Rifiuti Roma: ‘Cantone apre un’istruttoria sugli appalti dell’Ama’

L’Anac, Autorità nazionale anticorruzione,   ha aperto una istruttoria sull’Ama in relazione alla gestione rifiuti a Roma. Prima di tutto l’Anac raccoglierà tutti i documenti necessari a ricostruire l’iter degli appalti e l’affidamento dei servizi. Sarà necessaria, ovviamente, la collaborazione dell’amministrazione di Roma. La Commissione capitolina per l’Ambiente ha dato parere favorevole alla scelta di Alessandro Solidoro, presidente dell’ordine dei commercialisti di Milano, alla guida dell’Ama, la municipalizzata dei rifiuti di Roma, dopo  le dimissioni di Daniele Fortini.  La situazione reale, e lo stato di fatto, dei rifiuti a Roma era diventata insostenibile. Era impossibile non vedere che l’Ama riusciva perfino a pagare chi si prendeva la carta. Tonnellate di carta, al modico prezzo unitario di 21 euro. Motivo di questo paradossale rapporto commerciale contro natura? La carta presa dai cassonetti della differenziata va pulita e questo ha un costo. Che pagava l’Ama senza battere ciglio, accollandosi pure quello per smaltire gli scarti che  tornavano indietro. E il valore della carta? Strano, nessuno si era accorto che la carta avesse un valore. Finché non hanno fatto una gara seria, e adesso anziché regalare quattro milioni l’anno ai privati l’Ama ne incassa tre. Differenza: più sette milioni. Le cooperative di Mafia Capitale ingoiavano 900 euro per ogni tonnellata di plastica consegnata all’Ama: ora, dopo lo scandalo e la gara che ne è seguita, il costo è sceso a 274 euro. Inoltre, i cassonetti della municipalizzata romana dei rifiuti sono presi in affitto. Non uno: ventottomila. Con un contratto di 5 anni del valore di 10 milioni l’anno. Trenta euro al mese l’uno. La verità è che l’Ama è stata una formidabile gallina dalle uova d’oro. Fra il 2008 e il 2010, gli anni di Parentopoli e dell’esperto di razze equine Franco Panzironi, factotum della fondazione di Gianni Alemanno e travolto da Mafia Capitale insieme al direttore generale dell’azienda Giovanni Fiscon, l’Ama assunse, dicono i bilanci, 1.518 persone. Comprese le 41 poi licenziate dal successore di Fiscon, Alessandro Filippi, in seguito appunto dell’inchiesta su quelle assunzioni: fra le quali anche una strettissima collaboratrice del medesimo Panzironi intestataria della società di cui era presidente l’attuale sindaca Virginia Raggi. Uno sgarbo che Filippi ha pagato con il posto, nonostante il Campidoglio fosse già in mano al commissario straordinario Francesco Paolo Tronca.  Ci sono dei responsabili, ovvio. In testa a tutti i politici che si sono alternati alla guida della città. Mostrandosi incapaci di concepire un disegno strategico serio e che trovavano  molto più facile affidarsi a una persona, Manlio Cerroni che a ogni sindaco diceva la stessa cosa: ‘Lei ha già tanti problemi, lasci che uno glielo risolva io’. Cerroni,  oggi novantenne, lo risolveva buttando tutto a Malagrotta, una buca immensa di 250 ettari, e a prezzi che sembravano scontati.  I politici non si rendevano conto che in quel modo, con una discarica enorme che prima o poi si sarebbe esaurita, al cospetto di norme europee sempre più stringenti e senza impianti sufficienti a fronteggiare il problema, un cappio si sarebbe stretto inesorabilmente intorno al collo della città intera. E che il costo più basso d’Italia per smaltire i rifiuti si sarebbe tramutato nel prezzo più alto da pagare per i romani.  Nel territorio di Roma si smaltisce oggi poco più di un terzo delle 4.700 tonnellate d’immondizia prodotta al giorno, contro il 98 per cento delle altre metropoli europee. Un confronto che spiega perché nella capitale più sporca del continente si pagano le tariffe più alte. Ogni giorno 180 tir carichi di spazzatura romana invadono le strade italiane. Portano 230 mila tonnellate l’anno di rifiuti umidi della raccolta differenziata in Friuli Venezia Giulia. Portano le frazioni organiche stabilizzate che escono dai quattro impianti del cosiddetto Trattamento meccanico biologico, due dell’Ama e due di Cerroni ma tutti costruiti dall’industria di Cerroni, alle discariche in Puglia, Emilia-Romagna, Lombardia e Marche. E viaggiano, carichi da spazzatura da lavorare o solo da bruciare fra Latina, Colleferro, Frosinone e Avezzano, fino agli impianti emiliani e lombardi. Mentre qualcuno prende le strade bulgare, rumene o portoghesi. I costi, immensi.  ‘L’Ama di fatto è già fallita, con 600 milioni di euro buco e questa è la motivazione per prendere una persona esperta di aziende in crisi. I romani, infatti, ci hanno voluto qui per risanarla, e il curriculum unico che vi è stato sottoposto è dovuto all’efficienza del M5S nel rispondere all’esigenza dei cittadini’, afferma Daniele Diaco (M5S) presidente della commissione Ambiente di Roma, che  ha dato parere favorevole a  Alessandro Solidoro, come amministratore unico di Ama.  ‘Mi danno molto fastidio i rifiuti e i topi per strada, vederli in una città come Roma è veramente una sconfitta’, dice  il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Graziano Delrio, durante la trasmissione Agorà, ricordando che da sindaco di Reggio Emilia aveva affrontato questo problema portando la raccolta differenziata in maniera significativa a livelli alti, e che non si può dire, come forse ha fatto l’assessora all’ambiente al Comune di Roma, Paola Muraro, che in due giorni si risolve il problema dei rifiuti perché è dire bugie, serve un lavoro serio, dall’educazione dei cittadini alla raccolta differenziata alla buona organizzazione azienda che attualmente non c’è. E sul possibile conflitto di interessi fra Muraro e l’Ama, Delrio ha aggiunto: ‘Constato da cittadino che se ha fatto la consulente per 12 anni nell’azienda non è estranea a questa storia dei rifiuti di Roma, poi dopo deciderà il sindaco se è in grado o no di fare l’assessore, io non interferisco’.

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