Una delle tante novità del Dl Aiuti bis messo in campo da Draghi in uno dei suoi ultimi atti da premier  è la tanto contestata introduzione di una nuova figura di insegnante a scuola: si tratta del cosiddetto “docente esperto”. Una piccola grande rivoluzione dentro la scuola italiana, che infatti, come ampiamente atteso, ha già ricevuto una valanga di critiche e un’alzata di scudi durissima, per lo più, peraltro, di carattere ideologico, come spesso avviene in questo settore.

Sappiamo purtroppo molto bene che introdurre criteri di valutazione e di merito dentro la scuola, lato insegnanti, è tema spinosissimo, perché metterebbe non poco in discussione un’intera istituzione, che storicamente e culturalmente rifiuta di essere in qualche modo considerata rispetto anche ai risultati che raggiunge, oltre che al tipo di lavoro che svolge.

Il Dl Aiuti bis non fa altro che rafforzare il meccanismo di valutazione permanente dei docenti, che, ricordiamo, è un chiaro obiettivo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, in linea con i comuni standard europei, con particolare riferimento al riconoscimento delle risorse da destinare alla retribuzione integrativa.

Detto questo, come funziona questa nuova figura e cosa dovrebbe fare? Come chiarito nel nuovo decreto, possono accedere alla qualifica di docente esperto i docenti di ruolo che abbiano conseguito una valutazione positiva nel superamento di 3 percorsi formativi consecutivi e non sovrapponibili.

Il docente esperto ha l’obbligo poi di rimanere nella scuola per almeno il triennio successivo al conseguimento della qualifica, ma – attenzione – non dovrà svolgere mansioni aggiuntive rispetto al normale insegnamento. Insomma, non viene richiesto nulla più di quanto già normalmente previsto per quell’incarico. Si tratta, appunto, di un riconoscimento del merito dell’insegnante.

Il docente esperto riceverà, per questa qualifica, un assegno annuale ad personam di importo pari a 5.650 euro, che va a sommarsi allo stipendio percepito.

Si legge nel decreto Aiuti bis: “Per gli insegnanti di ruolo di ogni ordine e grado del sistema scolastico statale, al superamento del percorso formativo triennale e solo in caso di valutazione individuale positiva, è previsto un elemento retributivo una tantum di carattere accessorio, stabilito dalla contrattazione collettiva nazionale, non inferiore al 10% e non superiore al 20% del trattamento stipendiale in godimento, nei limiti delle risorse disponibili”.

In tutta Italia i docenti esperti non potranno superare le 8mila unità per ciascuno degli anni 2032/2033, 2033/2034, 2034/2035 e 2035/2036.

I criteri in base ai quali si selezionano i docenti cui riconoscere la qualifica di docente esperto sono rimessi alla contrattazione collettiva e le modalità di valutazione saranno precisate in un regolamento ad hoc.

Mentre l’Istituto Superiore di Sanità fissa le nuove regole per la prevenzione del Covid nel prossimo anno scolastico, quali criteri di valutazione e selezione si applicano per scegliere il prof esperto? Eccoli elencati:

  • media del punteggio ottenuto nei 3 cicli formativi consecutivi per i quali si è ricevuta una valutazione positiva
  • in caso di parità di punteggio, diventa prevalente la permanenza come docente di ruolo nella scuola presso la quale si è svolta la valutazione e, in subordine, l’esperienza professionale maturata nel corso dell’intera carriera, i titoli di studio posseduti e, dove necessario, i voti con cui sono stati conseguiti questi titoli.

Come sempre accade quando si parla di riforma della scuola, anche in questo caso però è arrivata puntuale un’onda di proteste per chiedere l’abolizione della nuova legge: una petizione è stata lanciata dal prof. Salvo Amato, leader del gruppo Facebook “Professione Insegnante”, che in poche ore ha ottenuto migliaia di firme.