Russia e doping di Stato

L’Agenzia mondiale antidoping (Wada) ha raccomandato alla Iaaf, la federatletica internazionale, la sospensione la Federazione di atletica della Russia (Araf) dalle competizioni in seguito all’inchiesta su vari casi di doping che hanno coinvolto atleti del paese e che lasciano ipotizzare l’esistenza di un ‘sistema di stato’. La Wada ha anche chiesto la squalifica a vita di cinque atleti e cinque allenatori per doping e la revoca dell’accreditamento del laboratorio di Mosca come centro di controllo. Tra gli atleti nel mirino spiccano Mariya Savinova e Ekaterina Poistogova, oro e bronzo negli 800 metri alle Olimpiadi di Londra. I Giochi di Londra, si legge nella relazione della commissione incaricata dalla Wada di occuparsi del caso, in un certo senso sono stati sabotati dall’ammissione di atleti che non avrebbero dovuto partecipare e che avrebbero potuto essere fermati preventivamente se non fosse stata adottata un’inspiegabile politica del ‘laissez-fair’ da parte della Iaaf e della Araf. La condotta scorretta delle autorità sportive nazionali, in particolare, sarebbe dimostrata anche dall’esistenza di un secondo laboratorio ‘parallelo’ a Mosca: ‘Ci sono elementi sufficienti per concludere che il secondo laboratorio collaborasse all’azione di copertura dei test positivi attraverso la distruzione dei campioni’, afferma la relazione. Il direttore del laboratorio di Mosca, Grigory Rodchenko, avrebbe distrutto 1417 test. Sono alcune delle accuse choc di un Rapporto di una commissione d’inchiesta dell’ Agenzia antidoping mondiale. Il rapporto dell’agenzia Mondiale antidoping, in 323 pagine, parla di coinvolgimento degli agenti del Fsb, il servizio segreto russo, nelle Olimpiadi di Sochi e accusa il ministro dello sport di Mosca Vitaly Mutko di aver dato ordini diretti di manipolare alcune specifiche provette per le analisi antidoping. ‘Le informazioni contenute nel rapporto Wada sono allarmanti. Abbiamo bisogno di tempo per analizzarle correttamente e comprenderne i risultati. Nel frattempo ho invitato il Consiglio ad aprire un procedimento nei confronti della Federatletica russa’, afferma il presidente Iaaf, Sebastian Coe, sul rapporto dell’agenzia antidoping mondiale. ‘Non bisogna confondere le cose, la commissione della Wada non ha il diritto di sospendere nessuno’, precisa il ministro dello sport russo, Vitaly Mutko, promettendo la diffusione di un comunicato stampa sulle conclusioni della commissione istituita dalla Wada. Le conclusioni della commissione della Wada non sono sostenute da prove e non contengono fatti nuovi. La richiesta della Wada è il risultato delle investigazioni della commissione guidata da Dick Pound, presidente dell’agenzia dal 1999 al 2007, che ha operato per 11 mesi. Il report si unisce alle indagini condotte dalle autorità francesi su Lamine Diack, ex presidente della Iaaf. Il dirigente sportivo senegalese, 82 anni, è accusato di aver incassato somme di denaro dalla federazione russa in cambio del silenzio su più casi di positività al doping. La commissione etica del Cio ha chiesto la sospensione provvisoria di Diack da membro onorario. Secondo Pound, gli atleti russi potrebbero partecipare alle Olimpiadi di Rio 2016 se la federatletica nazionale dovesse prendere immediatamente i provvedimenti necessari per rispettare gli standard antidoping. Se questo non dovesse accadere, però, l’esclusione non verrebbe annullata. A stretto giro è arrivata la dichiarazione di Sebastian Coe, presidente della Iaaf, che giudica il quadro allarmante: ‘Faremo il massimo per proteggere gli atleti puliti e per ricostruire la fiducia nei confronti del nostro sport’. Coe ha assunto con urgenza l’iniziativa per ottenere l’approvazione dei membri del Consiglio a considerare sanzioni nei confronti dell’Araf. Tali sanzioni potrebbero comprendere la sospensione provvisoria, totale e l’esclusione da