Robin Tax dei petrolieri pagata dai consumatori, Autority si infuria

Si tratterebbe di una violazione di legge quella a cui stiamo assistendo da qualche tempo: la tassa del gas e della luce, infatti, sarebbe  scaricata sui clienti. Molte imprese energetiche avrebbero addebitato la Robin (Hood) Tax ai consumatori nelle bollette, benzina e gasolio. L’Authority per l’energia si è scagliata contro i gestori. È quanto emerge dal Rapporto dell’Autorità per l’energia che segnala 199 casi, per un totale di circa 1,6 miliardi di incremento dei margini dovuti all’effetto prezzo e tali da costituire una possibile violazione del divieto di traslazione.  L’Autorità è tenuta per legge a svolgere l’attività di vigilanza in merito alla cosiddetta Robin Tax, vale a dire l’addizionale Ires imposta alle imprese energetiche nel giugno del 2008, che non può essere traslata sui consumatori, e quindi né in bolletta né, per esempio, sulla benzina e il gasolio. La legge vieta infatti esplicitamente alle imprese “di trasferire l’onere della maggiorazione d’imposta sui prezzi al consumo” a affida proprio all’Autorità per l’energia elettrica e il gas il compito di vigilare «sulla puntuale osservanza della disposizione”.

Nella manovra di agosto è stato stabilito un aumento della Robin Tax. In pratica il Governo inasprisce la tassa per le società del settore energetico, anche se per i tecnici del Senato il gettito è tutto da verificare.  La cosiddetta “Robin Tax” è una maggiorazione dell’aliquota IRES introdotta nel 2008 dal Ministro dell’Economia Giulio Tremonti quale misura etica per tassare gli enormi profitti dei petrolieri e degli speculatori accusati dei prezzi record del petrolio e della benzina raggiunti nel corso di quell’anno, con lo scopo di utilizzarli come forma di sostegno alle persone bisognose attraverso la “Social card”, nota anche come “carta acquisti”. In pratica, questa nuova tassa consiste in un prelievo una tantum sugli utili che i petrolieri, le banche e le assicurazioni hanno guadagnato dall’aumento del costo del petrolio con la speculazione sui prezzi delle scorte petrolifere. In particolare, con questo tipo di tassa, gli operatori sono obbligati a far emergere, nella gestione contabile delle scorte petrolifere, la plusvalenza, ovvero il guadagno realizzato dato dalla differenza tra il prezzo delle scorte di petrolio comprate e accantonate a prezzi più bassi e il prezzo di quelle poi vendute a valore di mercato cresciuto.

 

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