Italian singer Ligabue performs on stage at the Ariston theatre during the 69th Sanremo Italian Song Festival, Sanremo, Italy, 08 February 2019. The festival runs from 05 to 09 February. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Sanremo: ora è veramente Festival

Dalla nostra inviata, Teresa Lucianelli

Loredana Berté vince al Festival di Sanremo: è una domanda logica ma, in effetti, un’affermazione giacché il Festival, Loredana, lo ha già vinto a prescindere.

Tre standing ovation, una per serata d’esibizione, parlano chiaro. Tre trionfi per la regina del palco. La sua canzone risuona ovunque, il ritornello sulla bocca di tanti. Perciò, proclamazione o meno, la vittoria di Sanremo è già sua, senza dubbi. Ed è pure giusto che sia così, vista la sinergia che si è creata tra il suo impegno assoluto, addirittura vitale, e il pubblico che l’ha salutata trionfalmente già alla fine della prima esecuzione di ‘Cosa ti aspetti da me’.

Riguardo ai pronostici, grande attenzione da parte della Critica per Silvestri con Argentovivo e Cristicchi con Abbi cura di me, in un testa a testa evidente, per quanto riguarda loro impegno specifico nel promuovere testi di grande impegno sociale. In questo discorso si inserisce anche Irama con La ragazza di latta.

Ritmo trascinante e indovinato con Mahmood.

Per il pubblico giovane i Boomdabash e Achille Lauro, Ghemon, Irama e Motta che ha ricevuto già il premio per il miglior duetto grazie ad una forte presenza è relativo contributo di Nada.

Per la melodia ‘Il Volo’, con ‘Musica che resta’, altri successo certo, soprattutto all’Estero.

 

Ecco l’ordine di esibizione dei cantanti in gara, per la finalissima di stasera:

Daniele Silvestri, Anna Tatangelo, Ghemon, Negrita, Ultimo, Nek, Loredana Bertè, Francesco Renga, Mahmood, Ex-Otago, Il Volo, Paola Turci, The Zen Circus, Patty Pravo e Briga, Arisa, Irama, Achille Lauro, Nino D’Angelo e Livio Cori, Federica Carta e Shade, Simone Cristicchi, Enrico Nigiotti, Boomdabash, Einar, Motta

Ed ora passiamo alla cronaca dell’evento di ieri sera.

Con la splendida ‘Acqua dalla Luna’, parte la quarta serata della 69esima edizione del Festival della Canzone Italiana di Sanremo che appare finalmente veramente tale.

Con il suo pezzo da sogno Baglioni ci porta al Circo, il Circo dell’Armonia dove si canta e la Musica è sovrana, supportata dall’intrattenimento.

Ingresso di Bisio e la Raffaele, annunciati quali artisti circensi, quindi la presentazione della Giuria d’Onore: Mauro Pagani (presidente), Elena Sofia Ricci, Claudia Pandolfi, Joe Bastianich, Serena Dandini, Ferzan Ozpetek, Camila Ranovich, Beppe Severgnini

La gara conora inizia con Federica Carta e Shade insieme a Cristina D’Avena in Senza farlo apposta. Una ventata gioiosa. Partenza spensierata.

Poi Motta con Nada in Dov’è l’Italia con Nada che dimostra – ma, tanto, già si sapeva – di essere un grande valore aggiunto.

Di seguito, ‘La ragazza con il cuore di latta’, Irama insieme a una Noemi intensa che integra e convince. Il pubblico applaude energicamente.

29 anni di carriera 22 album primo superartista della serata è Luciano Ligabue con Luci d’America dall’ultimo album.

Poi la richiesta di un’entrata in scena d’effetto ed eccolo ritornare in abito d’ispirazione cardinalizia, rosso fuoco, bordato d’ermellino, insieme a dieci tunicati in raso sempre rosso.

Giusto l’apparizione e poi “sveste l’abito” per tornare leone sul palco, trionfalmente, con Urlando contro il cielo. In duo con Baglioni l’omaggio a Francesco Guccini: Dio è morto.

Si ricomincia con i cantanti in gara: Patty Pravo – di una squisita e originale eleganza come sempre e come sempre per una nicchia di ascoltatori d’alta qualità – e Briga con Giovanni Caccamo in ‘Un po’ come la vita’; Negrita con Enrico Ruggiero e Roy Paci; Il Volo con Alessandro Carta ne ‘La Musica che resta’ (e rimane piacevolmente in testa): buona presa, esempio della musica italiana che piace in ogni parte del Pianeta e rappresenta l’Italianità nell’immaginario collettivo soprattutto oltre frontiera.

E riecco Claudione e Virginia in uno sketch : duetto chitarra in cui – ovviamente – Baglioni suona e la Raffaele crea disturbo. Cliché al quale siamo ampiamente abituati (magari un po’ troppo).

Sul palco Arisa con Tony Hadley e i Kataklò punta a portare in alto Mi sento bene, testo letteralmente “scacciapensieri” che esorta a non pensare per sentirsi bene.. Un inno alla “beata incoscienza”.

Ma è invece Mahmood con Gue’ Pequeno che riesce con una carica degna di nota a trascinare la platea. In molti si muovono ballando sulle sedie al ritmo irrefrenabile di Soldi (quelli che tutti vogliono e quando non ci sono, spesso si cambia…) In Sala Stampa Ariston e in Sala Stampa Lucio Dalla al Palafiori i giornalisti ballano e applaudono.

