Rosi Bindi e Saviano contro la sfida delle ‘Caivano d’Italia’. I Quartieri Spagnoli contro lo scrittore di Gomorra: ‘Vai a fare soldi altrove!’

Una interminabile standing ovation si è alzata dalla platea del convegno di FdI “Il coraggio di cambiare – La sfida delle Caivano d’Italia” ai nomi dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino pronunciati dal palco ricordando il 33esimo anniversario della Strage di Capaci. All’evento promosso dai gruppi parlamentari di Fratelli d’Italia nella Villa Falcone e Borsellino tanti i relatori  per un pomeriggio fitto di lavori all’insegna del riscatto, dal degrado alla rinascita, dopo decenni di abbandono delle periferie.

“Fratelli d’Italia è figlio dell’esempio di Falcone e Borsellino” – ha detto Arianna Meloni che ha preso parte al primo panel. “Gli anni successivi alla strage di Capaci erano gli anni della corruzione. E noi decidemmo che il nostro impegno sarebbe stato quello di consegnare, attraverso l’azione politica, un mondo migliore per i nostri figli, basato sulla legalità e la politica sana.  Il governo Meloni  – ha sottolineato più volte –  è fiero di aver inasprito le pene per i corrotti, che spesso sono il primo strumento della criminalità. Abbiamo difeso il 41-bis, mentre qualcuno della sinistra preferiva andare a trovare i mafiosi in carcere. Lo abbiamo fatto perché chi non collabora con la giustizia non può avere gli stessi diritti di un altro detenuto”. La responsabile della segreteria politica di FdI non ha fatto sconti a chi nel difendere Roberto Saviano, dopo la polemica per il post di FdI, accusa l’esecutivo di essere compiacente con la mafia. “Alle Rosy Bindi di turno voglio dire di fare meno salotto e di venire qui a Caivano a vedere ciò che ha fatto il governo Meloni”. Parole indirizzate allo show dell’ex presidente dell’Antimafia nel salotto di Lilli Gruber.

Dopo il post di Fratelli d’Italia che, nel giorno dell’anniversario della strage di Capaci, invitava a diffidare di chi “ha migliorato la sua vita speculando sulla criminalità” è scattata la santificazione di Roberto Saviano che reagisce con un post isterico: “FdI non è un partito, è una banda”, e nell’avvolgente salotto di Lilli Gruber, a tempo di record,  Roberto Saviano, Rosy Bindi e Massimo Giannini partono all’attacco del governo. Dallo studio de La 7 tutti a stracciarsi le vesti per chi preferisce i giudici Falcone e Borsellino allo sdegno a favore di telecamera degli anti-mafia di professione.   A Otto e mezzo va in onda il delirio con il governo che è complice della mafia perché “collabora, la affianca”. L’analisi porta la firma dell’ex presidente dell’Antimafia  stuzzicata dalla Gruber: “È gravissimo che il post sia siglato Fratelli d’Italia. C’è l’ufficialità del partito della premier che ha dichiarato di aver iniziato la militanza politica dopo la morte di Borsellino. La mafia delegittima, sparge fango contro chi la combatte. Chi ha usato questi metodi oggi non combatte certo la mafia, forse la affianca. Oggi – insiste Rosy Bindi – il metodo mafioso si avvale della collaborazione esterna. Oggi la mafia spara meno perché utilizza la complicità con la corruzione”.

Per Rosy Bindi il governo affianca la mafia

“Prendono provvedimenti contrari a quelli che oggi potrebbero combattere la mafia. Che non si combatte solo con il codice civile ma con i controlli e con la legge sugli appalti”. Ecco la morale, utilizzando lo scudo del presidente della Repubblica Mattarella. “La nuova legge sui subappaltanti è un regalo enorme alla mafia”. Conclusione della Bindi: “Il governo non vuole l’Italia con le carte in regola, aprono i varchi alle mafie, con una forma di collaborazione”. Assist per Saviano che si dichiara disgustato dal post di Fratelli d’Italia. “Non è un partito, ma una banda. Questo post è uno schifo. Ricordare l’impegno di Giovanni Falcone in questo modo? Dicendo: “Loro sono morti e quindi eroi, lui è vivo e quindi un mentitore”? Questa è mentalità mafiosa. Chi racconta il potere criminale, per loro “specula”? Questa è omertà”. E giù attacchi a Fratelli d’Italia elencando tre casi in cui il partito è stato coinvolto in indagini sulla criminalità organizzata. “In quale democrazia un partito può commemorare bersagliando? Ma lo ripeto: Fratelli d’Italia non è un partito. È una banda. E come una banda agisce: bersaglia, insinua, intimidisce”.

