Francesco Sarcina: alcol, droga, eccessi e una esistenza vissuta al limite. Lo racconta nella sua autobiografia “Nel mezzo”, vita, gioie e dolori di un sopravvissuto. Dalla sua infanzia difficile nella periferia milanese, nel mezzo l’abbandono della madre, trauma all’origine di molte sue difficoltà interiori, poi la droga, gli eccessi, lo sballo. Una fidanzata sbagliata (“Sono stato trascinato in un buco nero nel tentativo di starle vicino” ha raccontato a Verissimo), la musica che l’ha salvato una prima volta. Poi le ricadute, le storie sbagliate, altri vizi, i figli che sono stati la sua ancora di salvezza e la scoperta di un tumore. Dopo il quale, ha capito che “se la mia vita doveva continuare, allora il tempo che mi rimaneva l’avrei dedicato alla famiglia e la musica”. 44 anni di montagne russe, fatte di alcol, droga e sesso, che alla fine, per fortuna, hanno avuto un lieto fine.
Racconta Francesco Sarcina in una intervista a FQ Magazine: “La cocaina è una polvere morbida e sottile e se ne vola via in un soffio. Ti sale dentro come un sussurro e prima di farsi sentire ti anestetizza tutto. Diverse sostanze fanno un effetto differente ma c’è un comune denominatore: la fragilità. L’essere fragile nasce dentro di te ed è un qualcosa che in qualche modo non sai colmare né mettere a tacere. Ho fatto una analisi chirurgica del mio uso delle droghe perché oggi sono contento di essere riuscito a liberarmene. Oggi è molto più complicato essere sinceri. Mi sono massacrato di alcol e di droghe perché tutto sommato lottavo contro qualcosa. Non mi sento di colpevolizzare nessuno per le scelte che ho fatto. La cosa certa è che non avrei dovuto fare uso di certe sostanze perché non si è lucidi e alla fine è solo pura sopravvivenza. Sono un sopravvissuto”.
“Mio padre era come me, amava la musica e le donne. C’era una gara conflittuale tra noi. Quando ho realizzato il mio sogno sapevo che era orgoglioso di me. Purtroppo è stato colto da un ictus, ho cercato di dargli tutto quello che potevo, di fornirgli assistenza. Lui però aveva un sorriso amaro, non si poteva godere la vita. Una volta l’ho portato ad un mio concerto e l’ho messo sotto il palco. Non se la stava godendo come avrebbe voluto, non avrebbe potuto. Era lì con un mezzo sorriso e penso di aver anche cantato male quella sera. Mi immaginavo come sarebbe stato se fosse stato nel pieno della sua forma. Si sarebbe ringalluzzito con i suoi amici, sarebbe venuto dietro al palco a rompermi le palle. Ne sono sicuro. Non avrebbe perso occasione per criticarmi. Poi non ce l’ha fatta più. Ho disperso le sue ceneri in mare. Ricordo perfettamente quel giorno. D’un tratto mentre stavo spargendo le ceneri è cambiato il vento, mi è finito tutto in faccia. Mi bruciavano le narici, gli occhi, avevo sniffato le ceneri di mio padre come è successo a Keith Richards dei Rolling Stones. Poi, non so come, le chiavi della mia macchina sono finite in acqua. Insomma mi aveva giocato ancora una volta uno scherzo, mio padre. Lo dico sempre ai miei figli: non pensate al vostro egoismo, se accadrà qualcosa dovete lasciarmi morire” (dall’intervista a FQ Magazine).
Mi sono ritrovato travolto dal gossip dopo la fine della storia con Clizia. Cattiverie gratuite che non mi hanno scalfito. Non ho mai giudicato, sono onesto, ho avuto tanti problemi, è vero. Non potrei dire che è colpa di Clizia se è finita e basta. È una risposta a me stesso e ai miei figli ho detto tutto. L’idea di essere giudicato da gente ignorante è una forma di ignoranza che non sopporto. Alla fine ho lottato contro un tumore e ce l’ho fatta. Mi sono disintossicato e vi assicuro che dal punto di vista fisico ho passato le pene dell’inferno perché mi facevo di tutto. Bevevo di tutto, ero riuscito pure a bere la tequila dopo sei bottiglie di vino. Ho toccato il fondo, percepivo i miei demoni, la violenza, la negatività, ero quasi impazzito” (dall’intervista a FQ Magazine).
Racconta Francesco sarcina in una intervista a FQ Magazine: “Durante un controllo completo ho scoperto di avere il tumore, alla fine era localizzato e gestibile ma questo evento ha radicalmente rivisto le priorità della mia vita. Dopo il tumore avevo solo una certezza: se la mia vita doveva continuare, allora il tempo che mi rimaneva l’avrei dedicato alla famiglia e la musica. Al terzo posto, c’erano le donne. Lo spazio per gli abusi era finito. Allora decisi di chiamare un mio caro amico, J-Ax, il quale mi consigliò una struttura che avrebbe potuto aiutarmi”.