“Quello che è successo a Roma è sì sintomo di insofferenza giovanile, ma indica anche che sono al lavoro nuclei organizzati che operano clandestinamente per trasformare il disagio in rivolta”. Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, in una nota ritorna sul problema terrorismo legato al mondo della disoccupazione giovanile e alla disaffezione verso la politica che sta vivendo la società italiana in questo periodo. “Il terrorismo non nasce da lucide elaborazioni estremiste, prodotte all’interno del quadro politico, ma nasce dal ventre della società, da pulsioni che diventano irrefrenabili quando la dialettica politica da strada diventa linea politica”.
“I terroristi e i violenti organizzati in Italia, come dimostrano i decenni tristi che abbiamo vissuto, non sono venuti da Marte: li abbiamo allevati nelle nostre scuole, nelle nostre università, nelle nostre case. E con molta tolleranza politica, culturale, istituzionale”, prosegue Sacconi. “Ricordiamo l’uccisione del commissario Calabresi: per oltre due anni Calabresi è stato indicato, anche sulla stampa ‘borghese’, come il defenestratore di Pinelli, creando il clima e il contesto (ricordate Sciascia?) in cui è maturato, fino alla scontata conclusione, il delitto Calabresi. Facciamo un salto di quasi trent’anni: abbiamo scordato ‘il contesto’ in cui è maturato l’assassinio di Marco Biagi?”. “Il dissenso è necessario e costituisce il sale della democrazia – conclude la nota di Sacconi-. Quando esso muove dal rispetto dell’avversario è ancor più efficace e convincente. Soprattutto se si ha fiducia nelle proprie ragioni”’.
Mantovano. Clima preoccupante, no ritorno Br. “Non c’é un allarme specifico sulla riorganizzazione del terrorismo ma le parole di Sacconi sono fondate. Il clima è preoccupante e fa da condizionamento negativo allo scatenarsi di atti di violenza anche gravi”. Ai microfoni di Sky Tg24 il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano commentando l’allarme del ministro del Lavoro. “Non esistono – ha spiegato Mantovano – le Br come esistevano 30 o 10 anni fa, ma questo non fa essere tranquilli: si raccomanda cautela e senso di responsabilità nello stigmatizzare delle parole che sono di fondata preoccupazione. Quando si utilizzano termini come macelleria sociale per commentare le proposte che vengono dall’Europa, dal Governo, dalla maggioranza, che possono essere discutibili o meno, quando si utilizzano termini così dirompenti, non ci si rende direttamente responsabili di atti di violenza ma si crea un condizionamento negativo”. “Non si può parlare di nuovo terrorismo nei termini in cui si poteva parlare trent’ anni fa a proposito delle Brigate rosse – ha precisato il sottosegretario – ma si può parlare di un clima di violenza nel quale possono inserirsi gesti violenti come quelli che potevano provocare la morte di Carabinieri, di appartenenti alle forze di Polizia non più tardi di quindici giorni fa”.