Salvatore Cuffaro e la richiesta di grazia

ROMA. Salvatore Cuffaro detta una nota al fratello dopo aver appreso della richiesta di grazia, in realtà presentata dalla madre:  “Avendo appreso per la prima volta oggi, nel corso della quindicinale telefonata consentitami dalla legge ai miei familiari, dell’istanza di grazia presentata da mia madre il 27 febbraio 2014, pur comprendendo il suo stato d’animo e la sua sofferenza per la mia assenza ed essendole grato per i continui gesti d’amore che non smette mai di manifestarmi, sono costretto disobbedirle e a manifestare il mio dissenso verso tale richiesta.”  Lo ha detto oggi, ai familiari, Salvatore Cuffaro, detenuto nel carcere di Rebibbia, nel quale sta scontando la pena per rivelazione di segreto d’ufficio aggravata dal favoreggiamento alla mafia. Non accetterei alcuna concessione di Grazia, ha proseguito Cuffaro, non accetterei alcuna carità. Da uomo di fede ho grande rispetto per la Carità, che rappresenta uno dei più grandi sentimenti carismatici religiosi. Ma nelle condizioni in cui mi trovo, chiedo solo che mi vengano riconosciuti i miei diritti di detenuto e non la carità. Potrei accettare ed auspico, invece, un provvedimento di giustizia rivolto a tutti coloro che si trovano nelle mie medesime condizioni.

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