Scontro Renzi-Pd: La Leopolda non è il Papete. Attaccate il Matteo sbagliato

E’ scontro aperto tra Matteo Renzi ed il Pd dopo la sua uscita dal partito e la nascita di Italia Viva. L’ex premier viene visto come una mina vagante dai Dem e dallo stesso Conte: quel ‘stai sereno’ lanciato in una trasmissione televisiva nei confronti di Gianni Letta sta agitando le notti della maggioranza giallorossa. Oggi, qull’epiteto, si traduce in ultimatum o scelte ‘politiche’ in vista della stesura della manovra finanziaria. Un atteggiamento che non piace ai Dem che cercano di confinare nell’angolo l’ex presidente del consiglio con la ‘minaccia’, a loro volta, di far saltare la maggioranza. Il che significa elezioni anticipate in primavera e sconfitta politica per Italia Viva che non avrebbe il tempo di organizzarsi su tutto il territorio nazionale. Come spesso è successo, la sinistra o il centro sinistra una volta al governo sa farsi male senza l’aiuto delle opposizioni. Matteo Renzi ha detto di non aver intenzione di far cadere il governo ma non ha risparmiato critiche al Pd. Cosa che non è piaciuta ai Dem. “Non è che se un ultimatum lo lanci dal Papeete è peggio che se lo lanci dalla Leopolda: non vanno lanciati, sennò si sfascia tutto”, avverte il vicesegretario del Partito Democratico, Orlando. “Non si fanno ultimatum, non si fanno interviste a distanza, non si dice ‘devi fare questo, altrimenti, altrimenti cosa?”, si chiede l’ex Guardasigilli commentando il dibattito politico e facendo chiaro riferimento alle posizioni espresse in questi giorni da Matteo Renzi e alcuni esponenti di Italia Viva su temi politico-economici.

Al vicesegretario dem ribatte il leader di Italia Viva, sottolineando che “per avere un termine di paragone, Orlando deve conoscere almeno uno dei due posti: visto che alla Leopolda non si è mai visto, spero che almeno abbia frequentato qualche volta il Papeete per rilassarsi, perché il mio amico Andrea Orlando lo vedo un po’ agitato su questo”, dice Renzi ospite di ‘In mezz’ora’ di Lucia Annunziata, su Raitre.

“Bisogna riconoscere a Orlando l’onestà intellettuale di dire la vera motivazione della scissione. Gli ultimatum non vanno lanciati, io ho detto soltanto che non bisogna aumentare le tasse. Lui mette sullo stesso piano il Papeete e la Leopolda, Orlando di fatto spiega che per lui e per tanti del Pd Papeete e Leopolda, cioè Salvini e Renzi, fuori di metafora, sono la stessa cosa ed è il vero argomento della divisione”, aggiunge il leader di Iv.

“E’ il motivo per il quale – spiega Renzi – a un certo punto ho dovuto lasciare la casa comune, perché se in un posto c’è il vicesegretario vicario che ti dice che sei sullo stesso piano, Papeete e Leopolda, è evidente – aggiunge l’ex premier – che stai dando un messaggio ai tuoi che è lo stesso messaggio degli ultimi anni: hanno fatto la guerra al Matteo sbagliato. Io combatto Matteo Salvini, però quando sento quelli che stavano con me nel partito sostanzialmente paragonarmi, c’è già spiegata qui la motivazione per la quale c’è stata la scissione. Io non sono Salvini e se Orlando continua a paragonare Papeete e Leopolda vuol dire che non l’ha capito”.

Tornando poi sul provvedimento che ha scatenato la polemica, Renzi spiega. “Se il Pd ritiene questa misura del cuneo fiscale così fondamentale, e il presidente del Consiglio è d’accordo e i Cinquestelle sono d’accordo, noi diamo tranquillamente il via libera a questa proposta, l’unica condizione è che non aumenti l’Iva. Se il cuneo fiscale è così importante per il Pd che sembra la terza guerra mondiale -ha aggiunto – mettiamo il family act, iniziamo nel 2020 e poi la parte sostanziosa, quella da diversi miliardi, la mettiamo nel 2021, nel 2022, mettiamoci intorno ad un tavolo e parliamo”.

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