Riunione a Palazzo Chigi. Manovra oggi alle Camere

Il premier Giuseppe Conte, subito dopo essere rientrato dalla visita lampo a Delhi, ha riunito a Palazzo Chigi i ministri Giovanni Tria, Riccardo Fraccaro e Danilo Toninelli. L’incontro è convocato, spiegano fonti della presidenza del Consiglio, per le ultime limature alla manovra. Oggi il testo approderà in Parlamento.

Non è escluso che l’incontro sia stato anche l’occasione per discutere dei rapporti con Bruxelles e della risposta che l’Esecutivo è chiamato a dare all’Ue entro il 13 novembre. Ufficialmente la linea non cambia: ‘Non rivediamo alcunché, il 2,4% è quello è una manovra che non abbiamo improvvisato, ma abbiamo detto che è un tetto massimo’. Stare sotto questa asticella non è però cosa facile ma certo diluire le misure principali, come la riforma della legge Fornero sulle pensioni e il reddito di cittadinanza potrebbe essere una delle vie d’uscita. Luigi Di Maio, alle prese con i malumori della propria base in questi giorni per la marcia indietro sulla Tap ma anche per le misure contenute nel decreto legge sicurezza, assicura però che il ‘cronoprogramma’ è chiaro: le due misure bandiere del governo giallo-verde saranno oggetto di decreto subito dopo la legge di bilancio o prima della fine dell’anno. Se a inizio settimana M5S-Lega guardando i mercati hanno tirato un mezzo sospiro di sollievo, gli ultimi dati Istat fotografano un Paese che dopo tre anni smette di crescere e rendono più difficile, secondo gli analisti, immaginare di centrare gli obiettivi di finanza pubblica che fissano il Pil nel 2018 all’1,2 e nel 2019 lo fanno salire all’1,5%. Ma non per il governo. Il premier Giuseppe Conte, ma anche i due vicepremier, derubricano la notizia sostenendo che fosse attesa: ‘Lo avevamo previsto  proprio per questo faremo una manovra espansiva’. E scaricano la responsabilità sul passato e sugli avversari. Per Luigi Di Maio il risultato del 2018 dipende dalla manovra approvata a dicembre 2017, che è targata Partito Democratico. Idem Matteo Salvini: il rallentamento è da imputare ai predecessori, troppo ‘ubbidienti’ nei confronti di Bruxelles. Ragione in più, continua, per tirare avanti diritti come un treno sulla manovra.

In realtà il Mef ha ricevuto una nuova lettera dalla Commissione europea, che porta la data del 29 ottobre, in cui si chiede di fornire una relazione sui cosiddetti ‘fattori rilevanti’ che possano giustificare un andamento del rapporto Debito/PIL con una riduzione meno marcata di quella richiesta.   Lettera analoga era stata inviata, si ricorda, anche negli anni passati.

‘L’ampia espansione di bilancio prevista per il 2019 è in netto contrasto con l’aggiustamento di bilancio raccomandato dal Consiglio’, ricorda la Commissione Ue nella lettera inviata all’Italia. Questa traiettoria di bilancio, unita ai rischi al ribasso per la crescita del Pil nominale – si legge nella lettera – sarà incompatibile con la necessità di ridurre in maniera risoluta il rapporto debito/PIL dell’Italia.

Al fine di consentire alla Commissione europea di riflettere appieno nella sua relazione il contributo dell’Italia sui fattori significativi, gradirei ricevere la sua risposta entro il 13 novembre 2018 al più tardi, scrive il direttore generale della direzione Affari economici e finanziari, Marco Buti, nella lettera all’Italia in cui si chiedono chiarimenti sull’andamento del debito. La questione dei tempi torna due volte nella nuova lettera Ue all’Italia, dove la Commissione anche all’inizio sottolinea di aver chiesto all’Italia di presentare un progetto riveduto di Dpb il prima possibile e in ogni caso entro tre settimane dalla data del parere.

 

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