Carlo Calenda comunque non intende sfilarsi: ‘Non mi ritiro anche se si candidassero Zingaretti, Gualtieri, Sassoli, Gentiloni, Letta, Madia, Conte, separati o tutti insieme. Unico caso di forza maggiore, Totti. E non escludo che il Pd glielo vada a chiedere. Sono per un accordo, ma delle primarie non mi fido più’. Nella capitale le Comunali sono lontane 6 mesi, ma nel centrosinistra si profila una corsa a due. Gualtieri o Zingaretti da una parte. Dall’altra il leader di Azione che pure ha un certo numero di estimatori proprio tra i dem, dal sindaco di Bergamo Giorgio Gori alla vicesegretaria Irene Tinagli: un corteggiamento che ha l’obiettivo di mantenere Calenda nel perimetro di una coalizione che, per ora, almeno nella capitale, esclude i 5 Stelle.
Per avere qualche certezza in più si dovrà attendere almeno un’altra settimana. Poi il dossier Roma verrà finalmente scongelato dal segretario Enrico Letta. Al Nazareno l’obiettivo è riconquistare il Campidoglio perso dopo la sfiducia all’ex sindaco Ignazio Marino e consegnato alla grillina Virginia Raggi.
L’ultimo sondaggio rincuora i dem: sia Zingaretti sia Gualtieri garantirebbero la vittoria. Se scendesse in campo il primo, probabilmente non ci sarebbe nemmeno bisogno di passare per le primarie (data ipotetica domenica 13 giugno). Ma il governatore del Lazio ha più di un motivo per sfilarsi: c’è il rischio di consegnare al centrodestra la Regione in cui è stata appena varata la giunta Pd-5S e in più va vagliata l’opportunità di lasciare la poltrona di governatore nel pieno della lotta al coronavirus.
Allora resta Roberto Gualtieri, in attesa da giorni di una benedizione da Letta che, però, tarda ad arrivare.
Per quanto riguarda Raggi, la sindaca non si ritirerà e l’ipotesi di toglierle il simbolo non pare più nell’orizzonte 5S. La prima cittadina è una delle politiche grilline più seguite sui social e poi c’è il rischio di vederla correre contro l’alleanza pentadem, con una propria Civica. Oppure, ipotesi che inquieta il Movimento, farla diventare la miccia per l’esordio nella capitale di un nuovo partito guidato da Alessandro Di Battista e Davide Casaleggio. –