Roma, ex patron Malagrotta in aula: “Città è discarica a cielo aperto”

“È sotto gli occhi di tutti che Roma, come la stampa italiana ed estera da anni impietosamente ci ricorda, è divenuta una discarica a cielo aperto e l’Ama è prossima alla Caporetto”. Così l’ex patron di Malagrotta Manlio Cerroni parla davanti ai giudici nel processo che lo vede imputato associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti.”Nonostante tutto io ho cercato in tutti i modi di proporre alle autorità soluzioni al degrado per tenere Roma pulita”, prosegue Cerroni nelle dichiarazioni spontanee rese oggi nell’aula Occorsio di piazzale Clodio.”Sono sconvolto – dice ripensando al sequestro dei conti correnti cui è stato sottoposto nel luglio scorso – e la mia mente e il mio spirito sono travagliati da cattivi pensieri di ribellione e di proteste clamorose per fare prendere coscienza ai più alti livelli del misfatto compiuto e dei tanti danni arrecati…non solo a me”, conclude.

La procura di Roma ha chiesto la condanna a 6 anni di carcere Cerroni, nel processo che lo vede imputato insieme ad altre sei persone per anni di malagestione del ciclo dei rifiuti nella capitale. “Le infiltrazioni del gruppo gestito da Manlio Cerroni arrivavano ovunque. Lui determinava l’emergenza rifiuti e lui si proponeva come unica soluzione ad essa”, ha sottolineato durante la requisitoria del marzo scorso il pm Alberto Galanti.”Siamo in presenza di un sistema che sta con un piede in mezzo al 416 bis – ha aggiunto -. Nel quale omertà, controllo di territorio e istituzioni erano funzionali a mantenere il potere del gruppo”.Il processo davanti alla prima sezione penale, vede imputati anche l’ex presidente della Regione Bruno Landi e stretto collaboratore di Cerroni (per il quale il pm Alberto Galanti chiede 5 anni di carcere), Francesco Rando, amministratore di diverse imprese riconducibili a Cerroni (chiesti 5 anni di carcere), il suo socio Piero Giovi (chiesta assoluzione) e Giuseppe Sicignano, supervisore del gruppo per l’area di Albano Laziale presso la Pontina Ambiente (chiesta condanna a 4 anni), Luca Fegatelli, ex capo Dipartimento della Regione Lazio(chiesti 2 anni di carcere), Raniero De Filippis, fino al 2010 responsabile del Dipartimento del Territorio (chiesti 2 anni di carcere).

L’accusa parla di impianti che funzionavano tanto male da costringere i responsabili a chiedere carichi di rifiuti lavorati all’esterno quando dovevano dimostrare il corretto utilizzo degli stessi.E ancora: “Pressing continuo e fortissimo nei confronti della Regione”. Cerroni, secondo la procura, aveva a servizio forze dell’ordine che lo avvisavano dei controlli negli impianti. E il gruppo, metteva a bilancio ogni anno, centinaia di migliaia di euro in regalie per tutti i funzionari e i politici ‘amici’ che permettevano di mantenere congelato lo status quo della spazzatura capitolina, vera miniera d’oro per l’imprenditore di Pisoniano.”La logica sulla quale si reggeva il sistema era l’emergenza continua – spiega ancora Galanti -. Questo comportava grandi profitti per chi trattava i rifiuti e grandi danni per l’ambiente. Non si differenziava, e in discarica di fatto andava l’80 per cento del rifiuto tal quale, come avveniva negli anni Sessanta”.

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