Sarah Scazzi, Sabrina al processo: “Per me era come una sorella”

Sarah era per Sabrina quasi una sorella? Ivano? Un amico comune, con il quale avrebbe avuto un rapporto sessuale non completo.  E’ in sostanza questo che Sabrina Misseri avrebbe risposto al pm Buccoliero, nel corso dell’udienza sull’omicidio di Sarah Scazzi. “Reputavo Sarah una sorella minore, non una cugina, e la trattavo di conseguenza. Qualche rimprovero sì, ma non litigi”, ha esordito Sabrina, che durante l'esame in aula dinanzi alla Corte di Assise di Taranto.

"Il 2 agosto 2010 con Ivano c'é stato un rapporto sessuale, comunque non completo”, ha continuato la ragazza imputata per l’omicidio di Saran Scazzi.  “I messaggi affettuosi con Ivano erano sempre a livello di scherzo” ha  dichiarato ancora Sabrina in un primo momento sempre rispondendo al pm Buccoliero che le indicava alcuni delle centinaia di sms che si sono scambiati in pochi mesi Sabrina e Ivano Russo nel 2010.  La ragazza ha anche detto di non ricordarsi il messaggio del 22 giugno 2010 mandatole da Ivano, in cui – secondo l’accusa – il giovane fa capire che la sera prima con Sabrina ci sarebbe stato un rapporto sessuale non completo.

“Ci siamo dati probabilmente un bacio, ma non c'é stato nulla” ha ribadito  Sabrina la quale, successivamente, ha riferito che il 2 agosto 2010 con Ivano c'é stato un rapporto sessuale, non completo. “La sera del 25 agosto in birreria non ho litigato con Sarah, può darsi al massimo che le abbia fatto un rimprovero”:  ha poi aggiunto l’imputata, incalzata dai pm. Sarah scomparve e venne uccisa il giorno dopo, 26 agosto 2010. Sabrina, che qualche giorno prima aveva litigato con Ivano Russo e aveva detto in birreria “questa volta è finita”, ha confermato di aver detto in quella occasione, riferendosi a Sarah,” si vende per due coccole”, aggiungendo però che “era una frase che ci dicevamo spesso io e Sarah”, al pari di una frase di circostanza. Sabrina ha negato che quella sera Sarah, come riferito invece da altri testimoni, avesse gli occhi lucidi, come di pianto. “Sarah aveva sempre la faccia bianca e le guanciotte rosse – ha detto Sabrina – ma non gli occhi lucidi”.

“Sarah si faceva dei complessi sul suo fisico, tipo le orecchie a sventola o la dentatura imperfetta. Glielo dicevano anche sua madre e gli amici di scuola”: ha detto ancora Sabrina nel’'interrogatorio rispondendo ad una domanda del pm Mariano Buccoliero, che le ha letto il contenuto di un sms tra lei e Ivano Russo nel quale Sabrina dice che la cugina la sta “stressando”.

“Mai notato che Sarah fosse gelosa per Ivano. Piuttosto amava stare al centro dell'attenzione. Con Ivano ogni tanto scherzava, qualche abbraccio, qualche bacetto sulla guancia, questo era il tipo di coccole”, ha riferito ancora Sabrina  ai pm.

Cosima Serrano, accusata di concorso in omicidio, si è avvalsa invece  della facoltà di non rispondere.

“Sabrina dirà la sua verità, ma come faccio a crederle? Ci sono tanti indizi”: sono le poche parole pronunciate da Concetta Serrano, madre di Sarah Scazzi, poco prima di entrare in aula per assistere al processo per l'omicidio della figlia. Quanto alla decisione annunciata, e poi confermata in aula, da parte della sorella Cosima di non rispondere ai giudici, Concetta si è limitata a dire ‘se ha deciso così’..”.

Ad aprire l’udienza, la difesa di Sabrina Misseri, che ha presentato 49 lettere scritte da Michele Misseri alla figlia  e un ulteriore memoriale dello stesso agricoltore. Nelle lettere e nel memoriale l’uomo ribadisce di essere l’unico colpevole del delitto. Già in una precedente udienza la difesa di Sabrina aveva consegnato alla Corte quattro diari, con lo stesso contenuto, scritti da Michele Misseri. La Corte d'Appello ha rifiutato l'eccezione dell'avvocato  Coppi, secondo cui i pm sin dall’inizio avrebbero mostrato l’atteggiamento di chi non crede comunque a quello che sta per dire il testimone, facendo intendere al teste che rischia di essere incriminata per falsa testimonianza. Per  Coppi anche dall’interrogatorio successivo del 15 ottobre 2010, giorno in cui Sabrina venne fermata, i pm erano già convinti che la ragazza fosse coinvolta nell’omicidio.  Quindi, secondo Coppi, in base all'art.63 del Codice di procedura penale, se i pm avevano elementi perché Sabrina dovesse passare da teste a indagata, l’esame doveva essere sospeso chiamando un legale a difesa della stessa persona, cosa che invece il 30 settembre non avvenne. “Se la persona doveva essere sentita sin dall’inizio in qualità di imputato o di persona sottoposta alle indagini – recita il secondo comma dell’art. 63 Cpp – le sue dichiarazioni non possono essere utilizzate”.

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