypassati e messi all’angolo in una causa che ritengono giusta: “E’ inutile che Renzi mostri i muscoli, non si deve illudere, nessuno riforma il Paese da solo”, è il messaggio mandato perché, a loro dire, “l’atteggiamento che il governo ha verso il sindacato è uno dei suoi limiti principali”. Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil, il presidente del consiglio lo manderebbe volentieri “dietro la lavagna perché dice le bugie ed evidentemente non conosce i contenuti del suo disegno di legge e forse fra troppi selfie, Twitter e Facebook ormai vive in un mondo virtuale”, attacca il sindacalista. Non basta scrivere lettere per praticare il confronto ammonisce il segretario generale della Cisl scuola, Francesco Scrima, che invita il Premier a non usare il ricatto delle assunzioni come ‘spada di Damocle’, sospesa sulle richieste di modifica che il sindacato avanza. “Siamo preoccupati, non tanto per gli scrutini, ma per l’insieme delle attività di fine anno che gli insegnanti si trovano a svolgere, attività delicate che richiederebbero ben altro clima, e del quale il Governo si è assunto la responsabilità”. Ma i sindacati non si fermano alle schermaglie verbali. Per spiegare le loro ragioni hanno dato appuntamento a senatori e deputati a piazza del Pantheon a Roma. Ha già raccolto l’invito Sel e pure il deputato della minoranza Pd Stefano Fassina che ha annunciato la conclusione del suo percorso nel partito senza radicali correzioni sulla scuola. Il 18 e il 19 le stesse sigle sindacali (Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Gilda e Snals) hanno organizzato a piazza di Monte Citorio, una sorta di “Speaker’s Corner” in concomitanza con la fase finale della discussione del disegno di legge Buona Scuola e lanciato una petizione su change.org per chiedere il cambiamento del disegno di legge. In Parlamento Stefania Giannini ha assicurato che la stessa passione espressa da chi ha contestato con animosità il provvedimento l’ha avuta il Governo nell’elaborare e nel presentare “un nuovo progetto educativo che vuole portare la scuola italiana dal ‘900 a questo secolo, ricostruendo la normalità che decenni di scelte mancate hanno fatto scomparire, e cioè che chi lavora nella scuola sia scelto in base al fabbisogno e selezionato attraverso un concorso pubblico. Ma soprattutto vuole formare i cittadini dell’Italia di domani”. Matteo Renzi, torna sul Ddl scuola e invita a non dilazionare troppo i tempi: “ Siamo partiti con l’ascolto da settembre, vogliamo rinviare ancora, sprecare il tempo? Il Parlamento è sovrano, questa non è la legge elettorale e io non dico prendere o lasciare, ma mi sta a cuore ragionare sul futuro dei figli. Dico per primo che dovevamo spiegare meglio la riforma, ma è un fatto positivo che stiamo discutendo sulla scuola. Ho ricevuto 7.417 lettere da professori e la mia impressione è che ascoltando ci sia un diverso atteggiamento da parte delle persone”. Renzi entra poi nel merito del Ddl: “Il meccanismo di -fare le assunzioni e poi vediamo- è impossibile. Se accettiamo l’idea di assumere lo facciamo perché abbiamo un modello di scuola diverso e non esiste che dal Ddl prendo le assunzioni e non cambio il modello scuola perché questo trasformerebbe il provvedimento in un grande ammortizzatore per i precari”. Il premier dice che “centosessantamila assunzioni tra questo e il prossimo anno è una cifra enorme. Per gli altri precari non ci può essere altra procedura che quella concorsuale. E prende l’ impegno che si entrerà solo per concorso. “Per la prima volta ci sono più soldi per la scuola, ma non vogliamo darli in modo indiscriminato. Certo, nessuno tocca gli stipendi ma se ci sono più soldi bisogna premiare chi è stato più bravo”. Da molti anni il Paese attendeva la riforma del sistema scolastico, ovvero di una riforma che lo avesse messo al passo con i tempi con un’operazione di aggiornamento che avesse consentito a questo fondamentale settore della nostra società di affrontare adeguatamente le grandi questioni  poste da una democrazia moderna ed in costante evoluzione. Il Governo sta praticamente rispondendo a tale ineludibile esigenza. E lo ha fatto evitando il dannoso ricorso a qualsiasi criterio ideologico assicurando, invece, il massimo spazio al merito ed alla didattica, all’autonomia, all’ alternanza scuola-lavoro, all’equità sociale rispondendo, infine, all’avvertita necessità di un’ampia pluralità formativa. Le scuole pubbliche statali e pubbliche paritarie non devono contrapporsi ma collaborare nel contesto di una leale e proficua competizione che avvantaggi la qualità dell’offerta formativa rivolgendosi agli studenti,  ai docenti e dirigenti. Il risultato di questo lavoro è dunque una riforma che non è stata calata dall’alto ma che ha usufruito del contributo di tutti gli attori in campo. Le famiglie dei giovani che frequentano le scuole superiori paritarie avranno diritto ad una detrazione fino a 400 euro di retta l’anno, con un risparmio fiscale di ottanta euro a figlio. Le scuole statali dell’infanzia e le elementari potranno restare aperte, a richiesta delle famiglie, nei mesi di giugno e luglio come centri estivi. Di grande significato l’ulteriore aggiunta di un fondo di 50 milioni per il 5 per mille destinato alle scuole. Uno dei punti qualificanti della riforma riguarda il raggiungimento di alti livelli qualitativi, ovvero un meccanismo di competizione che, superando gli schemi di standard uniformi e imposti, liberi le qualità, l’impegno, le volontà di quanti operano a diverso titolo nel settore scolastico. Particolare importanza è dedicata alla figura del dirigente scolastico, a cui viene assegnata una maggiore autonomia soprattutto nella scelta dei docenti. Per svolgere al meglio tale compito è infatti necessario attribuirgli responsabilità e valutazioni perché, insieme al collegio dei docenti ed al consiglio d’istituto, possa decidere ed effettuare le scelte migliori e più opportune nell’ambito del piano triennale dell’offerta formativa.

Roberto Cristiano

 

 

 

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