Riforme: oggi si entra in una settimana decisiva

Oggi si entra in una settimana decisiva, ci saranno gli interventi, la replica dei relatori e del governo, e poi si vota.Matteo Renzi parlando in Angola sottolinea come le riforme istituzionali siano solo l’inizio di un percorso di cambiamento profondo per il Paese. “Non sono preoccupato, c’è un accordo di maggioranza”, ha spiegato il premier, e non credo che il Paese sia nella mani di una minoranza che vuole fare ostruzionismo. Noi con il sorriso con le labbra ma con una determinazione ferrea andiamo avanti. Se qualcuno con l’ostruzionismo vuole mettere il sasso sui binari, noi con pazienza togliamo il sasso e’ andiamo avanti. I Cinque Stelle, per converso, pongono sei punti ai quali si chiede una risposta di Matteo Renzi. Torneremo al tavolo non appena avrete risposto ai nostri 6 punti. Fate presto. Le riforme, come voi dite da sempre, non possono più aspettare.   Così, con un post sul blog di Beppe Grillo, il M5S riapre al Pd il dialogo sulla legge elettorale. Questi i sei punti sul quale il Movimento, nel post pubblicato, invita Renzi ad una “risposta per iscritto” come conditio sine qua non per la riapertura del tavolo sulla legge elettorale. “1. La questione del doppio turno: il doppio turno, in sé manipolatorio della volontà dell’elettorato, diventa un ulteriore elemento distorsivo, che aggrava la situazione. Infatti, può accadere che il ballottaggio venga vinto da chi era arrivato secondo nel primo turno, magari con percentuali molto basse, come in molti comuni, dove ha vinto il ballottaggio un candidato che aveva ottenuto solo il 18-19% dei voti al primo turno e si è visto attribuire il 60% dei seggi, cioè più del triplo della sua quota elettorale. Questo può essere accettabile per elezioni amministrative ma non per elezioni politiche, dove il principio di rappresentatività deve essere ben più rigido per le ben diverse attribuzioni di potere dell’organo eletto. 2. Il M5S è disponibile ad accettare un premio di maggioranza in quota fissa (il 15% pari a 94-95 seggi) oppure un premio finale che assicuri la maggioranza assoluta al vincitore, ma a condizione che si stabilisca una soglia minima per poterlo ottenere, cioè che il partito vincente abbia ottenuto almeno il 35% dei voti al primo turno. 3. L’entità del premio e le garanzie costituzionali: strettamente in relazione all’entità del premio sono anche tre questioni molto delicate: la maggioranza qualificata con la quale si può modificare la Costituzione senza referendum popolare, l’elezione del Presidente della Repubblica e dei giudici costituzionali. Il premio di maggioranza è accettabile solo se accompagnato a diversi meccanismi di garanzia costituzionale come rivedere la titolarità del potere di elezione dei giudici costituzionali o le maggioranze richieste, altrettanto per il Presidente della repubblica e per il processo di revisione costituzionale. 4. Le preferenze: sin dalla sua fondazione il M5S ritiene qualificante il ritorno all’elezione dei deputati attraverso il metodo delle preferenze che è ritenuto qualificante anche dalla sentenza della Corte Costituzionale. Si è fatta presente l’esigenza di evitare la degenerazione del voto di preferenza in senso clientelare ed il M5S si è fatto carico di tale preoccupazione indicando un possibile rimedio nel sistema del voto disgiunto fra voto di lista e voto di preferenza. 5. Coalizioni e clausole di sbarramento: il M5S ha segnalato l’opportunità di assegnare l’eventuale premio di maggioranza al singolo partito e non alle coalizioni. Ma perché questa misura sia efficace, occorre completarlo eliminando le soglie di sbarramento o, ridurle a valori minimi (l’1%) perché diversamente, quello che è uscito dalla porta rientrerebbe dalla finestra. 6. Soglie di sbarramento ed effetto di sommatoria: le soglie di sbarramento diventano un modo surrettizio per accrescere il premio di maggioranza, infatti, anche fissando al 2% la soglia, se ci fossero 7-8 partiti che ottenessero in media l’1,5%, questo vorrebbe dire che ci sarebbe un 10-12% di seggi non assegnati che andrebbe ai partiti maggiori ed, in primo luogo, al partito vincitore, il cui bottino elettorale si accrescerebbe di un buon 5-6% avvicinandosi pericolosamente alla sogli per la revisione costituzionale. Per di più lo sbarramento non avrebbe alcun effetto ai fini della governabilità, in presenza di un sistema che già garantisce una maggioranza di governo. Ed, infine, questo aumenterebbe la disrappresentatività del sistema che più facilmente andrebbe incontro ad una bocciatura da parte della Corte. In merito il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi afferma che non vede grandi margini di trattativa sulle modifiche richieste, visto che è stato fatto un lavoro molto approfondito di tre mesi. E chiede di accelerare l’iter perché ci sono tecniche procedurali nelle modalità di voto degli emendamenti per rendere più rapidi i tempi anche senza arrivare al contingentamento. Speriamo di chiudere le votazioni sulla riforma del Senato qualche giorno prima del 10 agosto. Riguardo l’immunità ed al toglierla lasciando solo l’insindacabilità sulle opinioni espresse dei senatori era la soluzione del testo base del governo. Poi abbiamo ritenuto fosse un argomento ragionevole la tesi secondo cui il Senato debba per forza avere lo stesso tipo di garanzie che hanno i deputati. Il ministro poi si sofferma sui Cinque Stelle ed il loro modus operativo: “Ogni giorno hanno una idea diversa. Hanno due linee opposte, frutto del risultato delle europee, ma noi non possiamo passare il tempo a mediare tra le loro correnti”. Respinge poi la tesi secondo cui il governo prema sulla legge elettorale per votare a marzo: “Falso”.

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