Alfredo Antoniozzi di Fratelli d’Italia replica duramente alla sbandata dello scrittore napoletano. “Roberto Saviano definisce ‘banda’ una grande comunità politica che rappresenta la maggioranza relativa degli italiani. È un’offesa che non ci coglie personalmente ma che pesa su milioni di cittadini che votano Fdi. Saviano cita casi isolati di malcostume. Anche qui sbaglia. Nessun partito, nessun grande partito può essere immune da fatti del tutto isolati. Forse il Pd non ha avuto casi di persone coinvolte in questioni antimafia? Ma nessuno di noi si sognerebbe di fare di tutta l’erba un fascio”.

“Siamo qui a Caivano, un tempo luogo di degrado e oggi simbolo dell’impegno dello Stato per restituire ai cittadini, alla comunità tutta, uno spazio e una prospettiva di vita migliori”. Così il presidente della commissione Giustizia della Camera, Ciro Maschio. “Da una parte il duro contrasto alla mafia e a ogni forma di criminalità organizzata, dall’altro il sostegno alle comunità più degradate e abbandonate affinché abbiano gli strumenti per il riscatto sociale. Caivano è il primo passo ma porteremo questo modello in tutta Italia”. Il sottosegretario alle infrastrutture Antonio Iannone ha detto che Caivano è il simbolo delle periferie italiane. “Di ciò che prima del governo Meloni lo Stato non ha fatto contro mafia e camorra con i governi di centro-sinistra radical chic che per troppo tempo hanno fatto finta di non vedere. Oggi abbiamo l’onore di avere qui metà del governo, i vertici di Fratelli d’Italia e i vertici delle istituzioni e dell’antimafia per lanciare un messaggio chiaro: non esistono zone franche. Il lavoro fatto in questa metà della legislatura dimostra che è possibile scrivere una nuova storia”.

«Il governo Meloni ha difeso il 41bis mentre qualcuno della sinistra preferiva andare a trovare i mafiosi in carcere». A dirlo è Arianna Meloni, capo della segreteria politica di Fratelli d’Italia e sorella della premier, argomentando con parole molto simili a quelle che fecero esplodere il caso Donzelli-Delmastro su Alfredo Cospito, in carcere per scontare una pena di 23 anni per attentato. Di più: quasi a voler rintuzzare anche le recentissime polemiche per il post di FdI contro Roberto Saviano, Arianna ha poi ricordato che lei e la sorella decisero di impegnarsi in politica subito dopo «l’uccisione dei giudici Falcone e Borsellino. In quel momento decidemmo di lavorare per cambiare le cose, di costruire un mondo basato sulla legalità. Falcone e Borsellino volevano consegnare la Sicilia ai siciliani, hanno quindi scelto la comunità e le persone e questi insegnamenti ce li siamo portati dietro. Poi giunti al governo, dove nessuno pensava saremmo mai arrivati, abbiamo continuato a lottare concretamente contro la mafia, ad inasprire le pene per i mafiosi».

Solo violenza, da raccontare, filmare e poi vendere, a beneficio di chi incassa i diritti. Napoli si ribella all’ennesima fiction di “Gomorra” e i cittadini e i ristoratori dei Quartieri Spagnoli “cacciano” le telecamere arrivate per girare le scene della prossima serie ricavata dal libro di Roberto Saviano, “Gomorra – Le Origini”, iniziate da alcune settimane prima a San Giovanni a Teduccio e poi a Torre Annunziata, riprese poi approdate nel centro storico di Napoli.

La rivolta dei Quartieri Spagnoli contro “Gomorra” di Saviano

In piazza, la rivolta è guidata da Ciro Bossis, gestore della seguitissima pagina facebook “Figli del sud Popolo sovrano” che ha fatto affiggere due striscioni all’ingresso dei Quartieri Spagnoli con le scritte: “Ciak si gira, sempre Napoli di mira” e poi “Speculative riprese, imperdonabili offese”. Nel video Bossis parla chiaro: “Noi qua non vi vogliamo, ci abbiamo impiegato tanti anni per portare un po di cultura in questa zona. Jatevenne. I casting sono ammessi per i ragazzi dai 15 ai 18 anni. I ragazzi devono andare a scuola non fare i casting per Gomorra. Caro Saviano vai a guadagnare i tuoi soldi da un’altra parte. Invitiamo a tutte le mamme di Napoli di scendere in piazza contro questa malsana cultura di malavita. A noi la malavita non ci appartiene”. Tante le adesioni, anche sul web, per la rivolta dei Quartieri Spagnoli contro “Gomorra”. La nuova serie è una produzione di Sky Studios e Cattleya: l’ambientazione è negli anni ’70, per raccontare la nascita e l’ascesa del boss don Pietro Savastano.

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