Salvini: ‘No alla Tav? Cade governo Conte’

La preoccupazione piomba su Palazzo Madama più per la mozione sulla Tav, che sarà discussa mercoledì, che per il Decreto sicurezza bis che in serata viene approvato con 160 voti a favore, 57 contrari e 21 astenuti. Nessun senatore grillino ha votato contro, piuttosto alcuni non hanno partecipato al voto.

‘La Tav è un’infrastruttura fondamentale, un voto del Parlamento contro sarebbe una sfiducia al premier, che ha riconosciuto che costa meno finirla che fermarla.  Se ci fosse un no alle mozioni sulla Tav sarebbe un grosso problema’,   le parole di Salvini. Quando arriva in Senato, attutisce solo di poco le parole: ‘Oggi è una bella giornata, della Tav parleremo mercoledì’. Poi, però, sbotta: ‘Sono stanco degli insulti che arrivano da M5S’.

Parole che fanno impallidire il Movimento 5 Stelle consapevole che il ministro dell’Interno sta giocando una partita per spaccare il partito di Luigi Di Maio. “Vuole annientarci per fare in modo che a settembre sia M5s a creare le condizioni per una rottura del patto di governo”.

Ieri pomeriggio, mentre tutti gli occhi dei cronisti e dei senatori erano appuntati sulla tenuta della maggioranza sul decreto Sicurezza bis, senatori leghisti di primo livello avvicinavano i loro colleghi di Forza Italia e Fratelli d’Italia per chiedere loro una cosa curiosa: “Invece di astenervi o di non partecipare al voto sul decreto Sicurezza che, state pur tranquilli, passerà senza problemi  perché non lo fate sulle mozioni sulla Tav? Così l’M5s più quelli di sinistra e del gruppo Misto vanno in maggioranza, vince la mozione No-Tav e noi apriamo la crisi di governo”.

L’ansia parlamentare si riversa quindi tutta su domani mattina. Se le opposizioni dovessero astenersi sulla mozione M5s, quest’ultima passerebbe perché i voti dei leghisti non sarebbero sufficienti a bocciarla. E in questa chiave vanno lette le parole di Salvini che arriva quasi a minacciare la crisi di governo. Tra i banchi dei grillini piomba la paura reale che la loro prova di forza, messa in atto per sedere la rivolta della base dopo l’ok alla Tav pronunciato dal premier Conte, possa trasformarsi in un boomerang che fornirebbe alla Lega il pretesto per rompere.

Infatti, domani, sull’ultimo atto parlamentare e politico, quello più delicato, le mozioni parlamentari sulla Tav, se tutte le opposizioni (FI, FdI e Pd) non sommassero i loro voti a quelli della Lega ma se si dividessero, quelli del partito No-Tav risulterebbero molti di più: circa 120. Attoniti, i senatori forzisti e meloniani hanno risposto ‘no, grazie: se proprio ci tenete ad aprire la crisi di governo, dovete farlo voi, e alla luce del sole, uscendo dall’Aula e mandando in maggioranza la mozione No-Tav. Ve ne dovete assumere la responsabilità’. La verità è che né FdI né FI né il Pd faranno un favore alla Lega, aprendo un cortocircuito istituzionale che porterebbe a una crisi di governo: sono partiti in difficoltà che, come i 5Stelle ieri, non vogliono dare alibi a Salvini per votare.

La mozione No-Tav di M5S+altri finirà, quindi, in netta minoranza, le mozioni Sì-Tav, in uno scambio di cortesie reciproche, tra FI, FdI e Pd, saranno in maggioranza, il Parlamento si allineerà al governo e tutti andranno in meritate vacanze.

Osserva un senatore M5s, ‘qui in tanti hanno già prenotato l’aereo per mercoledì pomeriggio’. Ma sulla Tav i 5Stelle non dormono sonni tranquilli ammesso che opposizioni decidano di consacrare la spaccatura del governo.

Resta, però, il punto politico.  Roberto Calderoli gli ha spiegato che, dal giorno in cui passerà la riforma Fraccaro (il 12 settembre, con il voto definitivo), anche se, tecnicamente, sarebbe possibile andare a votare, Mattarella non ti ci manderà mai. Infatti, servono mesi per i necessari adeguamenti istituzionali (tre per la possibile richiesta di referendum, due per la riscrittura dei collegi adeguati al taglio dei parlamentari), senza contare che c’è la manovra economica da scrivere. Morale: o Salvini rompe adesso, e apre la crisi subito, o lo fa entro i primi giorni di settembre, oppure l’alleato Di Maio se lo deve tenere ancora per lungo tempo.

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