Consensi verbali da parte dei giornalisti pure per Ghemon con Diodato e Calibro 35 nella delicata eppure efficace Rose viola.

Dopo un accenno lampo al Tikitikitikità, Baglioni e Raffaele annunciano Francesco Renga con Bungato e l’etoiles Abbagnato e Vogel.

Siamo a I tuoi particolari: Ultimo con la potenza interpretativa di Fabrizio Moro che aggiunge evidenti e preziose chances, ampiamente riconosciute e innegabili.

Il mestiere di padre. Al monologo di Bisio segue il pezzo di Anastasio che precede il lancio da parte di Baglioni e Anna Foglietta di Nek con ‘Mi farò trovare pronto’, insieme a Neri Marcorè e la sua calda voce con la quale recita, aggiungendo profondità e soprattutto spessore al brano, e connotandolo tra i pezzi impegnati.

In linea col tema dell’energia che nelle intenzioni innanzitutto del direttore artistico deve caratterizzate questa edizione 2019 del Festival di Sanremo, i Boomdabash con Rocco Hunt e i Musici Cantori di Milano. Il loro ‘Per un milione’, è un inno alla vita, all’allegria, al ritmo – che assicurerà un successo pluri garantito al di là della competizione festivaliera – e allo stesso tempo è forte di un contenuto sensato e comprensibile soprattutto alle giovani generazioni: parla la loro lingua, in maniera semplice, scorrevole, efficace, musicale e.. arriva al segno. Anzi, lo centra. Classifica della manifestazione sanremese a parte, basta chiedere ai ragazzi per comprendere che il pezzo piace, molto.

The Zen Circus con Brunori Sas: l’amore è una dittatura.

Per ‘L’ultimo ostacolo’, Paola Turci affida a Giuseppe Fiorello il compito, riuscito, di aggiungere e suscitare emozioni.

Presentate come due mamme sul palco, arrivano Anna Tatangelo in mezzo frac e Syria che sfoggiano per Le nostre anime di notte, una spiccata intesa – sempre all’insegna dell’armonia – con abbraccio finale.

Abbraccio conclusivo anche per Ex-Otago con Jack Savoretti in ‘Solo una canzone’.

Poi Nonno Hollywood, poesia contemporanea che vede impegnati Enrico Nigiotti con Paolo Jannacci e Massimo Ottoni.

Terza esibizione, terzo trionfo per Loredana Bertè, ancora una volta eccessiva e meravigliosa, con Irene Grandi tecnicamente ineccepibile ma senza quel quid che prende pienamente l’anima dello spettatore e soprattutto dell’ascoltatore. In molti si ci sarebbe aspettato di più dalla Grandi che accusa il temperamento e la passionalità della Signora del Rock data da molti per vincente già da martedì sera, in prima istanza.

E vincente, Loredana lo è già. Indipendentemente dai risultati del Festival, la sua vittoria è stata già decretata dalle puntuali standing ovation del pubblico trascinato dal suo potere carismatico e soprattutto dalla sua inesauribile energia a dispetto delle mazzate della vita, dei lutti, della solitudine e della depressione.

Ha fibra forte Loredana, e scatto da fuoriclasse, come tutti i cavalli di razza pura, anzi, come i campioni. Quelli che rimangono e sopravvivono al dolore, anche al più forte, reinventandosi una vita.. e dominando la scena.

Lezione di qualità da Daniele Silvestri con Manuel Agnelli e Rancore nel superlativo Argento Vivo. Bello, concreto, originale.

Segue Einar con Biondo e Sergio Sylvestre nelle Parole nuove; quindi l’atteso Cristicchi con ‘Abbi cura di me’, che guadagna mille punti – e si aggiungono a un testo notevole, non sostenuto da una musica altrettanto efficace – grazie a Ermal Meta e al suo eccezionale contributo, davvero di un’intensità rara: da brividi.

A differenza di Silvestri che, pur essendo stato supportato con impegno da Manuel Agnelli e Rancore, era già ampiamente “autosufficiente” sotto ogni aspetto canoro, d’impatto, interpretativo e comunicativo, è innegabile che Cristicchi trae enorme vantaggio dall’accoppiamento sul palco con Meta che rende 100/100 e pure di più.

Penultimo Nino D’Angelo col giovane compagno d’arte e di ventura Livio Cori nella splendida ‘Un’altra luce’ che meriterebbe sicuramente maggiore valorizzazione di quella che ha avuto finora a Sanremo. Un gioiello senza eccessi di sfarzosità (quelli appartengono alle cose meno preziose, che “devono apparire” necessariamente e alle imitazioni).

Paragonato a un tessuto, seta purissima damascata, tessuta a mano. Per intenditori. Amore per la Napoletanità a parte, è così.

Chiude la competizione Achille Lauro con Morgan ed è rivoluzione: pubblico tra l’allegro andante e il perplesso all’Ariston, cori in parte della Sala Stampa, soprattutto tra i giornalisti più giovani. Piace, indipendentemente dal testo. Piace pure quando si sdraia sul pianoforte. Morgan aggiunge autorità e competenza. Ovviamente.

Nessuna classifica di fine serata: sarebbe stata inopportuna giacché tutti gli artisti in gara si sono esibiti con i “padrini” e le “madrine” in attesa della competizione conclusiva di stasera.

Premio per il miglior duetto, scelto dalla Giuria d’Onore, a Motta con la determinante Nada.

 

 

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