Salute Sicilia, le 4 “assi” per migliorare la Sanità

È una sfida lanciata da tempo e mai attuata fino in fondo. La sfida è la centralità del cittadino attraverso la partecipazione alla progettazione e valutazione delle politiche sanitarie affinché nel suo dialogo con il Sistema Sanitario rappresenti i bisogni reali dell’utenza e le richieste e proposte di cambiamento organizzativo e questi contributi siano assunti per conseguire risultati effettivi di miglioramento. Le due priorità a monte, dal punto di vista del cittadino esperto, peraltro previste dalla normativa vigente e non ancora realizzate, sono l’aggiornamento degli obiettivi formativi delle Scuole di Medicina e delle Professioni sanitarie e la valutazione partecipata dagli stakeholder dei servizi sanitari.

E i tempi per raccogliere la “sfida” sono maturi, anche a causa dell’impatto del Covid sulla collettività. Ne è certo il prof. Pieremilio Vasta, Presidente del Comitato Consultivo Aziendale (CCA) del Policlinico etneo e coordinatore regionale della Rete Civica della Salute (RCS), che su questi temi da tempo “chiama ad agire”.  Oggi “la pandemia ha messo più ancora in evidenza la necessità di riqualificare la medicina di base, aggiornare la formazione degli operatori sanitari e fare della valutazione esterna della performance una leva virtuosa di meritocrazia per il miglioramento”, spiega il prof. Vasta. “Sono quattro le ‘assi’ indispensabili per migliorare la Sanità: empowerment del cittadino, valutazione partecipata, integrazione servizi sanitari-territorio, umanizzazione della medicina. E ciascuna è non solo irrinunciabile ma anche complementare alle altre”.

Non per caso sono questi i focus dell’attività di didattica elettiva (ADE) rivolta agli studenti iscritti dal I al VI anno del Corso di laurea in Medicina e Chirurgia dell’Università di Catania e intitolata “La qualificazione del Medico per la tutela della Salute: Integrazione nel SSR, Umanizzazione, Empowerment, Equità”. L’ADE è il primo passo di risposta dell’Università etnea alla consultazione delle Parti Sociali, in questo caso le proposte del CCA, che l’ANVUR (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca) ha accertato ai fini dell’accreditamento dell’Ateneo.

L’argomento è complesso. Sotto il profilo normativo, la valutazione della performance in sanità c’era già prima della cosiddetta Legge Brunetta e successive integrazioni che ha invece formalizzato le procedure fissando nel dettaglio i principi della valutazione basata sull’assegnazione degli obiettivi e sulla necessità di implementare sistemi di accountability. Di più. Ad esprimere la valutazione della performance è chiamato – in ciascuna azienda sanitaria – un organismo indipendente di valutazione. “Il sistema così regolamentato funziona”, spiega la dott.ssa Monica Castro, Presidente dell’Organismo Indipendente di Valutazione dell’Azienda Cannizzaro di Catania. “Funziona nel senso che rispetta la lettera della normativa”. Ma non altrettanto si può dire della ratio, del senso della legge. Gli obiettivi ai quali fa riferimento la valutazione sono di fatto individuati in un iter tutto interno che fa capo alle Direzioni Generali. A quegli obiettivi sono legati gli incentivi economici. Sembrerebbe quindi un sistema meritocratico, ma i dati raccontano – tranne sparute eccezioni – che gli incentivi economici in generale vengono assegnati “a pioggia” perché esito di una valutazione appiattita verso l’alto. Non solo. Quasi mai si ritrovano, in quegli obiettivi, le istanze della comunità, dai sistemi di prenotazione facilitati all’abbattimento delle liste d’attesa, giusto per fare qualche esempio. “Esistono gli strumenti per un dialogo costruttivo e pragmatico tra Servizio sanitario e cittadinanza” aggiunge la dott.ssa Castro. “Sono gli Uffici relazioni con il pubblico per un verso e i Comitati Consultivi Aziendale per altro verso. Si tratta quindi di superare quella ‘autoreferenzialità’ che oggi caratterizza il sistema e di sviluppare modalità corrette affinché non solo i cittadini contribuiscano a definire gli obiettivi ma partecipino anche alla valutazione correlata dei risultati raggiunti. Per farlo bisogna però che ci sia disponibilità reale da entrambe le parti. Penso ad esempio ad una informazione ad hoc per gli utenti o categorie di utenti, così che il loro contributo sia il più possibile scevro da personalismi, emozioni, percezioni individuali e possa configurare parametri validi per l’intera comunità. E penso allo stesso tempo a una innovazione culturale nelle figure del sistema sanitario affinché diventino sempre più consapevoli del fatto che la salute è un bene comune e si attua attraverso la partecipazione e l’apporto di tutti i diversi stakeholders, dai cittadini ai governi, dai legislatori all’associazionismo”.

Le fa eco Salvatore Gullotta, coordinatore della Rete Civica della Salute per l’area etnea. “Nel panorama sanitario nazionale c’è un medico che viene costantemente valutato dagli utenti. È proprio il medico di famiglia che può essere ‘depennato’ dal paziente insoddisfatto. il cittadino può sceglierlo o revocarlo in base al gradimento, azioni che hanno immediata conseguenza sul suo ‘stipendio’”. Medico di famiglia da 23 anni, Gullotta è uno “stra-massimalista”. Ha raggiunto da tempo il “massimo” previsto (1500 pazienti) e ha un lista di centinaia di prenotati “in attesa”. “Essere sottoposti a valutazione aiuta il medico. Io ho bisogno di coltivare i pazienti, ascoltarli, dedicare loro il massimo impegno in tempo, professionalità, umanità. Non timbro il cartellino, lavoro tutte le ore che servono. Per fare il medico, d’altronde, la preparazione è indispensabile ma non è sufficiente. Basti pensare a tutte quelle diagnosi che non si possono fare semplicemente ‘leggendo’ un esame, quelle che riguardano patologie psicosomatiche o neurovegetative, per fare un esempio, che sono tra le più diffuse. Per fare il medico sono necessarie anche una disponibilità e una ‘preparazione’ dal punto di vista umano, perché spesso il paziente è in sofferenza psicologica, e perché sempre ha diritto e necessità di sapere e capire cosa gli sta accadendo. L’ascolto e la comunicazione sono tra gli ‘strumenti’ principali di cui dispone la medicina. Ed è comprovato che hanno positivi effetti anche sull’efficacia delle terapie”. Una “missione”, appunto, che Gullotta ha approfondito anche aderendo alla Rete Civica della Salute. “Sono entrato nella RCS proprio perché oltre a fare il medico mi sono messo nei panni del cittadino: sempre più solo e impreparato, va sostenuto e accompagnato passo dopo passo, altrimenti viene meno il senso stesso del ruolo del medico”.

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