Romano Prodi ha risposto alle domande che il direttore de La Stampa gli porgeva, ma il suo bersaglio sono stati i suoi allievi. Romano, 86 anni, boccia i suoi nipotini politici e lo fa senza neanche rimandarli a settembre.
«La sinistra non si occupa più dei problemi della gente»: ora lo ammette perfino l’ex presidente del Consiglio nel corso dell’incontro “Le crisi mondiali e l’Europa, intervista-dialogo tra Andrea Malaguti e Romano Prodi” a Torino. Il Professore fa capire di essere preoccupato. E che alle prossime elezioni «non so chi vince, non so cosa faranno Conte e Schlein, non capisco più. Io sono solo un riformista, un libero pensatore. Non solo mica il Pd».
Quanto ai referendum, per Prodi «non si capivano le domande» ed è stato «un miracolo che abbiano votato 14 milioni di persone». Con l’ex presidente della Commissione Ue la conversazione spazia da Donald Trump alle decisioni all’unanimità: «Non decide più la Commissione, ma il Consiglio, e serve l’unanimità: così non si decide neanche in una riunione di condominio. Ecco cos’è diventata l’Europa: un condominio dove si deve votare all’unanimità. E il signor Orban ha bloccato tutto, proprio grazie a questo».
Al «cosa direbbe se fosse Meloni alla Casa Bianca», Prodi risponde: «Non sono la signora Meloni, ma al posto suo cercherei di rafforzare l’Europa, ma lei non fa neanche conferenze stampa, non spiega: ne fa più Putin!». Prodi che monitora le conferenze stampa del Cremlino e le mette in parallelo con quelle di Palazzo Chigi non è la solita perla riservata dall’intervista. Non mancano attacchi al ricco capitalismo americano, con tanto di sprezzanti commenti nei confronti del matrimonio di Jeff Bezos a Venezia. «Una follia. Se si spendono addirittura trenta milioni per un matrimonio vuol dire che l’umanità è marcia dentro. Detto questo, è meglio che li spenda a Venezia piuttosto che a Las Vegas». E, poi, ovviamente non sono mancati attacchi al presidente repubblicano.
«Non si può dipendere in tutto dagli americani. Trump è un cinico autoritario – dice ancora Prodi – per il quale il diritto non vale più. Ma ha preso l’animo degli americani. Il più grande paese democratico del mondo ha come presidente uno che ha altri valori di riferimento». Prodi preferisce quelli incarnati dal regime di Pechino…
Il congresso provinciale del Pd di Cosenza finisce in tribunale e in una farsa. Dopo la denuncia di brogli da parte della mozione di Pino Le Fosse nei confronti di Matteo Lettieri, entrambe le fazioni hanno annunciato la vittoria. Un insuccesso per Elly Schlein.
Le operazioni di voto si sono concluse e bisognava eleggere i sessanta delegati che, successivamente, eleggeranno il nuovo segretario provinciale. Ma lo scontro, durissimo, ha assunto i toni della farsa quando entrambi gli schieramenti hanno annunciato la vittoria. Alle 19 di domenica 29 giugno il coordinamento per Le Fosse dichiarava di ” avere eletto 33 delegati su sessanta”. Il sindaco di Mormanno, Paolo Pappaterra, faceva il medesimo annuncio sui social: “Abbiamo vinto, Matteo Lettieri è il nuovo segretario provinciale del Pd: non ci hanno visti arrivare”. Insomma, un giallo che preannuncia ricorsi e contro ricorsi.
Euro-figuraccia del Pd, Schlein esce con le ossa rotte dal voto: metà partito le volta le spalle
Le accuse e le denunce di brogli
Dopo le denunce di irregolarità con tanto di preannuncio di denuncia alla procura, lo scontro è diventato ancora più caldo. Giuseppe Ciacco, consigliere comunale di Cosenza, e Pino Capalbo, sindaco di Acri, della componente Le Fosse, hanno parlato di, “violazioni al regolamento”, ribadendo il ricorso agli organismi nazionali e alla magistratura. La presidente della commissione del congresso, Giovanna Oliverio, è stata costretta ad intervenire, dicendo che, “nessuno dei due candidati è legittimato a dare risultati finali”.
Mentre il segretario regionale Nicola Irto osserva tutto in religioso silenzio è presumibile che Elly Schlein dovrà occuparsi di questa vicenda. Chiunque perderà farà ricorso alla commissione nazionale e certo non è un bel vedere assistere a uno scontro che arriva addirittura in tribunale. Mentre i socialisti vincono le elezioni amministrative e si riorganizzano, in Calabria il Pd assiste a una diatriba interna. Con l’ipotesi non impossibile che Roma annulli tutto e mandi un commissario.
FdI vola nella Supermedia dei sondaggi. Per Schlein è un’altra doccia fredda: il Pd perde più di tutti.
Fosse che fosse che ha ragione nonno Prodi che boccia, senza possibilità di ricorso i suoi allievi, prima di tutti la Schlein…