Riforme tra Renzi, Berlusconi e minoranza Pd

“Ci siamo. Domani andiamo alla Camera con il voto finale della seconda lettura. Puntiamo al referendum finale perché per noi decidono i cittadini, con buona pace di chi ci accusa di atteggiamento autoritario”. Così il premier Matteo Renzi nella sua Enews. “Il popolo, nessun altro, dirà se i parlamentari hanno fatto un buon lavoro o no”. Il Paese si sta rimettendo in moto. L’Italia sta davvero cambiando verso, passando dal meno degli ultimi anni al più, ma proprio per questo adesso dobbiamo intensificare gli sforzi. Tutta la fatica di quest’anno rischia di essere vana se adesso non acceleriamo. Guai dunque a sedersi. Secondo Renzi è probabile che nel primo trimestre il Pil torni positivo: “Mutui e compravendita di auto crescono a doppia cifra. Mercato immobiliare, consumi, indice di fiducia delle famiglie e delle imprese tornano al segno più dopo anni. Nel primo trimestre è probabile che il Pil torni positivo dopo decine di rilevazioni negative. Tutto questo deriva dalla solidità delle nostre riforme”. Dal suo canto Silvio Berlusconi è di avviso diverso, ed annuncia che domani voterà contro la riforma: “Diremo no all’arroganza e alla prepotenza di un Pd che non è Stato capace di cambiare il Paese. Speravamo con Renzi di chiudere vent’anni di guerra strisciante. Abbiamo imparato a nostre spese che il partito viene prima del Paese, che i cambiamenti servivano solo a privilegiare una parte politica. Non siamo stati noi a tradire”. Domani ci sono in Parlamento le riforme di Renzi e se FI vota contro, come normale, poi ragioniamo fra opposizioni, afferma il segretario della Lega, Matteo Salvini, che sui rapporti con Berlusconi dice: “Basta condividere il progetto di Italia futura e di Europa, poi non imponiamo niente a nessuno”. E’ auspicabile che le riforme vengano condivise nel modo più ampio possibile. Però poi si deve arrivare al voto perché è ciò che dà al Parlamento la sua centralità: la capacità non solo di discutere ma anche di decidere. In democrazia contano i numeri: su tutto, senza eccezioni, è, invece, il punto di vista della presidente della Camera Laura Boldrini. dopo l’annunciato no di Fi. Berlusconi, in apparenza, dice no ad i narcisismi ed agli individualismi, ma in realtà teme l’irrilevanza della sua parte politica, ovvero i moderati. L’ex Cavaliere è molto attento alla crescita nei sondaggi di Matteo Salvini e punta alla riunione del centrodestra. “La nostra coalizione può candidarsi a guidare il Paese. Un Paese che sta peggio sul piano economico e democratico, dove debito pubblico e spesa pubblica sono aumentati”. E poi, riferendosi alle prossime elezioni regionali in Puglia, ha affermato che “sono una ripartenza e un’occasione di rinnovamento anche per Forza Italia. 
A palazzo Chigi oggi c’è un governo presieduto dal segretario di un partito mai eletto dagli italiani – ha aggiunto il leader azzurro -. E’ lì con i voti con cui è diventato sindaco di Firenze. Ha promesso tanto e realizzato molto poco”.
Lorenzo Guerini, vicesegretario e portavoce del Partito Democratico ritiene che
la chiusura sulle riforme di Berlusconi è un errore politico: “Alle prese con una divisione sempre più aspra nel suo campo e con la minaccia di Salvini, Berlusconi prova a brandire il drappo di un’unità che è solo apparente e impossibile e si trincera dietro la paura di una leadership in difficoltà”. Matteo Renzi invece snobba il “no” di Silvio Berlusconi e rilancia su ddl costituzionale e legge elettorale: “Puntiamo al referendum finale perché per noi decidono i cittadini, con buona pace di chi ci accusa di atteggiamento autoritario”.  Il premier blinda anche la riforma elettorale per provare a stoppare sul nascere anche le iniziative della minoranza Pd: “Certezza del vincitore, ballottaggio, garanzia di governabilità, parità di genere, metà preferenze e metà collegi” sono i principi cardine della legge elettorale. Che non cambia.

Cocis

 

 

 

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