Salvini tra Conte e i giochetti di ‘palazzo…’

Il premier Giuseppe Conte si prepara alla crisi di governo? Questo è quello che emerge dal suo intervento in Senato, dove avrebbe dovuto parlare del caso dei fondi russi alla Lega. Lo ha fatto ma in maniera marginale, riportando quello che è noto a Palazzo Chigi.

 In effetti per quanto riguarda il caso Moscopoli sono due i fattori rilevanti che emergono dal discorso travagliato di Conte in Senato. Il primo, Savoini era a Mosca con Salvini e il leader della Lega non ha collaborato con Palazzo Chigi, nel senso che non ha risposto alle domande avanzate dall’ufficio del premier Conte.

Il secondo fattore di rilievo è che il capo del governo ha paventato una crisi di governo facendo sapere di essere pronto a tornare in Aula alla fine del suo mandato. E il passaggio non è passato inosservato alla Lega, al Movimento Cinque Stelle, al Partito democratico e al resto delle forze politiche. E la sensazione è che il premier Conte, di fronte ai tanti ostacoli sulla strada del suo esecutivo, abbia già avuto un confronto abbastanza chiaro con il Presidente Mattarella.

Il timore di Salvini, confermato dal suo intervento serale, nel quale ha fatto sapere di non apprezzare i giochetti di potere, è che Giuseppe Conte abbia già iniziato a monitorare il panorama alla ricerca di una nuova maggioranza di governo per evitare di andare alle elezioni paralizzando nuovamente la situazione economica del Paese. Ma quali possono essere le alternative al governo giallo-verde? Se dovesse rimanere al governo il partito di Salvini, la maggioranza potrebbe arrivare dalla Meloni e non dovrebbe rendersi necessario il contributo di Berlusconi. Se alla guida del Paese dovessero rimanere i pentastellati l’unica soluzione sarebbe il Partito democratico. E le tanti voci emerse nelle ultime settimane forse non sono solo un caso.

Il ministro dell’Interno che prima di entrare nei particolari delle alleanza politiche fa il punto della sua lunga giornata: ‘E’ stato un mercoledì bello e proficuo,  io ero a lavorare mentre qualcuno chiacchierava di aria fritta  e gli amici del PD urlavano in Parlamento chiedendo la mia testa. A loro mando un bacione: che Italia sarebbe senza Renzi, Boschi e Boldrini? Peggio di Renzi e Boschi è difficile fare’.

Non ho capito – aggiunge – perché Conte quando è intervenuto in Senato ha detto che sarebbe tornato se dovessero togliergli la fiducia. Noi vogliamo approvare riforme, che bisogno c’è di lasciar pensare che ci possano essere altre maggioranze raccolte qua e là. Se c’è un Governo, è questo, e va avanti con i sì e niente giochetti di palazzo.

Salvini punta il dito contro un passaggio della informativa di Conte che non è passato inosservato: ‘Qui tornerò ove mai dovessero maturare le condizioni per una cessazione anticipata del mio incarico’, afferma il premier. Non ho capito perché – dichiara Salvini – che bisogno c’è di lasciar pensare che ci possano essere altre maggioranze raccolte un po’ qui e un po’ lì come funghetti in Parlamento, magari recuperando uno Scilipoti?

 La tesi è che il premier abbia mandato un messaggio al partito trasversale del non voto, in vista di un Conte-bis. Per il resto, affermano i leghisti, sulle vicende russe non ha detto ‘niente’ perché sono ‘fantasie da B-movie’.

Conte sceglie di non replicare ma lo fa indirettamente Luigi Di Maio in serata, mentre prova a governare la rivolta M5s sulla Tav. Qualcuno mi dice ‘aprite la crisi di governo’ ma vorrebbe dire dargliela vinta, non tagliare i parlamentari, ritrovarci un nuovo governo tecnico o politico, dice il leader M5s a chi, come Nicola Morra o Roberta Lombardi evoca la crisi. La sua proposta è far votare il Parlamento, anche se dalla Val di Susa indicano un precedente della scorsa legislatura per sostenere che bloccare la Tav con una legge non si può. Nel caos, pesano le parole di Beppe Grillo che difende sia Conte sia il ministro Danilo Toninelli: ‘Sono molto scontento ma decida il Parlamento, è la democrazia’. Ma intanto i senatori M5s disertano l’Aula in imbarazzo per l’assenza di Salvini. E a sera è la parola ‘crisi’, solo evocata, a tenere di nuovo banco.

 

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