futuri eventi Iaaf’. La replica di Mosca, come era prevedibile, è stata perentoria. Per Mutko, anche se la Wada raccomanda la sospensione, nessuna entità può escludere la Russia dalle competizioni: ‘Le sanzioni contro la Russia possono essere spiegate con una motivazione politica’, ha detto Vladimir Ujba, direttore dei laboratori di controllo antidoping nel paese. Non c’e’ alcun motivo di privare i nostri atleti delle medaglie, anche olimpiche, o di squalificarli, e nemmeno gli allenatori, dice Vladimir Uiva, capo dell’agenzia federale medico-biologica russa, commentando le conclusioni del rapporto della Wada: ‘Per farlo deve aver luogo una enorme quantita’ di processi giudiziari ma io penso che non si arrivera’ a questo. Verra’ fatta una richiesta al ministero dello sport e saranno date le spiegazioni necessarie’. Dal canto suo, Nikita Kamaiev, direttore esecutivo di Rusada, agenzia russa anti doping, ha precisato che solo dopo aver esaminato il rapporto potremo dare le nostre valutazioni, i nostri commenti, e definire le nostre azioni. L’agenzia antidoping mondiale non ha mai contattato la nuova amministrazione della Federazione russa di atletica mentre stava indagando sul presunto abuso di sostanze dopanti da parte di atleti russi. Lo ha spiegato alla Tass il presidente ad interim dell’Araf, Vadim Zelicionok: ‘La Wada non ha mai lavorato con la nuova dirigenza dell’Araf e la federazione non ha mai ricevuto alcun documento che provi la sistematica distribuzione di sostanze dopanti nell’atletica nazionale. Hanno una motivazione assolutamente politica, come le sanzioni contro la Russia’.  In pratica il report che a Ginevra la Wada ha presentato ai giornalisti contiene particolari agghiaccianti, perché rivela l’esistenza di un sistema occulto, una vera e propria centrale criminogena costruita per alterare o nascondere migliaia di test antidoping con coperture ai più alti livelli politici. La Wada parla espressamente dell’esistenza di una cupola formata dal presidente della Iaaf, Lamine Diack, dalla sua famiglia allargata con i due figli, il consigliere economico, il capo francese dell’antidoping, e dai vertici politici e tecnici dello sport russo per coprire decine di casi di positività conclamata in cambio di denaro. Il sistema, secondo l’accusa, funzionava così: ‘Da un lato c’era il denaro con centinaia di migliaia di euro a testa pagati dagli atleti positivi sotto forma di tangenti ai tecnici del loro Paese che facevano da intermediari per farli cancellare dalla Iaaf. Dall’altro c’era un sistematico boicottaggio dei controlli perché i russi manipolavano i controlli, e quando la manipolazione falliva e l’atleta veniva smascherato gli chiedevano denaro per cancellare la colpa’. A loro avviso alla periferia di Mosca era stato creato un laboratorio-ombra dove i test venivano controllati prima che approdassero all’Antidoping ufficiale russo, cui ovviamente arrivavano solo gli esami che non presentavano anomalie, mentre nel frattempo gli atleti sospetti o positivi venivano avvertiti della loro situazione. Nel dossier si parla di sabotaggio dei Giochi Olimpici di Londra 2012 da parte della Russia dato che la quasi totalità di atleti saliti sul podio o entrati in finale sarebbero stati dopati. La Russia a Londra vinse infatti 8 ori, 4 argenti e 5 bronzi nell’atletica, seconda nel medagliere dell’atletica dietro agli Usa. Nel medagliere generale i russi conquistarono 83 medaglie, quarti dietro Usa, Cina e Gran Bretagna. Il primo provvedimento che la Wada suggerisce è la sospensione immediata della Russia dalle competizioni nell’atletica leggera, Giochi Olimpici di Rio compresi, e la chiusura sia dell’Agenzia Antidoping Rusada che del laboratorio di Mosca. O escono loro spontaneamente dal movimento internazionale o li deve bloccare il Comitato Olimpico.

Roberto Cristiano

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